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 2011  marzo 25 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Claudio Scajola
Il Ministro delle Politiche agricole è Francesco Saverio Romano
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Comandante Supremo delle Forze Armate dell’ Egitto è Mohammed Hoseyn Tantawi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Ci sono polemiche per la decisione del governo di aumentare di «1-2 centesimi» il prezzo di un litro di benzina e, con quei soldi, reintegrare i tagli alla cultura. Una veloce scorsa al sito di corriere.it dà questo responso: il 94,7% è contrario, il 5,3% favorevole.

Com’è la cosa? La benzina non è già carica di tasse?
Il 50 per cento del prezzo se ne va in tasse. Abbiamo pubblicato parecchie volte la lista delle voci che ha dato origine a questa tassazione: per la guerra d’Abissinia (combattuta nel 1936), per la crisi di Suez (1956), per la tragedia del Vajont (1963), per l’alluvione di Firenze (1966), per il terremoto del Belice (1968), per il terremoto del Friuli (1976), per il terremoto dell’Irpinia (1980), per la missione in Libano (1983), per la missione in Bosnia (1996), per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004). Adesso questa liste non si legge più, perché il ministero tempo fa ha accorpato tutto sotto un’unica voce (chiamiamola “tassa”): ma l’origine è quella. Una caratteristica delle accise applicate ai carburanti è infatti di essere permanenti. Quindi gli «uno-due centesimi» il mondo della cultura e quello dello spettacolo se li prenderanno sempre, senza bisogno di discussioni in Finanziaria.

Non è strano, in un momento in cui il prezzo della benzina va su da sé, metterci sopra due centesimi di fisco?
È strano, sì. Le associazioni dei consumatori, naturalmente, tuonano. Hanno calcolato che gli italiani viaggiano in media per 15 mila chilometri l’anno e mettono nel serbatoio mille litri di carburante. Fatti i conti, vengono fuori 10-20 euro a famiglia l’anno. Può essere poco, può essere molto. Bisogna anche calcolare che questa tassa aumenta il prezzo dei trasporti in genere, quindi avrà un suo riflesso sui costi di distribuzione e quindi su quello che dovremo sborsare al supermercato. In altri termini, per finanziare la cultura, s’è prodotta inflazione.

Ma che significa “finanziare la cultura”?
Esiste dal 1985 un Fondo Unico per lo Spettacolo, in sigla Fus. Viene finanziato, cioè riempito di soldi, ogni anno e poi questi soldi vengono distribuiti, in modo vario, alla lirica (quasi la metà), al cinema, alla prosa, alla musica, alla danza, al circo. Potrebbe questo mondo vivere senza un finanziamento pubblico? Forse sì, se alle sue spalle non ci fossero decenni di sovvenzioni che hanno contribuito a disegnare il mercato in un certo modo. Quindi, se si deve cambiare sistema, è probabile che sia necessario procedere per gradi. In ogni caso, Tremonti era passato dai 410 milioni dell’anno scorso ai 258 di adesso. C’erano state proteste di tutti i tipi, oggi il mondo dello spettacolo avrebbe scioperato (agitazione annullata), soprattutto lo scorso 17 marzo, festa dell’unità nazionale, Muti alla prima del Nabucco a Roma, presenti Napolitano e Berlusconi, ha fatto esporre all’Opera uno striscione con una scritta contro i tagli. Pochi giorni prima s’era dimesso dalla presidenza del Consiglio superiore dei beni culturali un archeologo di grido, Andrea Carandini. La faccenda cominciava ad avere troppa evidenza mediatica. Così Gianni Letta, con Bondi (ultimo atto da ministro), ha inventato nuovamente l’acqua calda, vale a dire questi due centesimi.

Quanti soldi arriveranno in questo modo a quelli dello spettacolo?
Qualcosa in più della cifra dell’anno scorso: 428 milioni. È stata cassata la norma che prevedeva di aumentare di un euro il prezzo dei biglietti al cinema, altro provvedimento che aveva suscitato una quantità di proteste.

Supponiamo che questi soldi alla cultura bisognasse darli per forza: che cos’altro si sarebbe potuto tassare?
Intanto è vero che il denaro pubblico riversato sugli spettacoli è comunque un’operazione dubbia. I giornali – gli stessi giornali che hanno messo sotto accusa Tremonti – ciclicamente denunciano i soldi buttati dalla finestra dal tale ente lirico oppure il filmaccio che nessuno è andato a vedere e che è stato finanziato dai contribuenti. Quindi si vorrebbe capire, intanto, come vengono spesi questi soldi. Esiste un Osservatorio dello spettacolo che dovrebbe redigere annualmente una relazione, ma dopo quella relativa al 2007 nessuno ha fatto sapere più niente. Quanto agli altri consumi eventualmente da tassare: beh, per esempio le sigarette. 14 milioni di fumatori per 16 sigarette quotidiane a testa in media. Pensi a mettergli mezzo euro a pacchetto quanti soldi si sarebbero potuti prendere. È vero però che, per rappresaglia, le case produttrici avrebbero fortemente incrementato il contrabbando, che già controllano. I preservativi? Sei milioni di pezzi l’anno, a dieci-quindici euro. Anche qui, un bell’incasso. Ma… ci sono le case farmaceutiche. Solo gli automobilisti, a quanto pare, non riescono a essere lobby. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/3/2011]

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