Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 24/03/2011, 24 marzo 2011
«FINI VOLEVA ALEMANNO IN FLI E LITIGO’ CON IL PREMIER PER IL COLLE». LA DESTRA RACCONTATA DA BOCCHINO
«Berlusconi ha sentito avvicinarsi quello che è l’appuntamento clou della sua vita: l’elezione del presidente della Repubblica. Per cui ha sentito la necessità che tutti i suoi alleati si sottomettessero» . Compreso Fini: «Vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri, e poi l’ultimo passaggio, quello istituzionale alla presidenza della Camera. Un percorso simile a quello dell’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano» . Dalla contesa per il Quirinale, oltre che dalla lotta per il controllo del Pdl, nasce la rottura tra Berlusconi e Fini. È la tesi di Italo Bocchino, nel libro autobiografico — «Una storia di destra» — che Longanesi manda oggi in libreria. Una rottura divenuta inevitabile, secondo l’autore, con la nomina di Vittorio Feltri alla direzione del Giornale: «Quel giorno Fabrizio Cicchitto, analista politico di razza, subodorando che quell’incarico non fosse casuale, mi confessò: "Vedrai che questa scelta comprometterà il governo"» . È proprio Cicchitto a tentare di ricucire. Il capogruppo propone a Fini un passo indietro, nella prospettiva di succedere a Berlusconi. Fini risponde di no. «L’idea di Fini era che per superare i contrasti serviva un passo indietro di La Russa da coordinatore del Pdl, magari per sostituirlo con me. Questa idea fece rizzare i capelli a Berlusconi. Che disse a Fini di convocare i coordinatori e spiegare loro quelle che riteneva dovessero essere le nuove linee guida del partito. Ma ogni volta i coordinatori, su ordine di Berlusconi, si rendevano puntualmente irreperibili» . Insomma La Russa, Bondi e Verdini non venivano al telefono con il presidente della Camera e cofondatore del Pdl. Si organizza allora un pranzo chiarificatore all’hotel de Russie, a Roma. «Andò malissimo— racconta Bocchino —. Fini, a tavola, imputò a Berlusconi di essere il suggeritore di Feltri, e così iniziarono a volare accuse e parole grosse. Lo scontro fu durissimo, per l’imbarazzo di Letta e degli altri presenti. Berlusconi continuava a professare la sua estraneità alle scelte editoriali del Giornale, ma io sono certo che mentiva. Quando venni esautorato dal mio incarico di vicecapogruppo vicario, il Cavaliere disse a un comune conoscente: "Vedrai domani che attacco farà il Giornale alla sua famiglia". Il giorno dopo la prima pagina era contro mia moglie. Questa è la prova che il premier sa benissimo tutto ciò che accade nella redazione dei suoi giornali, anzi è assai probabile che sia lui stesso a "suggerire"la linea editoriale» . Tra i coordinatori del Pdl, secondo Bocchino il «buono» è Denis Verdini: «Contrariamente a quel che si crede, è sempre stato molto attivo per favorire un accordo tra Berlusconi e Fini. La grande delusione si è rivelato La Russa» , indicato come estensore del documento di espulsione di Fini dal partito; «e quando il presidente della Calabria Scopelliti tentò di intervenire in difesa di Fini, La Russa lo zittì. Credo che Gianfranco ne abbia sofferto parecchio» . All’origine della cacciata di Bocchino c’è invece un’ospitata a Ballarò assieme a Bondi. «Qualche ora prima della trasmissione, mi cercò Cicchitto: mi disse che Berlusconi era fermamente contrario alla mia presenza in tv» . Bocchino chiama il Cavaliere che gli risponde: «Se vai lo stesso in tv, telefono La politica Italo Bocchino dopo una militanza nel Msi e nel Fuan, è entrato in An Da An al Pdl Nel 2008 viene eletto alla Camera con il Pdl. Il 29 aprile 2010 rassegna le dimissioni da vicecapogruppo vicario del Pdl alla Camera dopo il plateale scontro tra Berlusconi e Fini Fli e il libro Il 29 luglio 2010 aderisce al nuovo gruppo di Fli che fa riferimento a Fini. Il 13 febbraio è nominato vicepresidente. Ora ha scritto il libro (sopra, la copertina) «Una storia di destra» in diretta e ti infilzo» . «A un certo punto avrebbe voluto davvero intervenire in diretta per attaccarmi, ma so che lo bloccarono. Allora chiamò Cicchitto e gli intimò: "O domani cacci Bocchino, o io caccio te". Da quel momento iniziai a subire gli attacchi del Giornale» . Quando poi Giuliano Ferrara chiede a Fini in un incontro privato quali tra i suoi uomini lo seguiranno, il presidente della Camera dà per persi Gasparri e Matteoli ma conta di avere al suo fianco La Russa e Alemanno. «Tra tutte, la scelta di Alemanno di schierarsi con il Cavaliere risulta la più incomprensibile. Alemanno poteva diventare il leader naturale di Futuro e Libertà» . Ruolo che tocca invece a Bocchino. Che pure con Fini ha avuto momenti di grande freddo, rievocati nel libro, a partire dalla conversazione con Gasparri e La Russa registrata da un cronista del Tempo in un bar di Roma. «Una storia di destra» racconta anche vicende di famiglia. Una madre che a 50 anni si ammala di Alzheimer, un padre costretto a trasferirsi dal Casertano in Umbria per aver denunciato un rapinatore protetto dalla camorra. Il nome— Italo — scelto in onore di Italo Balbo. Il mese in tenda dopo il terremoto della Valnerina, l’anno passato in un prefabbricato grande come una roulotte, i lavori da commesso per mantenersi agli studi, l’incontro con Tatarella: «Dopo che è morto, per due anni l’ho sognato tutte le notti, e tuttora mi capita di farlo» . Nel 1996 è Tatarella che, per perseguire la sua intuizione di andare «oltre il Polo» , offre il ruolo di speaker del centrodestra e ministro della Cultura e delle Telecomunicazioni a un giornalista: Bruno Vespa. Nel libro Bocchino rivela i retroscena dell’incontro e della proposta, cortesemente rifiutata. È ancora Tatarella a far rientrare Bocchino dal viaggio di nozze dopo tre giorni. Belle le pagine sul legame con la moglie, «protagonista paziente e forte di questa storia» , cui il libro è dedicato. Mara Carfagna non è mai nominata.
Aldo Cazzullo