Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 25/3/2011, 25 marzo 2011
PER IL CARBONE SI PROSPETTA UN BOOM
L’allarme nucleare in Giappone da un lato e la sospensione delle forniture di gas libico dall’altro stanno accrescendo le fortune del carbone, combustibile che peraltro gode già da parecchi anni di un successo crescente, offrendo un’occasione preziosa per perorarne la causa anche in Italia, paese il cui mix energetico è enormemente sbilanciato a favore del metano: un’anomalia, alla quale Assocarboni contrappone la forza dei numeri. «Siamo gli unici al mondo a ricavare il 60% dell’elettricità dal gas, che per di più importiamo quasi tutto via tubo e da due soli paesi, la Russia e l’Algeria», denuncia il presidente Andrea Clavarino, anticipando al Sole 24 Ore i dati che presenterà all’assemblea annuale dell’associazione e al convegno di oggi a Roma sulle prospettive del carbone "pulito" nel nostro paese.
Mentre a livello mondiale il carbone domina la produzione di energia con una quota del 41% (seguito dal nucleare al 19% e dal gas al 16%), nel mix energetico italiano questo combustibile pesa solo per il 12 per cento. La nostra fattura energetica – molto influenzata dai prezzi del petrolio, cui sono agganciati quelli del gas – ne soffre: nel 2010, evidenzia Assocarboni, l’aggravio è stato del 18% a 51,7 miliardi di euro e il peso sul Pil è salito dal 2,7 al 3,3%, nonostante i consumi di elettricità siano risaliti di appena l’1,6% rispetto al 2009, restando ai livelli del 1998.
Non che il carbone sia regalato. I prezzi – anche in reazione alle alluvioni in Australia, che hanno provocato gravi difficoltà produttive – sono recentemente saliti ai massimi dal 2008, come quelli del petrolio. E gli analisti sono convinti che saliranno ancora, spinti dalla maggiore domanda in arrivo non solo dal Giappone, ma anche dalla Germania, che ha deciso di "congelare" ben sette reattori.
«Indipendentemente dalla crisi libica e dagli incidenti giapponesi – osserva Clavarino – la tendenza per il carbone era già crescere, crescere, crescere. Penso che questi eventi non possano che rafforzarne la leadership». Le riserve minerarie sono comunque abbondanti e negli ultimi anni la produzione è riuscita a crescere a ritmi impensabili per il petrolio: le cifre di Assocarboni mostrano che nel 2010 l’output mondiale è stato di 6,5 miliardi di tonnellate (+8%), in crescita per l’ottavo anno consecutivo, e che il commercio via nave è salito del 10% nel caso del carbone da vapore, a 726 milioni di tonn, con un vero e proprio boom di esportazioni dall’Indonesia (+20% a 240 milioni di tonn).
Gli approvvigionamenti sono inoltre quasi del tutto immuni dal rischio geopolitico, sottolinea il presidente di Assocarboni. «Il 50% del petrolio e del gas è in mano al 2% della popolazione mondiale, mentre per il carbone la stessa percentuale è controllata dal 50% della popolazione. Non è un caso che per il carbone non ci sia mai stata una guerra». Quanto alla sicurezza per l’ambiente, la tecnologia consente grandi progressi. E l’Italia ha saputo farne buon uso: «Le nostre 13 centrali hanno un’efficienza media del 40%, con punte al 46% per Torrevaldaliga Nord. Solo Giappone e Danimarca riescono a fare altrettanto».