Simona Ravizza, Corriere della Sera 24/03/2011, 24 marzo 2011
«TORNATO A VIVERE A 72 ANNI CON IL MINI CUORE ARTIFICIALE» —
Il cuore artificiale più piccolo del mondo batte nel petto di Giuseppe Todisco, 72 anni il prossimo giugno, una vita dietro il bancone del negozio di frutta e verdura in stazione Centrale a Milano, gli ultimi mesi passati a entrare e uscire dagli ospedali per un grave scompenso cardiaco: «Adesso sono tornato a vivere» , racconta l’uomo pronto a partire per una crociera nel Mediterraneo. È il primo in Italia ad avere un micro cuore hi-tech di 25 grammi di peso appena che affiancherà il funzionamento del muscolo cardiaco compromesso. L’intervento, eseguito all’istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Humanitas di Rozzano dal cardiochirurgo Ettore Vitali, segna la nuova frontiera delle apparecchiature in grado di sostituire il lavoro del cuore ammalato. Il dispositivo, impiantato solo in altri 42 pazienti a livello mondiale e utilizzato in via sperimentale, assomiglia a una pila ministilo. La sua funzione è di pompare 4 litri di sangue al minuto. «I primi dati della sperimentazione mostrano che l’impianto della micro pompa porta un beneficio immediato» , dice Giuseppe Tarelli, codirettore di Ecocardiochirurgia, il congresso in corso a Milano che riunisce i più importanti medici cardiovascolari. Il mini cuore, per ora non in commercio, è una possibilità di cura che va ad aggiungersi a farmaci, defibrillatori, pacemaker biventricolari, fino ai trapianti. Per inserirlo basta un’incisione di ridotte dimensioni sul torace. Spiega Ettore Vitali, alla guida del Dipartimento cardiovascolare dell’Humanitas: «La pila ministilo rappresenta un’evoluzione rispetto agli attuali dispositivi di assistenza ventricolare (Vad) di dimensioni più ingombranti» . Appena uscito dall’ospedale Giuseppe Todisco è andato dalla sarta per farsi confezionare su misura due gilet con ampie tasche. Gli indumenti servono a contenere le pile che alimentano il cuore artificiale (due batterie ricaricabili con una durata complessiva di 18 ore). In più, a tracolla, il paziente porta un minuscolo computer collegato da un filo al mini cuore artificiale. Di notte, la soluzione sta nel collegare direttamente i dispositivi alla corrente elettrica. Lo scompenso cardiaco in Italia colpisce un milione di pazienti, con un’età media di 75 anni. «Prima di essere operato non riuscivo più neppure a respirare e dormivo seduto— racconta Todisco —. Per fare 100 metri mi dovevo fermare quattro/cinque volte. Ora posso guardare al futuro con speranza» .
Simona Ravizza