Nino Sunseri, Libero 18/7/2010, 18 luglio 2010
CACAO MERAVIGLIAO
Se va avanti così ”il cibo degli dei” sarà accessibile, fra un po’, solo alle divinità dell’Olimpo. Tutti gli altri dovremo accontarci di guardare le vetrine delle pasticcerie perché il prezzo di cioccolatini, torte, mousse e dolcezze assimilate potrebbe diventare inaccessibile ai comuni mortali.
BORSA RECORD
Alla Borsa di Londra la quotazione del cacao ha raggiunto la soglia di 2.732 sterline per tonnellata. Negli ultimi trentatre anni non era mai arrivato tanto in alto. La progressione è impressionante: in tre giorni, il listino è salito del 17 per cento.
Come se non bastasse un operatore ha ritirato 230 mila tonnellate di merce svuotando i magazzini della Borsa londinese. Considerando che il prossimo raccolto in Costa d’Avorio (maggior produttore mondiale con una quota del 40%) arriverà in autunno c’è da preoccuparsi per il costo del cono al cioccolato. Potrebbe diventare un autentico lusso. I produttori stanno utilizzando le scorte e già l’impianto di macinazione di Amburgo, il più grande d’Europa, ha alzato la produzione da 35 mila a 100 mila tonnellate. Una situazione che desta apprensione tra le
multinazionali del cioccolato. La scorsa settimana è arrivata una lettera di protesta ai vertici della Borsa di Londra. A firmarla i capi delle sedici principali aziende del settore (svizzeri, francesi ma c’è anche la nostra Ferrero) che accusano i vigilantes del mercato di aver chiuso gli occhi dinanzi alla speculazione.
Non sarebbe nemmeno la prima volta sul mercato delle materie prime. Vent’anni fa ci provò Raul Gardini al Cbot di Chicago con la soia. Prima ancora i mitici fratelli Hunt (Nelson Bunker e William Herbert) con l’argento di cui arrivarono a controllare il 65% della pro-
duzione mondiale. L’idea è sempre la stessa: rastrellare tutta la merce disponibile (o gran parte) e mandare gli altri in corner.
CONCORRENZA
Vuol dire mettere i concorrenti all’angolo e costringerli a pagare qualunque cifra per ottenere la merce di cui hanno bisogno per la loro attività.
I fratelli Hunt ci rimisero il patrimonio perchè, nonostante le loro manipolazioni, il prezzo dell’argento crollò da da 52 a 10 dollari. Gardini perché ricevette dalle autorità della Borsa di Chicago l’ordine di vendere forzatamente tutta la soia che aveva accumulato. Fu l’inizio della fine per il ”contadino”. Ben prima di Enimont.
Sta succedendo la stessa cosa sul cacao? Certo precedenti tanto disgraziati dovrebbero imporre un po’ di prudenza anche agli speculatori più assatanati. Ma non si può mai sapere. Tanto più che quest’anno la fornitura di cacao è scesa. Non tanto a causa della pioggia quanto del petrolio. In primavera c’è stato un sciopero durissimo in Costa d’Avorio a causa dell’aumento del carburante. I trasportatori hanno incrociato le braccia rifiutandosi di portare il cacao dalle piantagioni al porto di Abidjan dove le navi stavano aspettando.
LA SFIDA DI BOLLOR
Fra i pochi a trarre profitto da questa situazione, a quanto pare, è stato Vincent Bollorè, vecchia conoscenza della finanza italiana con le sue partecipazioni in Mediobanca e Generali. Il suo gruppo controlla l’8% della produzione della Costa d’Avorio e Bollorè è uomo che si intende di materie prime non meno che di finanza. Che gli utili ricavati dal cacao gli servano per accumulare altre azioni Generali? Come escluderlo. Speriamo solo di non dover pagare noi il conto privandoci del cono di cioccolato a Ferragosto.