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 2011  marzo 25 Venerdì calendario

“Troppi due festival Per il cinema c’è solo Venezia” - Tra i fogli nella cartellina del ministero in via del Collegio romano sono appuntate le cifre del nuovo corso

“Troppi due festival Per il cinema c’è solo Venezia” - Tra i fogli nella cartellina del ministero in via del Collegio romano sono appuntate le cifre del nuovo corso. Giancarlo Galan, neoministro per i Beni e le attività culturali, le ha riviste voce per voce. Poi, al primo giorno di insediamento, ha chiamato a sé tutti i dirigenti del dicastero e ha segnalato gli obiettivi da raggiungere. «Non c’è troppo tempo, bisogna correre, uscire dalla fase delle lamentele per costruire qualcosa di nuovo», spiega Galan che aggiunge: «Per arginare l’emergenza, in molti casi, oltre ai denari servono le idee. Le seconde, talvolta sono assai più importanti». Vero, ma non sempre bastano. Ci vogliono soldi per cantare messe. Ne sa qualcosa anche il suo predecessore: troppi tagli, tantissime contestazioni, non crede? «Sono basilari, specialmente, per un ministero come questo. Ma nel caso Bondi ci sono state troppe e ingiuste polemiche». Senta, il risultato però è che lei è riuscito ad avere i fondi, l’ex ministro nonostante avesse battuto cassa ha ottenuto poco o nulla. Come ha fatto? «In verità Bondi ha molti meriti. Così come li ha Gianni Letta sul Fus. Sono stati loro a insistere con il Tesoro affinché i tagli fossero colmati. Certo, anche io sono intervenuto. L’ho fatto nel momento più aspro della polemica, quando tutti scendevano in piazza. Del resto dopo essere stato presidente del Veneto, una delle regioni più significative per il Paese, non foss’altro per Venezia e la presenza di due enti lirici e due fondazioni, non potevo non ritenere che tagliare o negare i fondi per lo spettacolo fosse un fatto grave. Si può scegliere di finanziare Verona e non Venezia? E’ possibile tagliare risorse alla Fenice, dove simbolicamente è passata tutta la grande cultura musicale del risorgimento nell’anniversario dell’Unita d’Italia? No, non si poteva proprio». Ma stava accadendo, con artisti e lavoratori dello spettacolo in piazza, pronti allo sciopero. E lei senza questi fondi avrebbe mai accettato di sostituire Bondi? «Sì, perché era un mio antico sogno. Chi cresce tra Padova e Venezia non può non avere l’ambizione di lavorare per quel ministero. Un luogo che ha conosciuto Benedetto Croce, il primo a parlare di tutela e difesa del paesaggio. Eppoi, i soldi non sono fondamentali. Certo, sono importanti ma per governare occorrono idee e progetti. Dunque: poche illusioni, poco ottimismo ma tanto entusiasmo». Quale sarà il suo primo atto? «Affrontare l’emergenza partendo da Pompei. Ma bisogna essere chiari: in quel sito c’è anche un degrado sociale oltre che culturale. Ora ci sono le risorse (80 milioni per la manutenzione dei beni) e le impiegheremo. Così come ci occuperemo della area archeologica di Roma. Ho letto le riflessioni del professor Carandini: a lui, ai suoi colleghi e agli storici dobbiamo lo sviluppo e la conoscenza della storia di Roma». Con Carandini, dunque, il dialogo riparte? «Ci ho già parlato. Così come ho incontrato i dirigenti del ministero. Vedrò altre personalità, ma non per piaggeria. Per ridare dignità al lavoro, un ministro non può mettersi in ginocchio né con i colleghi né con altri. Basta lamentazioni: il governo deve farsi carico del patrimonio italiano, ma senza pianti». L’opposizione accusa il governo di vivere alla giornata e per di più con una maggioranza tenuta insieme dalle poltrone... «Negare le difficoltà è inutile. Sono sotto gli occhi di tutti e ciò che può fare il governo è tornare ad agire così come ha dimostrato di saper fare nell’affrontare la crisi economica internazionale. Un fatto è certo: lavorare perché come si dice a Roma le chiacchiere stanno a zero». Già, Roma. Chi la spunterà, ora che lei da ministro si occuperà anche del cinema italiano, tra il Festival di Venezia e quello della Capitale? «Sono stato il primo io a sostenere che i due Festival così come erano concepiti fossero in concorrenza tra loro. E ricordo che dissi: esiste un festival del cinema a Parigi? In Germania? in Svizzera? No, esiste a Cannes, a Berlino, a Locarno. E Venezia è il Festival del cinema più antico del mondo. Certo, sarebbe ridicolo dire a Roma di non occuparsi di cinema, visto che è la patria di quel mondo... ma farne uno in concorrenza lo troverei a dir poco stravagante. Anche perché, visti i fondi a disposizione si rischia di indebolire entrambi le manifestazioni». Scommetterà, dunque, tutte le sue carte in Laguna? «Quando prima parlavo di priorità, aggiungerei all’emergenza Pompei, la realizzazione del nuovo palazzo del cinema di Venezia. Se non facciamo quell’opera passeremo dalla seria A alla serie C». E lei pensa di farcela? «Si, sono un uomo politico fortunato. E’ stato così anche al ministero dell’Agricoltura, dove i risultati del settore sono cresciuti. E sono certo che andrà così anche ai Beni culturali».