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 2011  marzo 24 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Francesco Saverio Romano
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Oggi bisognerà parlare di politica estera (un argomento noiosissimo), ma prima vale la pena di riferire questo giudizio di Greg Bagwell, vice capo dell’aviazione inglese a Gioia del Colle: «La loro forza aerea non esiste più come forza combattente. Il loro sistema di difesa integrata e le reti di comando e controllo sono così gravemente degradate che possiamo operare con relativa impunità sulla Libia». Quasi nello stesso momento, il ministro inglese delle forze armate comunicava alla stampa quanto segue: «Non sappiamo quanto durerà. Non sappiamo se porterà a una situazione di stallo. Non sappiamo se le capacità libiche verranno neutralizzate in tempi rapidi. Chiedetemelo tra una settimana». Il quadretto può essere completato dalle ultime dichiarazioni di Gheddafi. Apparso in tv, dopo aver detto «niente mi fa paura, nessun tiranno mi può spaventare, sono inaffondabile, siamo pronti per la battaglia lunga o breve che sia, questa è una coalizione di fascisti che finirà nell’immondizia della storia», ha aggiunto: «Queste bombe mi fanno ridere».

Beh, sembra Berlusconi. Lo attaccano da tutte le parti, belle ragazze, Fini che lo molla, processi a go go, giornali che strillano quasi ogni giono «a questo punto si deve dimettere» e lui che sta sempre lì.
E magari se si va a votare, vince. In effetti, la coalizione non ha il permesso di mettere truppe a terra. Quindi può bombardare carri armati, distruggere aerei e contraerea, e sperare che Gheddafi, stufo anche di avere i beni congelati all’estero, si dimetta da sé. Ma se dopo aver sparato tutto lo sparabile, lui resta sempre lì? A questo punto toccherebbe ai ribelli, che stanno a terra: arrivare fino a Tripoli, anzi fino alla Bab-al-Aziziya, pigliarlo per il collo e farla finita. Gli aerei francesi, e tutti gli altri, potrebbero sparare sui mercenari di Gheddafi che combattessero contro i rivoltosi? In quel caso sarebbe ancora “missione umanitaria”. Gli americani hanno sempre detto che il compito di Odyssey Dawn non è abbattere il rais, ma impedire massacri di civili.

Mi pare che questa confusione sia il riflesso del caos che regna al vertice della coalizione.
Proprio così. Sarkozy vuole essere il campione di Odyssey Dawn, perché crede che questo gli porti voti e perché è convinto che così potrà incassare qualche tornaconto importante al momento della spartizione delle spoglie. Quindi non vuole che l’operazione passi alla Nato, cioè a una struttura organizzata che agli occhi di tutti si identifica caso mai con gli Stati Uniti (anche se la Francia due anni fa è rientrata nella stuttura di comando dell’Alleanza). L’ostacolo insuperabile è l’Italia, che è troppo in ballo con la Libia e vuole togliere al più presto le bandierine tricolori dalle cartine geografiche. In questo scontro, stiamo vincendo noi: i 28 rappresentanti degli stati membri dell’Alleanza Atlantica, riuniti a Parigi (non sbadigli, per favore), sono decisi a far subentrare la Nato, a cui gli americani vogliono si aggiungano i paesi arabi, in modo da tenere il più possibile a distanza gli Stati Uniti. I francesi sembrano rassegnati e rilasciano dichiarazioni all’italiana: «Non si tratta di lasciare il campo alla Nato, ma di mettersi d’accodo sulle modalità di utilizzo delle strutture di comando della Nato in sostegno alla coalizione», ai ministri degli Esteri della coalizione (eufemismo per: ministro degli Esteri francese) bisognerebbe lasciare il «pilotaggio politico», una «cabina di regia» che includa la Nato, eccetera eccetera. Non sembra di sentir parlare i nostri?

E i nostri come hanno risposto?
Frattini, ieri al Senato: «Era necessario partire con un’azione urgente che scongiurasse il massacro dei civili, ma ora dobbiamo tornare alle regole con un’unica catena di comando unificato alla Nato». Le segnalo anche che i tedeschi, per farsi perdonare l’astensione sulla risoluzione 1973, aumenteranno di 300 militari il loro contingente afghano (tutto personale delle forze aeree). Anche i turchi stanno tornando sui loro passi: se interviene la Nato, va bene, purché si tratti di un’azione breve e con un ampio consenso tra gli stati arabi. Erdogan, con questa marcia indietro, si candida al ruolo di mediatore tra i contendenti. In questi giorni è stato continuamente al telefono con Gheddafi.

Russia e Cina?
Ieri non hanno aperto bocca.

Notizie dal terreno?
La coalizione ha bombardato due volte artiglieria e carri armati di Gheddafi a Misurata, che è in mano ai ribelli. Un raid su al-Jamil ha suscitato le proteste dei libici: la città è infatti fuori dagli obiettivi dichiarati dal Pentagono. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/3/2011]
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