
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La storia di Caterina Socci, 24 anni, bella occhi scuri e riccioli neri, figlia del giornalista Antonio Socci: lo scorso 12 settembre, alle nove e mezza di sera, un infarto le ferma il cuore per un’ora e mezza. I danni sono in ogni caso immensi, però i medici la tengono in vita e adesso si può quasi dire che è risorta, anche se si tratta di una paziente sempre gravissima… Socci ci ha scritto su un libro (Caterina, diario di un padre nella tempesta, Rizzoli), i cui proventi andranno tutti in beneficenza.
• È il caso Englaro che ritorna…
Molto relativamente, perché ogni paziente, e specialmente ogni paziente di questo tipo, ha la sua croce. Però sì, pensiamo tutti a Eluana, quando leggiamo storie come questa, e alla facilità con cui all’epoca questi e quelli presero posizione ciascuno dichiarandosi certo (protervamente certo) della propria verità.
• Come è avvenuto il recupero di Caterina?
Subito dopo la disgrazia il padre Antonio scrisse sul suo blog: «C’è una cosa importantissima e preziosissima che si può fare: pregare!». Da quelle poche parole, attorno a Caterina «si crea una straordinaria catena di solidarietà e di preghiera». Nei primi cinque mesi vengono celebrate almeno quattrocento messe per la sua guarigione, in famiglia e in vari santuari del mondo: da Santiago di Compostela a Fatima, da Loreto a Guadalupe, dalla Divina Misericordia di Assisi a San Pietro a Roma, fino alle sperdute missioni dell’Africa profonda. Il 16 settembre Caterina riapre gli occhi per la prima volta, il 13 ottobre, a causa di complicanze gravissime, di nuovo rischia la vita e viene ripresa per i capelli, il 3 gennaio risponde per la prima volta quando la si chiama («Risponde con un semplice “ah”, ma riesce a esprimere molto chiaramente la sua riposta»). Il 7 gennaio Socci prega «ardentemente che Gesù ci dia un segno certo che Caterina capisce». Uscendo dalla chiesa ed entrando nella stanza della figlia, vede «Caterina a letto e Alessandra al suo fianco che stanno ridendo a crepapelle! […] Cosa è successo? Da giorni provavamo a leggere qualche pagina a Caterina. Era dunque accaduto che Alessandra quel pomeriggio stava leggendo a voce alta Il giovane Holden di Salinger e, arrivata a un punto in cui il romanzo ha un paio di battute, Caterina è scoppiata a ridere di colpo […] Solo oggi ci siamo resi conto che dal 3 gennaio Caterina ha fatto un passo decisivo. In qualche modo potremmo dire: è tornata».
• In che consiste questo ritorno?
Scrive Socci: «Si è svegliata dal coma ed ora è cosciente e presente. In barba anche a quanto previsto da certi neurologi… Certo la situazione è ancora drammatica, Cate ha un lunghissimo e faticoso lavoro di riabilitazione e recupero da affrontare. Ma noi speriamo e crediamo che la madre di Dio, dopo aver iniziato questo miracolo, porti a compimento l’opera».
• Ma veramente lei crede che Caterina sia stata salvata dalle preghiere di tanti fedeli? La scienza che cosa dice?
Lo scorso novembre i giornali parlarono del caso di Rom Houben, un belga in coma dal 1983 che improvvisamente sembrava esser tornato cosciente e in grado di comunicare. Si scoprì poi che i segnali di vita provenivano soprattutto dalla terapista che gli teneva una mano. C’è però il caso di un ragazzo belga in stato vegetativo da cinque anni, di cui i medici sono riusciti a leggere l’attività cerebrale mediante una forma avanzata di risonanza magnetica funzionale. Il ragazzo ha risposto correttamente (“sì” e “no”) a sei domande.
• Che cosa si intende, esattamente, per “stato vegetativo”?
L’incoscienza totale, l’incomunicabilità assoluta. Anche se, il gruppo di lavoro istituito dal ministero della Sanità dopo il caso di Eluana, sostiene che «non si può escludere la presenza di elementi di coscienza» nei pazienti in stato vegetativo. In Italia ci sono 2.500 persone in queste condizioni. Il 40% dei casi deriva da malattie vascolari (come Caterina), il 21,7% da traumi, il resto da altre patologie. Il risveglio più clamoroso fu quello dell’americano Terry Wallis: dopo 19 anni anni di coma disse “mamma” e dopo poco tempo ricominciò a parlare. I medici hanno poi scoperto che un minimo di attività cerebrale era sempre rimasta e che i due emisferi a un certo punto erano stati ricollegati da un lavoro segreto e paziente dell’organismo. La settimana scorsa s’è molto parlato del caso di Richard Rudd, che aveva espresso la volontà di morire se si fosse trovato in quella condizione e l’ha poi negata movendo gli occhi – presente la Bbc – quando sono venuti a staccargli la spina. «Un conto è la volontà espressa quando si è in piena salute – ha commentato il padre Michele Aramini – un altro è quando si deve decidere sentendosi fragilissimi e con la vita appesa a un filo». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/7/2010]
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