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 2011  marzo 24 Giovedì calendario

Arriva il mini-cuore che ti salva la vita - Venticinque grammi di peso e cinque centimetri di lunghezza, più o meno come una pila mini-stilo di quelle che si usano per far funzionare giocattoli e telecomandi

Arriva il mini-cuore che ti salva la vita - Venticinque grammi di peso e cinque centimetri di lunghezza, più o meno come una pila mini-stilo di quelle che si usano per far funzionare giocattoli e telecomandi. Sono le dimensioni mignon del cuore artificiale esterno più piccolo del mondo, svelato ieri a Milano nel corso del 5˚ Convegno nazionale di ecocardiochirurgia, che fino a domani riunisce i più importanti cervelli del settore. «Si chiama Synergy CircuLite ed è l’ultima frontiera dei sistemi di assistenza ventricolare in caso di scompenso cardiaco avanzato - illustra il dottor Ettore Vitali, dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano -, quando cioè il cuore non è più in grado di svolgere adeguatamente la sua funzione di pompaggio». Un problema diffusissimo, che riguarda un milione di italiani (un terzo sotto i 60 anni) e che uccide il 40% dei malati entro tre anni. Nella sua compattezza, l’apparecchietto è rivoluzionario: un altro mondo rispetto agli attuali dispositivi, più ingombranti e destinati ai pazienti terminali. In pratica è una turbina esterna miniaturizzata in grado di pompare fino a quattro litri di sangue al minuto. «È impiantata al paziente in una tasca sottocutanea sotto la clavicola - spiega il cardiochirurgo lombardo - con una procedura miniinvasiva che implica solo una piccola incisione sul torace. Rimane all’esterno ed è collegata a due tubicini: uno va a infilarsi nell’atrio sinistro del cuore e l’altro nell’arteria succlavia. Il fatto che sia esterno alla gabbia toracica semplifica anche le eventuali operazioni di riparazione o s o s t i t u z io n e del “device”». L’applicazione è relativamente semplice e comporta anche una minima degenza ospedaliera («un’operazione simile a quella per il pacemaker»). Le malattie cardiache sono la prima causa di morte in Italia: secondo una ricerca dell’Università degli Studi di Milano, due milioni di italiani hanno una probabilità su cinque di avere un infarto o un ictus entro dieci anni, ma non lo sanno e non ricevono cure ad hoc. Se non curata, la situazione può degenerare fino a richiedere, nei casi più gravi, un trapianto. Ma il tempo d’attesa è lungo (2-3 anni), così come i pazienti in lista: 800 ogni anno, a fronte di 300 trapianti di cuore effettuati. E così, in Italia, un paziente su dieci muore in attesa di un cuore che non arriverà mai. Ecco perché un dispositivo come quello presentato ieri, in prospettiva, può salvare molte vite. Una possibilità in più che si affianca ai farmaci, ai defibrillatori, ai pacemaker. Una vita, intanto, il cuoricino prodotto in Germania l’ha già salvata. Ed è quella di Giuseppe, il milanese di 70 anni a cui Vitali tre mesi fa ha impiantato l’apparecchio - primo paziente in Italia - nell’ambito di un «trial» avviato nel 2007 presso quattro centri europei, tra cui l’Istituto Humanitas. «Finora questo microcuore, che non è ancora in commercio, è stato sperimentato su 42 pazienti in tutto il mondo - chiude Ettore Vitali -. Il dispositivo ha portato a un recupero immediato dei malati, cui, oltre alla sopravvivenza, garantisce una migliore qualità della vita». Dopo l’impianto, oggi il signor Giuseppe ha due cuori e sta bene. Se ne va in giro con un giubbotto da pescatore che contiene le batterie ricaricabili del suo cuoricino d’acciaio, e per l’estate ha già prenotato una crociera con la moglie.