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 2010  luglio 18 Domenica calendario

CONTADINI, UN VOTO PER DIO - LA PROMESSA ERA CHIARA. «LA FEDERAZIONE - è

scritto nel numero uno de Il Coltivatore, bollettino dei coltivatori diretti, primo gennaio 1945, lire due - è APOLITICA, cioè non si occupa di politica. La politica la fanno i partiti. Alla Federazione non interessa che tu sia monarchico o repubblicano, comunista o democratico cristiano, socialista…». Una promessa subito dimenticata. «Nessuna meraviglia. La Federazione nazionale dei coltivatori diretti - dice Nunzio Primavera, storico e archivista di quella che oggi è la Coldiretti - è stata fondata nell´ottobre 1944 da Paolo Bonomi in pieno accordo con Alcide De Gasperi. Pio XII l´ha fortemente voluta, per realizzare quella Rerum Novarum che incoraggiava la formazione di associazioni cristiane di lavoratori. A stretto contatto con Bonomi c´era l´allora pro segretario di Stato monsignor Giovanni Battista Montini. Insomma, il progetto era chiaro: i comunisti avevano già le fabbriche, non potevano conquistare anche le campagne. Doveva nascere quella che Aldo Moro, al congresso di Napoli della Dc, avrebbe definito "la proiezione della Democrazia cristiana nelle campagne". La Coldiretti è stata la vera "diga verde" contro il comunismo».
Nasceva cent´anni fa, a Romentino di Novara, l´uomo che ha inventato il contadino di Dio. Paolo Bonomi - sarà ricordato nei prossimi giorni al Quirinale - sceglie il coltivatore diretto, spaventato dai braccianti da una parte e da agrari e latifondisti dall´altra, e lo lega a due pilastri: la Chiesa e la Democrazia cristiana. I «lavoratori che non misurano le ore della loro fatica» non debbono mescolarsi ai lavoratori delle fabbriche che guardano a Mosca e deve difendere la proprietà della sua terra e - Bollettino numero 7, primo aprile 1948, lire 12 - «la Religione, la Patria, la Famiglia». Sono anni durissimi, quelli dell´immediato dopoguerra. La produzione agricola è inferiore del quaranta per cento a quella del 1938, con settecentomila ettari seminativi distrutti dal conflitto. Il Bollettino del 16 agosto 1945 annuncia che verranno «immesse al consumo 9.500.000 paia di scarpe», e parte di queste verranno date ai contadini che portano il grano all´ammasso, per integrare un prezzo troppo basso. Il grano viene pagato anche con lane e tessuti. Paglia e foraggi possono essere imballati «con un solo filo», perché manca il «filo di ferro cotto nero». Per fortuna il Comando alleato mette a disposizione «un notevole quantitativo di cavalli e muli dissequestrati».
La scelta «apolitica» non è più nemmeno un ricordo. «18 Aprile: votare. Non inganni - annuncia Il Coltivatore del 22 marzo 1948 - non blandizie, non minacce verranno a distogliere gli italiani dal compiere il loro dovere. Per la pace della tua famiglia, contro il comunismo, vota Democrazia cristiana». Il Fronte è battuto («I coltivatori diretti di tutta Italia hanno scelto il loro posto senza lasciarsi allettare dalle false lusinghe della tirannide») e la Coltivatori diretti porta ventitré deputati alla Camera assieme a tre senatori. La Chiesa ringrazia. Per mantenere il cemento fra religione, patria e famiglia il coltivatore non deve lasciare la campagna. «Nella genuina civiltà rurale - aveva annunciato ai coltivatori Pio XII nell´aula delle benedizioni già il 15 novembre 1946 - ci sono laboriosità, semplicità e schiettezza di vita; rispetto dell´autorità, anzitutto dei genitori; amore di patria e fedeltà alle tradizioni…».
Bisogna restare sulla terra anche se «già più volte nella storia le grida incomposte di sobillatori hanno reso le popolazioni delle campagne schiave di un dominio da cui esse intimamente rifuggivano, e oggetto inconsapevole di sfruttamento». Ma la città è il diavolo. Lì lo stesso capitale, «abdicando la sua stessa missione di promuovere il bene della società, fa scintillare l´oro e una vita di piacere dinanzi agli occhi abbagliati del lavoratore dei campi, per indurlo ad abbandonare la terra e perdere nella città, che non gli risparmia il più delle volte se non delusioni, i risparmi laboriosamente accumulati, e non di rado anche la salute, le forze, la gioia, l´onore, la stessa anima».
L´allarme viene rinnovato. «I lauti guadagni delle città - Pio XII, basilica vaticana, 11 aprile 1956 - sono decimati dalle facili occasioni di spreco. Gli spettacolari divertimenti non valgono la serenità delle ore trascorse nella pace familiare; né l´abbondanza di comodità vale il sacrificio dell´indipendenza, della sanità, della sicurezza del domani, prerogative queste della vita rurale».
La Chiesa protegge, la Dc - annuncia Il Coltivatore - mantiene le promesse. Nel 1952 arriva la riforma agraria, con tre milioni di ettari che dal latifondo passano in proprietà dei coltivatori diretti. Per la prima volta in campagna arrivano la mutua e l´assistenza malattia, gli assegni familiari, la tutela della maternità, la pensione di vecchiaia. «Aumento delle pensioni. Il governo monocolore democristiano ha deciso gli aumenti. Al di sotto dei 65 anni 26.000 lire al mese, al di sopra, 26.000 lire al mese. Un´altra promessa fatta dal governo alla Coltivatori è stata mantenuta».
Negli anni Sessanta e Settanta arrivano a sei milioni i soci della Confederazione dei coltivatori. Poi arriveranno però anche lo scandalo della Federconsorzi, Mani pulite, la fine della Dc. Oggi la Coldiretti parla poco del suo passato, forse per non ricordare il cemento che l´univa allo Scudo crociato. Solida invece l´unione con la Chiesa. Ogni federazione provinciale ha un sacerdote come assistente ecclesiastico. Nel giorno del ringraziamento per il raccolto dei campi, ogni settembre, si riempiono le piazze e i sagrati. I prodotti della terra vengono portati sugli altari. I contadini di Dio non dimenticano le loro radici.