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 2010  luglio 18 Domenica calendario

VIA I TESCHI DI LOMBROSO

Mille chilometri da Rione Sanità a San Salvario. Destinazione il museo di Anatomia criminale intitolato a Cesare Lombroso. l’impresa eroica di don Antonio Loffredo, da dieci anni parroco della storica chiesa Santa Maria della Sanità che dà il nome a uno dei più noti quartiere di Napoli. Ha abbandonato per un giorno i propri parrocchiani per venire a Torino.
Nella canicola estiva ha visitato quello che chiama il «luogo degli orrori», in via Pietro Giuria, il museo dove secondo il sacerdote sono conservati ottocento teschi di briganti meridionali. Briganti per i Savoia, non certo per la gente del sud che vede in loro i partigiani di una terra colonizzata o, nel caso peggiore, dei poveri diavoli costretti a rubare.
«Tutti hanno diritto a essere seppelliti», è indignato don Antonio mentre impartisce una benedizione alle fila di crani in esposizione nella sala centrale del Museo. A nulla valgono le ragioni del direttore Silvano Montaldo, secondo cui non c’è un fondamento storico per dire che quelli sono i briganti del sud combattuti dall’esercito savoiardo. «Abbiamo 904 reperti umani, ma è impossibile ricostruirne l’identità - spiega -. Soltanto una ventina quelli del meridione».
Pochi forse, ma abbastanza per giustificare la presenza dell’onorevole messinese dell’Idv Domenico Scilipoti, in visita istituzionale con una delegazione di una ventina di simpatizzanti. «Tutto pagato con il mio stipendio da parlamentare», ci tiene a sottolineare Scilipoti in risposta alle polemiche sorte intorno al suo viaggio.
Togliere il nome di Lombroso dalle vie, sostituire gli scheletri con dei calchi per dare finalmente il meritato riposo ai «criminali» ed eliminare dalle didascalie nome e luogo di provenienza delle ossa è la proposta dell’onorevole, condivisa dall’ala moderata della delegazione.
Fra questi Amedeo Colacino, sindaco di Motta Santa Lucia, stesso paese e stessa famiglia di quel Giuseppe Villella il cui cranio ha dato il via alla teoria sull’atavismo di Lombroso. «Vorrei riportarlo a Catanzaro per seppellirlo - dice -. Sono un suo pronipote e ne ho diritto».
Più drastico il comitato scientifico per la chiusura del Museo Lombroso: « una vergogna - dice Domenico Ianantuoni -. Il museo celebra il razzismo di un folle».