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 2011  marzo 25 Venerdì calendario

L’embargo del petrolio fa male solo a noi - L’embargo del petrolio libico, in realtà non è un embargo a Gheddafi, che si arrangerà diver­samente, ma all’Italia, che così, come si dice con un detto napole­tano, sarebbe «cornuta e mazzia­ta »

L’embargo del petrolio fa male solo a noi - L’embargo del petrolio libico, in realtà non è un embargo a Gheddafi, che si arrangerà diver­samente, ma all’Italia, che così, come si dice con un detto napole­tano, sarebbe «cornuta e mazzia­ta ». Infatti noi diamo anche le ba­si per la no fly zone, e subiamo le ondate di profughi. Dalla Libia im­portiamo il 28% del nostro fabbi­sogno di petrolio con una spesa del 26% di quella totale. E si tratta di petrolio ricavato e trasportato dall’Eni. La Svizzera ne acquista il 20 % del suo fabbisogno (così Gheddafi e famiglia possono la­sciare nelle banche svizzere l’equivalente), la Grecia il 12%, la Germania l’8%, ma nessuno di lo­ro ci perde se non prende questo petrolio perché non è pro quota suo. E per gli altri stati si tratta di una frazione minima, del fabbiso­gno. Dunque il danno dell’embar­go è sarebbe tutto nostro, come quello per i presunti «profughi», che spesso sono finti, come i falsi invalidi. Invece per la Francia, l’embargo energetico alla Libia è un vantaggio, in quanto dobbia­mo dipendere di più dai francesi, per l’importazione di elettricità. Quanto ai tedeschi - che a diffe­renza dei francesi, non scaricano bombe sul territorio libico, spe­rando di prenderne i pozzi - con la loro richiesta di embargo vo­gliono dimostrare che qualcosa fanno, per scalzare il dittatore. Ma la tesi che così Gheddafi non riesca a finanziare la guerra è erra­ta. Infatti come si legge sul Finan­cial Times egli ha 150 tonnellate di oro, del valore di 6,5 miliardi, ammassate nella città di Sahba, nel Fezzan in mezzo al deserto, con cui può pagare armi e merce­nari per molto tempo. Se poi oc­corresse, ci sono sempre i terrori­sti disposti a fornirgli armi e perso­nale, per fare la guerriglia all’Occi­dente. L’Italia ha dovuto inter­rompere l’importazione del gas dalla Libia, che alimentava le no­stre centrali elettriche, a causa di questo embargo, mentre conti­nua l’erogazione dell’Eni alle po­polazioni locali, per gli usi civili. Quando si adottò l’embargo sul petrolio all’Iraq, le Nazioni Uniti stabilirono una quota di esonero per consentire a Saddam di avere valuta per comperare all’estero medicinali e altri beni essenziali per la popolazione. E altrettanto si dovrebbe fare per la Libia. In re­altà coi trucchi su questa quota esente, l’Iraq riuscì a contrabban­dare ingenti quantitativi di petro­lio, e a costruire in segreto una bomba nucleare, con attrezzatu­re acquistate all’estero, col risulta­to che se ne avvantaggiarono non le casse dello stato per la popola­zione, ma i capi e le organizzazio­ni criminali, comprese quelle dei terroristi, esperte in questi maneg­gi, e bene armate per farli. L’Iraq non ha sbocchi sul mare , il con­trabbando avveniva con trucchi sulle navi che esportavano il pe­trolio lecito e con altre operazio­ni, via terra. La Libia ha una costa immensa e un vasto confine de­sertico con il Ciad e l’Egitto. Stati come la Cina o l’India che non aderiscono all’embargo. Come si potrebbe impedire che Gheddafi mandi il petrolio a queste navi, sal­vo con una operazione perma­nente di polizia militare? E nella ipotesi che ci riuscisse, come con­trollare le frontiere libiche con il Chad e con l’Egitto e le colonne di autobotti in tali direzioni? Le com­pagnie petrolifere multinazionali diverse dall’Eni hanno lasciato la Libia, ma possono essere rimpiaz­zate da compagnie cinesi e india­ne nello sfruttamento dei pozzi, posto che l’embargo continui. E quanto all’Eni è rimasto a cu­stodire i pozzi e a fornire scorte di petrolio per i consumi locali , ma con l’embargo si tratta di una si­tuazione in perdita. Il trattato fra l’Italia e Libia garantisce queste proprietà e i contratti di sfrutta­mento. Esso contempla le azioni come la no fly zone e le sanzioni, autorizzate dall’Onu e quindi l’Ita­lia lo sta rispettando. Ma la sanzio­ne prolungata sul petrolio per noi nociva e in sé inefficace per le ra­gioni spiegate, nel lungo termine, sarà dannosa per tutti. Infatti è ve­ro che attualmente il petrolio libi­co è solo l’un per cento del greg­gio mondiale. Ma potenzialmen­te i giacimenti libici sono fra i più importanti del mondo e con i ritar­d­i che ci saranno nelle nuove cen­trali nucleari, per verificare i re­quisiti di sicurezza, il petrolio già tenderà, per conto suo, ad aumen­tare di prezzo. Sicché la rinuncia prolungata a quello libico, dovuta a sanzioni perduranti, che dan­neggiano il mercato ufficiale, op­pure a una situazione tipo Afgani­stan, che impedisca lo sfrutt­a­mento di tali risorse inciderà sulle future quotazioni mondiali. Ho l’impressione che la campa­gna francese di tipo napoleonico contro la Libia sia un grande pa­sticcio, con effetti futuri negativi per ora vaghi e un danno attuale per noi. E ora se si accogliesse que­sta richiesta di embargo, si do­vrebbe concludere che questi sta­ti ci vogliono prendere per i fon­delli, con il supporto di una sini­stra stranamente guerrafondaia, che pur di attaccare Berlusconi, suppostamente filo libico, è dispo­s­ta a ignorare l’interesse domesti­co, che gli altri hanno ben presen­te.