Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  marzo 24 Giovedì calendario

E LA CUCITRICE DAI «PUNTI PERFETTI» VA IN SOFFITTA

Tra le macchine che ci hanno accompagna­to negli ultimi centocinquanta anni esiste una protagonista, che silenziosamente as­sieme alla sua compagna di viaggio, la ’macchi­na da scrivere’, si è messa ora da parte di fronte alle nuove tecnologie informatiche, ma soprat­tutto perché le nuove logiche della produzione e del commercio hanno spostato altrove il fare e il produrre. L’inglese Thomas Saint già nel 1790 a­veva brevettato una macchina per cucire che però non aveva trovato alcuna diffusione. Nel 1829 il sarto francese Barthélemy Thimonnier a­veva costruito un dispositivo meccanico in gra­do di eseguire il punto a catenella. Ma è oltre o­ceano che si sviluppano le moderne macchine a spola oscillante. La prima viene inventata intor­no al 1834 da Walter Hunt che non la brevetta e così con una macchina simile Elias Howe nel 1846 può ottenere il Patent per la sua invenzione diventando così ufficialmente l’inventore della macchina per cucire. Ma come si sa la strada delle invenzioni e dei relativi brevetti è tortuosa e costellata di contestazioni. Isaac Merrit Singer, nato nel 1811 a Schaghiticoke nello stato di New York, sviluppa negli anni seguenti una macchina simile a quella di Howe. Ne nasce una lite giudi­ziaria per violazione dei diritti e Singer ne esce sconfitto. Non si da per vinto e continua a mi­gliorare i suoi dispositivi finché nel 1851 ottiene un brevetto per la macchina che lo renderà fa­moso nel mondo. Associatosi con l’avvocato newyorkese Edward C. Clark fonda la I.M. Singer & Company. Il successo di queste macchine si diffonde anche in Italia tant’è che persino ’La ci­viltà cattolica’ nel 1853 riporta tra i suoi articoli una nota in cui si afferma che «in Inghilterra co­mincia a diffondersi l’uso di una macchina da cucire, d’invenzione americana, per mezzo della quale si possono cucire con celerità meraviglio­sa tutte le parti di un abito, sì di panno come di tela, tranne i bottoni e le asole». E dopo una bre­ve e sintetica descrizione del funzionamento ag­giunge che «guidando colla mano il tessuto, af­finché gli aghi seguano le linee del disegno, si ot­terrà una cucitura qualunque sia a punti lunghi o stretti in linea retta, curva o frastagliata. La macchina mossa a mano fa cinquecento punti in un minuto, ed aggiuntovi il moto del piede ne fa mille. Si calcola generalmente che il lavoro di una persona con questo apparecchio è equiva­lente a quello di venti sartori». L’Italia in quegli anni non è ancora pronta per affrontarne una produzione di massa e queste macchine, im­portate da Inghilterra e Germania, si diffondono ampiamente. Esse contribuiscono prima negli opifici militari e poi nelle prime manifatture a far decollare l’industria del prêt-à-porter. La macchina per cucire, o come più confidenzial­mente tutti la chiamano ’da cucire’, arriva an­che nelle case e nelle botteghe di sarti e sartine e diventa così il primo vero oggetto tecnologico domestico, ancora completamente meccanico perché è l’azione di un pedale a far muovere l’a­go e la spola. Umberto Boccioni la celebra in al­cuni suoi quadri, tra cui spicca Il romanzo di u­na cucitrice (1908) e Romualdo Borletti che ha fondato a Milano nel 1896 la Fratelli Borletti S.p.A. per produrre strumentazione di bordo per veicoli, al termine della Grande Guerra, per im­piegare la numerosa manodopera femminile, in­comincia a produrre macchine per cucire. Il suo motto sarà ’Borletti punti perfetti’. La storia del­le macchine da cucire Necchi inizia invece nel 1927 e ben presto sarà punteggiata da importan­ti innovazioni: queste macchine diventeranno famose per la varietà di punti in grado di realiz­zare. «Solo come un ombrello e una macchina da cucire», canta Franco Battiato richiamandosi ai Canti di Maldoror di Lautréamont. Siano Sin­ger o Pfaff, queste macchine un tempo bene in vista in case borghesi e popolari, ormai si sono ritirate nelle soffitte.