Edoardo Narduzzi, ItaliaOggi 24/3/2011, 24 marzo 2011
BOOM SVEDESE: IL PIL CRESCE COME IN CINA
La Svezia corre veloce e ormai cresce quasi come la Cina. Può sorprendere i più, ma nell’ultimo trimestre del 2010 il Pil dell’economia scandinava è salito dell’1,2%, mettendo a segno, su base annua, un incredibile rialzo del +7,3%. Un dato davvero strabiliante per il Vecchio continente soprattutto perché realizzato da un’economia senza materie prime, a differenza della Norvegia, che ha fatto della valorizzazione del capitale umano un suo punto di forza. Anche in Europa, quindi, si possono creare le condizioni per poter essere competitivi nell’economia globale e per non restare schiacciati dall’avanzata delle economie emergenti. Il boom svedese, peraltro, è interessante anche per il resto d’Europa. La Svezia, dopo un intero secondo dopoguerra monopolizzato da governi socialdemocratici, è oggi gestita per la seconda legislatura da un esecutivo liberista. Ha privatizzato gli ospedali di Stoccolma, modernizzato il mercato del lavoro, attuato investimenti innovativi nei beni pubblici più preziosi nell’economia della conoscenza contemporanea – formazione e infrastrutture tecnologiche, riformato le pensioni. La Svezia, che da sempre è identificata come il paese tipo del fenomeno «alta tassazione-elevata spesa pubblica», oggi intermedia con il bilancio pubblico una percentuale di ricchezza annualmente prodotta non dissimile da quella italiana o francese: il 52,7% del Pil in Svezia nel 2009 è stato «prodotto» da spesa pubblica, contro il 51,9% in Italia e il 56% in Francia. Cifre che certificano perfettamente la rivoluzione, relativamente silenziosa, che si è prodotta nel più popoloso e importante paese scandinavo. La Svezia ha puntato a riqualificare al massimo la spesa pubblica per aiutare la specializzazione produttiva del paese nel nuovo contesto globale. Creare capitale umano qualificato e imprese capaci di produrre e, soprattutto, esportare beni e prodotti incorporanti tecnologia e conoscenza specialistica. I dati sulla velocità della crescita dell’economia svedese testimoniano quanto bene questa operazione sia riuscita. La Svezia esporta beni e servizi che gli asiatici non sanno ancora produrre altrettanto bene; accumula risorse che investe, anche tramite una efficiente pubblica amministrazione, nei fattori produttivi indispensabili da avere nel contesto globalizzato contemporaneo. Ma l’esempio riformista svedese testimonia anche come la struttura novecentesca del welfare state europeo sia insostenibile. L’Italia è il paese avanzato che spende di più in pensioni, il 14,1% del suo Pil, fotografia di un welfare parassitario pensato per «comprare» consenso da parte della politica tramite spesa pubblica scaricata sulle generazioni future. Un esercizio non più praticabile oggi.