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 2011  marzo 24 Giovedì calendario

L’ATOMO ASPETTA GLI STRESS TEST

Il ritorno dell’Italia al nucleare si ferma per almeno un anno. E non solo: se gli stress test europei sulle centrali non daranno esiti confortanti la retromarcia sarà completa e il governo dirà addio all’atomo. Prima il consiglio dei ministri, poi il question time alla Camera del ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani mettono una seria ipoteca sulla strategia nuclearista del paese.

Alla fine, per formalizzare la moratoria di un anno il consiglio dei ministri ha scelto un provvedimento d’urgenza, ovvero il decreto che contiene tra l’altro le misure sugli incroci tv-editoria e sul reintegro delle risorse del Fus. Si dispone la sospensione, per un periodo di almeno 12 mesi, delle procedure riguardanti la localizzazione e la realizzazione di centrali e impianti nucleari sul territorio italiano. Per effetto immediato della moratoria, il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell’Ambiente non procederanno all’adozione degli atti necessari alla realizzazione degli impianti nucleari, a cominciare dalla predisposizione del documento programmatico sulla strategia nucleare per il quale i tempi saranno ancora più lunghi. Infatti, con una modifica alla nuova versione del decreto legislativo n. 31 approvata ieri, il termine ultimo per lo schema di documento programmatico slitta addirittura al marzo 2013: in pratica, finita la moratoria, il governo si prenderà un anno per definire la strategia. Procederanno normalmente, almeno sulla carta, solo gli iter per stoccaggio scorie e Agenzia. «Così come disposto dalla Ue – spiega il ministero dello Sviluppo – restano confermati il deposito nazionale per lo stoccaggio e il ruolo dell’Agenzia per la sicurezza nucleare».

Insomma, si cambia passo. Nel giorno in cui il cancelliere tedesco Angela Merkel sembra mettere in archivio ogni vecchia ambizione («è bene allontanarsi dal nucleare il prima possibile»), Romani spiega che a questo punto il governo mira a una ridefinizione complessiva della politica energetica. «Guardare avanti», ottenere «un mix energetico più equilibrato», «assicurare prospettive di pianificazione di lungo periodo alla filiera delle fonti rinnovabili»: così si delinea una riflessione di ampia portata.

Sia Romani che Stefania Prestigiacomo parlano di decisione responsabile, dettata dalla necessità di verificare fino in fondo i livelli di sicurezza. Ma c’è di più perché, spiega il titolare dello Sviluppo alla Camera, «il governo non procederà alla realizzazione se le iniziative già avviate a livello europeo non forniranno elementi in grado di dare piena garanzia sulla sicurezza. I risultati degli stress test saranno determinanti». Sulla frenata ha pesato ovviamente la paura per la catastrofe di Fukushima (ieri il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha precisato che in Italia non è in arrivo una nube tossica ma solo correnti d’aria che contengono una minima e non pericolosa quantità di radioattività). Senza contare i timori politici per le prossime elezioni amministrative e per il referendum in programma il 12 e 13 giugno, che oltre al nucleare include anche i quesiti sul legittimo impedimento e sulla privatizzazione della gestione dell’acqua.

Anche ieri la consultazione di giugno ha acceso nuove schermaglie. Per il sottosegretario allo Sviluppo Stefano Saglia «il referendum è un modo sbagliato per giudicare le politiche energetiche perché queste, per loro natura, sono di lungo periodo». Il presidente di Sel, Nichi Vendola, ribatte giudicando la moratoria solo «un maldestro tentativo di rendere ininfluente o peggio annullare il referendum». Il tutto mentre il comitato per il «sì» costituito da oltre 60 associazioni, tra cui Wwf, Legambiente e Greenpeace, manifestava davanti a Palazzo Chigi.

Tra le polemiche sul nucleare, compie intanto un primo passo in Italia la tecnologia del "carbon capture and storage" che dovrebbe portare a una riduzione delle emissioni di gas serra. È stato infatti approvato in via preliminare il decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue sullo stoccaggio geologico dell’anidride carbonica da centrali termoelettriche e impianti industriali.