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 2012  luglio 22 Domenica calendario

SE LA «FOLLIA» DI BERLUSCONI FA IMPAZZIRE GLI ANTI- CAV




Il ceto dominante di questo Paese è pazzo. Nel senso che è affetto da una grave forma di nevro­si. Dopo tanti anni, tanti esperimenti terapeuti­ci, tante osservazioni cliniche, tante analisi e ri­cognizioni psichiatriche, sono arrivato a una conclu­sione: la «sindrome da Berlusconi» non si spiega solo con gli interessi in gioco, con le regole della politica, non è la manifestazione più o meno machiavelli­ca di un aspro conflitto di potere. È una patolo­gia grave del comporta­mento, e sarà il persona­le­medico in camice a di­scernere tra schizofre­nia e paranoia o altre manifestazioni di psico­si. Ma è quello: una de­vianza grave dal corso vitale naturale, una complicazione o complicanza i cui esiti ferocemente antinazionali e antirepubblica­ni­possono essere davvero letti e compresi solo da eto­logi, analisti del comportamento animale allo stato puro, o psichiatri. Ho sempre detto che Berlusconi era un matto prestato dal destino cinico e baro ai libe­rali italiani, quella genia al Barolo che non aveva mai combinato alcunché ed è stata spiazzata e sostituita dal populismo democratico di un outsider
assoluto. Ma il Cav è un matto per metafora, questi sono matti davvero.
Il cielo finanziario mondiale ca­de, e questi guardano Berlusconi. Risparmi e investimenti bruciano, e questi guardano Berlusconi. Il si­stema di giustizia è completamente impazzito, magistrati guatemalte­ch­i e toninidipietro fanno il tiro ai co­razzieri, e questi guardano Berlu­sconi. L’opinionepubblicaènelpie­no di uno smarrimento pericoloso per le istituzioni e per la democra­zia, e questi guardano Berlusconi. La fascinazione coatta del ceto do­minante inteso come malato grave è l’ingrediente decisivo,che supera largamente il bisogno di vendere co­pie, di fare carriera tra giustizia e po­litica, di scambiare sul mercato cor­posi interessi economico- finanzia­ri, digiocareliberamenteconunpo­tere considerato come titolo di no­biltà e pegno per gli ottimati costret­ti da vent’anni a rincorrere un im­prenditore milanese dalle maniere inafferrabili. La coazione a ripetere della«sindromedaBerlusconi»por­ta a esiti clinicamente imprevedibi­li, a comportamenti da camicia di forza. Sono filistei che vogliono la morte certificata di Sansone.
Volevano un golpe e invocavano apertamente i carabinieri per cac­ciare il presidente eletto dagli italia­ni ( il professor Asor Rosa). Portava­no un tredicenne a gridare accuse sanguinosecontroilcapodelgover­no eletto a norma di Costituzione dal podio di una manifestazione ta­lebana unica nel suo genere in tutta la cultura e civiltà europea (Gusta­vo Zagrebelsky, Umberto Eco, Bar­bara Spinelli, Carlo De Benedetti: il cast del Palasharp). Per molti anni occuparono giornali e tv con la mo­nomania psicotica dell’uomo delle stragi, della mafia, della trattativa e di non si sa quale altro concorso esterno in male assoluto (tutti i soliti noti, sulla scia dei noti togati). Han­no infine ottenuto un cambio. Berlu­sconi nel novembre scorso ha la­sciatolapresaaungrandeerispetta­to notabile della Repubblica inter­nazionale delle banche, della scien­za economica e dell’imprenditoria di establishment (Mario Monti e i suoi collaboratori del governo tec­nocratico).
Oggi le persone sane si dividono in due categorie: quelli cheloappoggianononostantelaso­spensione delle regole democrati­che elementari, nonostante risulta­tidiscutibili­eallavigiliadiunavvita­mento della crisi da euro senza dife­sa, equellichevorrebberoalpiùpre­sto tornare a governi legittimati, ma senza ricominciare a darsele come prima, nel vecchio reparto psichia­trico del bipolarismo impazzito. Ma il ceto dominante fatto di para­golpisti e talebani che tambureggia l’informazione e la giustizia, i due poteri decisivi del nostro tempo ac­cidioso e malato, non è di questo av­viso.
Uomini e donne affetti dalla nota sindrome vogliono cacciare Monti per indegnità morale, perché è par­te della «colpa comune»degli italia­ni, perché non ha offerto disconti­nuità, cioè vendetta e botte, alla loro ansia di cancellazione, annichili­mento dell’Arcinemico. Scrivono su Repubblica che solo le maggio­ranze popolari contano, che biso­gna al più presto votare con la legge elettorale che c’è, fare maggioran­za, fare ordalia antiberlusconiana, e garantire la stabilità di una caser­ma all’intero Paese, e chi lavora per una transizione che governi davve­ro la crisi, per una dialettica politica autentica, sia esso il presidente del­la Repubblica o chiunque altro, è un traditore e un venduto alla mafia da cui non si accettano nemmeno le co­rone di fiori per i martiri; bollano co­me associazione di loschi amici del Presidente la Consulta, nel momen­to in cui deve decidere sul compor­tamento origliatorio della Procura di Palermo ai danni di una figura giu­diziariamente inviolabile (l’assist è dell’ala destra marciante, il Trava­glio); agiscono con le loro inchieste dedicate al nulla statomafioso per continuare a devastare il diritto e a colpire i generali che arrestarono Ri­ina; cercano di sentenziare per la via breve del giustizialismo, tenen­do sequestrati per mesi di cura car­ceraria preventiva, nella forma del­la tortura, i loro idoli polemici (i Mo­ra, i Daccò, i Simone), per rimuove­re quel che resta di vent’anni di go­verno nella regione che ha i conti più virtuosi d’Italia.Fino a ieri soste­nevano che le maggioranze non contano, che la democrazia libera­le è fatta di pesi e contrappesi, che giù le mani dai giudici costituziona­li eccetera. Ora giù botte maggiorita­rie, e tutto questo va fatto a mezzo in­tercettazioni, e se alla fine ne venga­no travolti principi costituzionali o luoghi super partes come il Quirina­le, chissenefrega. L’importante è la solipsistica e narcisistica sicurezza che il ceto dominante è ancora in grado di fare la parte del Joker trave­stito da Batman: è la strage della ra­gione, come a Denver. Non è infatti ultrapatologico che costituzionali­sti in­ghette e panama teorizzino si­milidottescemenze, contraddicen­do­tutto quanto hanno affermato fi­no a ieri?
Ora vogliono le maggioran­ze di centrosinistra blindate e tele­guidate al posto dell’arma dei cara­binieri. Credetemi, è una nevrosi o una psicosi grave, non è politica. O non solo.