MARIA CORBI, La Stampa 18/7/2010, pagina 5, 18 luglio 2010
SILVIO A TOR CRESCENZA: MI SPOSTATE QUELLE CORAZZE SPAGNOLE?
Un’ estate da castellano per Silvio Berlusconi che ieri ha passato la sua prima giornata qui, in questo borgo a due passi dal centro di Roma, zona nord, dove svetta il castello medievale di Tor Crescenza, roccaforte per matrimoni vip. Almeno fino ad oggi. Trasformato nel simbolo di un governo che non va in vacanza. Uno spot politico, certo, ma anche estetico. Fu la famiglia Crescenzi a far costruire il castello nella prima metà del XV secolo, nel luogo dove sorgeva nell’anno Mille una torre di avvistamento sul feudo. Ed oggi a vigilare su questa estate romana del premier c’è un esercito di body guard. Macchine con i vetri oscurati che entrano ed escono sono state avvistate anche venerdì notte. Mistero su chi ci fosse dentro.
Eccolo il viale delle rose curato personalmente dalla proprietaria, Donna Sofia Borghese Ferrari Sardagna di Neuburg e Hohenstein, figlia del Principe Scipione Borghese e discendente di Papa Paolo V, la vecchia serra che a volte viene trasformata in cappella per «Si» particolarmente vip, la bandiera con i colori di famiglia che sventola su una delle torri.
Il viale porta alle Corti e alla piazzetta, luogo adatto agli aperitivi, alle chiacchiere all’ombra e alla lettura dei giornali a cui si è dedicato il premier ieri mattina con in sottofondo il suono dell’acqua delle fontane. Le «Jardin d’hiver», è il chiostro interno, cuore del Castello, coperto nei primi del ’900 con una struttura in ferro e vetro, per formare un giardino di piante tropicali, un salone che può ospitare 300 persone e che Leonardo Di Caprio ha voluto per una sua festa romana. Corazze in gusto spagnolo osservano e inquietano un po’. Berlusconi avrebbe preferito toglierle, confida un fornitore che sembra sapere molte cose: «In questi mesi il premier è venuto spesso».
Il salotto dove si riceve ha affreschi sul soffitto a volta e alle pareti, e un grande camino in peperino. Una grande scala in pietra, tra lance e armature, conduce agli appartamenti privati, il piano nobile requisito dal premier, che si aprono su una galleria rinascimentale di rappresentanza. Due dipinti attribuiti a Pietro Longhi, rappresentano il battesimo di Gesù e la predica di San Giovanni. La camera di Berlusconi è quella che affaccia sui campi da Golf del «Parco di Roma», una sconfinata distesa di verde dipinta da grandi artisti come Claude Lorrain e Nicolas Poussin. Le altre otto suite sono per il seguito.
Un amore a prima vista quello di Berlusconi per questo castello che sembra descritto da Perrault. Dieci anni fa ci venne a cena e spesso è stato ospite di ricevimenti. L’ultima volta ci è stato a marzo quando ha voluto tenere qui una riunione di partito, invocando l’unità del Pdl. Cena infinta con il catering che serve in esclusiva il castello e che è del genero di Gianni Letta, il «Relais le Jardin».
Berlusconi ha sempre tentato di farselo vendere. «Qualsiasi cifra, dillo a tua moglie», era il suo ritornello al conte Fabrizio Sardagna Ferrari, marito della principessa. Offerta ripetuta più volta negli ultini mesi dopo che gli scandali hanno rotto l’idillo con villa Certosa in Costa Smeralda. Ma donna Sofia è stata chiara: mai. Anche se questo non basta a tranquillizzare le future spose sull’orlo di una crisi di nervi nel vedere presidiato dal premier il luogo sognato per il loro «sì», sulle orme di icone da vippaio come Ilary Blasi e Francesco Totti o Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci.
E non importa che per coronare il desiderio occorresse spendere 8mila euro solo per l’affitto di una serata. Molto di più se si vuole passare la prima notte nella stanza «Oro» dove hanno dormito Charlize Theron, Kirk Douglas, Sean Connery, il principe Carlo d’Inghilterra e Ray Charles. Basta fare due conti per capire che la principessa Borghese sta facendo un bel regalo a Berlusconi visto che ha chiarito: «non c’è nessun affitto, nessun contratto». Berlusconi sarà suo ospite, immerso in una favola, sperando nel lieto fine. E soprattutto che a mezzanotte il principe non si trasformi in zucca.