
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi bisognerà parlare di politica estera (un argomento noiosissimo), ma prima vale la pena di riferire questo giudizio di Greg Bagwell, vice capo dell’aviazione inglese a Gioia del Colle: «La loro forza aerea non esiste più come forza combattente. Il loro sistema di difesa integrata e le reti di comando e controllo sono così gravemente degradate che possiamo operare con relativa impunità sulla Libia». Quasi nello stesso momento, il ministro inglese delle forze armate comunicava alla stampa quanto segue: «Non sappiamo quanto durerà. Non sappiamo se porterà a una situazione di stallo. Non sappiamo se le capacità libiche verranno neutralizzate in tempi rapidi. Chiedetemelo tra una settimana». Il quadretto può essere completato dalle ultime dichiarazioni di Gheddafi. Apparso in tv, dopo aver detto «niente mi fa paura, nessun tiranno mi può spaventare, sono inaffondabile, siamo pronti per la battaglia lunga o breve che sia, questa è una coalizione di fascisti che finirà nell’immondizia della storia», ha aggiunto: «Queste bombe mi fanno ridere».
• Beh, sembra Berlusconi. Lo attaccano da tutte le parti, belle ragazze, Fini che lo molla, processi a go go, giornali che strillano quasi ogni giono «a questo punto si deve dimettere» e lui che sta sempre lì.
E magari se si va a votare, vince. In effetti, la coalizione non ha il permesso di mettere truppe a terra. Quindi può bombardare carri armati, distruggere aerei e contraerea, e sperare che Gheddafi, stufo anche di avere i beni congelati all’estero, si dimetta da sé. Ma se dopo aver sparato tutto lo sparabile, lui resta sempre lì? A questo punto toccherebbe ai ribelli, che stanno a terra: arrivare fino a Tripoli, anzi fino alla Bab-al-Aziziya, pigliarlo per il collo e farla finita. Gli aerei francesi, e tutti gli altri, potrebbero sparare sui mercenari di Gheddafi che combattessero contro i rivoltosi? In quel caso sarebbe ancora “missione umanitaria”. Gli americani hanno sempre detto che il compito di Odyssey Dawn non è abbattere il rais, ma impedire massacri di civili.
• Mi pare che questa confusione sia il riflesso del caos che regna al vertice della coalizione.
Proprio così. Sarkozy vuole essere il campione di Odyssey Dawn, perché crede che questo gli porti voti e perché è convinto che così potrà incassare qualche tornaconto importante al momento della spartizione delle spoglie. Quindi non vuole che l’operazione passi alla Nato, cioè a una struttura organizzata che agli occhi di tutti si identifica caso mai con gli Stati Uniti (anche se la Francia due anni fa è rientrata nella stuttura di comando dell’Alleanza). L’ostacolo insuperabile è l’Italia, che è troppo in ballo con la Libia e vuole togliere al più presto le bandierine tricolori dalle cartine geografiche. In questo scontro, stiamo vincendo noi: i 28 rappresentanti degli stati membri dell’Alleanza Atlantica, riuniti a Parigi (non sbadigli, per favore), sono decisi a far subentrare la Nato, a cui gli americani vogliono si aggiungano i paesi arabi, in modo da tenere il più possibile a distanza gli Stati Uniti. I francesi sembrano rassegnati e rilasciano dichiarazioni all’italiana: «Non si tratta di lasciare il campo alla Nato, ma di mettersi d’accodo sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato in sostegno alla coalizione», ai ministri degli Esteri della coalizione (eufemismo per: ministro degli Esteri francese) bisognerebbe lasciare il «pilotaggio politico», una «cabina di regia» che includa la Nato, eccetera eccetera. Non sembra di sentir parlare i nostri?
• E i nostri come hanno risposto?
Frattini, ieri al Senato: «Era necessario partire con un’azione urgente che scongiurasse il massacro dei civili, ma ora dobbiamo tornare alle regole con un’unica catena di comando unificato alla Nato». Le segnalo anche che i tedeschi, per farsi perdonare l’astensione sulla risoluzione 1973, aumenteranno di 300 militari il loro contingente afghano (tutto personale delle forze aeree). Anche i turchi stanno tornando sui loro passi: se interviene la Nato, va bene, purché si tratti di un’azione breve e con un ampio consenso tra gli stati arabi. Erdogan, con questa marcia indietro, si candida al ruolo di mediatore tra i contendenti. In questi giorni è stato continuamente al telefono con Gheddafi.
• Russia e Cina?
Ieri non hanno aperto bocca.
• Notizie dal terreno?
La coalizione ha bombardato due volte artiglieria e carri armati di Gheddafi a Misurata, che è in mano ai ribelli. Un raid su al-Jamil ha suscitato le proteste dei libici: la città è infatti fuori dagli obiettivi dichiarati dal Pentagono. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/3/2011]
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