Ettore Bianchi, ItaliaOggi 25/3/2011, 25 marzo 2011
IL GIAPPONE MANCA DI ENERGIA
Il disastro naturale e nucleare in Giappone comincia a ripercuotersi sul fabbisogno energetico. Nel paese mancano elettricità e benzina. Quattordici reattori atomici sono stati fermati e ciò corrisponde a una penuria di 12,4 gigawatt di energia. A questo deficit si aggiungono fra 7 e 9 Gw di produzione termica, poiché sei centrali a carbone hanno subìto danni rilevanti.
Per far fronte alla situazione, secondo Didier Houssin, direttore mercati e strategia all’Agenzia internazionale dell’energia, vi sono capacità produttive disponibili di centrali a gas o a nafta.
Tuttavia la rete elettrica giapponese, molto regionalizzata, non facilita i trasferimenti di elettricità.
Il paese del Sol levante è già il primo importatore mondiale di gas naturale liquefatto (Gnl) e tende a privilegiare questa fonte, meno costosa del petrolio, per far girare le centrali. Il gigante russo Gazprom, che produce gas sull’isola di Sakhalin, vicina all’arcipelago, ha avviato consegne supplementari, inviando nei giorni scorsi una metaniera da 100 mila tonnellate. Anche il Qatar e l’Indonesia hanno fatto partire altre navi. Per fortuna i terminali di gas, che si trovano in gran parte sulla costa occidentale del Giappone, sono stati risparmiati dal cataclisma.
L’incremento della domanda ha avuto immediate ripercussioni sul prezzo del gas, che ha registrato un rialzo del 16% sul mercato asiatico dal giorno dello tsunami. Non ci saranno comunque problemi a soddisfare le richieste: l’offerta globale abbonda.
Diverso il discorso sul versante petrolifero. Nei primi giorni successivi al terremoto il 30% della capacità di raffinazione in Giappone era bloccato, pari a 1,4 milioni di barili al giorno. In seguito oltre metà della capacità è ripartita. Per il momento, visto il rallentamento dell’attività industriale, non c’è urgenza nel fabbisogno di greggio, ma col passare del tempo l’importazione è destinata a salire.