Claudio Antonelli, Libero 25/03/2011, 25 marzo 2011
CONFLITTI D’INTERESSE DIETRO IL LATTE
«I fondi vogliono un percorso di crescita e sviluppo per Parmalat», disse il primo febbraio Carlo Salvatori il numero uno di Lazard in Italia e advisor dei tre investitori stranieri. Aggiunse di non essere in corsa per la poltrona di ad a Collecchio. Sebbene l’ex di Unipol di cose parmensi se ne intenda. È presidente di Banca MonteParma, nel mirino di Intesa ed è nel consiglio di Chiesi Farmaceutici di proprietà della famiglia della moglie di Calisto Tanzi. Ma gli intrecci e gli apparenti conflitti d’interesse attorno al latte italiano non sono prerogative di singoli. Sono un vero e proprio sistema bipartisan. In tema di advisor, Bruno Cova è stato legale di Bondi per il ritorno in Borsa di Parmalat nel 2005 e poi ha prestato la sua professionalità ai tre fondi vicini a Lazard. Non solo. In Italia a toccarsi sono spesso gli estremi. Il capo dell’Investment banking di Intesa è Fabio Canè. A lui il compito di rastrellare azioni Parmalat. Chi l’ha fatto per davvero è Patrizia Micucci. Non solo sua moglie (nel 2005 in un pezzo su Panorama tema i “Cenerentoli d’Italia” si vantava di guadagnare più del marito), ma anche capo dell’Investment banking di Socgen.
Francia-Italia, insomma, amici-nemici. Altri esempi? La comunicazione di Lactalis è legata in Italia a Giuliana Paoletti che è amica di vecchia data di Gaetano Miccichè, dg di Intesa e uomo forte impegnato insieme a Passera in questi giorni proprio nella risoluzione del problema Parmalat. L’idea della banca è di creare un modello Telco per uscire dall’impasse di Collecchio. Allargando il cerchio c’è poi una Mediobanca a due binari. Da un lato Bollorè spinge perché la banca possa sostenere i francesi, dall’altro il fronte opposto tifa per eventuali forze italiane. Tra l’altro Giovanni Ferrero (il padre dovrebbe mettere i soldi per “sottrarre” Parmalat ai francesi) fino a poco tempo fa sedeva nel cda di Mediobanca. E per finire ci sono i conflitti storici. Circa un quarto del tesoretto (1,4 miliardi di euro) frutto dei contenziosi vinti da Bondi durante gli ultimi anni è legato a banca Intesa. La stessa che ora coordina i lavori attorno a Ferrero e spinge per salvare gli azionisti di Granarolo (quindi anche se stessa) da un futuro nero.
Claudio Antonelli