
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I dieci italiani della Buccaneer, sequestrati dai pirati in aprile e tornati liberi domenica sera, dovrebbero essere a casa intorno a Ferragosto. Mentre scriviamo sono in viaggio verso Gibuti, scortati dalla nave militare San Giorgio. Hanno però già telefonato a casa e i loro familiari, parlando con i giornalisti, hanno riferito il contenuto delle telefonate, struggenti e semplici. Per esempio. «Siamo liberi! Mamma, mi vuoi bene?» (Giovanni Vollaro alla madre Patrizia, che ha risposto: «Sei la mia vita, Giovanni»). Oppure: «Maria Rosaria, sono io. Finalmente è finita, siamo in salvo. Dài, passami le bambine» (Vincenzo Montella alla moglie). Intanto nei paesi dei nostri marinai si preparano grandi festeggiamenti: a Ercolano hanno già sparato i fuochi per la ritrovata libertà di Bernardo Borrelli, i sindaci sono mobilitati a Torre del Greco, Ortona, Molfetta, Gaeta, San Benedetto del Tronto, Mazara del Vallo. Non dobbiamo poi dimenticare che a bordo c’erano anche sei rumeni: liberi, e felici, anche loro.
• Il riscatto è stato pagato o no?
Il ministro Frattini nega il pagamento e dice che la liberazione è il frutto di un’intensa attività diplomatica. Potrebbe essere vero: un modo per sbarazzarsi della pirateria è quello di dar soldi al governo somalo perché si faccia valere. I denari in questo modo si chiamano ”aiuti” e da aprile ad oggi il governo di Mogadiscio avrebbe ricevuto più di 200 milioni di dollari, versati non solo da noi, ma da tutta la comunità internazionale. D’altra parte gli stessi pirati dicono di aver incassato, dal sequestro della Buccaneer , 4 milioni di euro o, secondo un’altra fonte, 5 milioni di euro. Andrew Mwangura, coordinatore del gruppo marittimo regionale ’East African Seafarers’ Assistance Programme’, conferma i 5 milioni. Dice: «Ieri sera stavano contando i soldi». Potrebbe essere vero, ma potrebbe anche essere falso: i pirati hanno interesse a far sapere alla famosa comunità internazionale che di lì non si passa senza tirar fuori i soldi. Che alcuni dicano quattro e altri cinque potrebbe confermare quello che si dice da parecchie settimane: i pirati si sono divisi per bande e si fanno anche la guerra tra loro.
• Come mai?
C’è un bottino enorme da spartirsi. Le cifre ufficiali parlano, per la Somalia, di una cinquantina di milioni di dollari all’anno, ma a maggio è stato portato in America, ben ammanettato, uno di questi banditi, di nome Abshir Boyah e costui ha detto che in un anno e mezzo il bottino dei sequestri è stato pari a 100 milioni di dollari. Boyah, intervistato dal New York Times , ha pure detto che è nato un forte sentimento nazionale contrario alla pirateria che avrebbe introdotto nelle città, secondo le accuse dei capi religiosi, droga, alcool, risse di strada, Aids.
• Una versione che ha senso?
Sì. Gli unici che sono riusciti a mettere la pirateria con le spalle al muro e a farla sparire dalla circolazione sono stati i terribili fondamentalisti delle corti islamiche: sei mesi di governo e mari tranquilli. Una lezione su cui l’Occidente dovrebbe fare qualche riflessione: anche in Afghanistan l’oppio sparì dalla circolazione quando presero il potere i talebani. Dunque i capi religiosi possono effettivamente essere un deterrente. In ogni caso: cacciati i fondamentalisti delle corti islamiche dalla Somalia, è ricominciato l’assalto alle navi. La Buccaneer era lunga 75 metri e l’hanno presa con un gommone. La Sirius Star, una petroliera di 335 metri che portava due milioni di barili di petrolio, aveva deciso di circumnavigare l’Africa per evitare l’arrembaggio e i pirati l’hanno catturata lo stesso, andandola a prendere a 450 miglia dalla costa. In questa prima metà dell’anno gli atti di pirateria sono stati 115 e di questi 27 hanno avuto successo. In questo momento, stanno alla fonda a Laasquoray o in altri porti del Puntland 13 navi. Gli ostaggi ancora prigionieri sono 200.
• Perché i Paesi di tutto il mondo non si mettono d’accordo e fanno azione comune contro la pirateria?
E’ difficile. Intanto non c’è solo la Somalia. L’80 per cento di tutte le merci viaggia per mare, per un ingombro di 6 miliardi di tonnellate cubiche di cargo all’anno. Il 75 per cento di questa roba passa obbligatoriamente attraverso cinque strozzature: Panama, Suez, Gibilterra, Hormuz, Malacca. La metà di tutti i colpi avviene nella zona dello stretto di Malacca, tra Singapore e la Malesia. Il campo del possibile pattugliamento è enorme. Poi, una volta catturati, i pirati andrebbero processati e messi in prigione. E applicando quale diritto? Inoltre i Paesi di fronte ai quali si dovrebbe pattugliare farebbero di sicuro molta resistenza.
• Ma quanto guadagnano i pirati di tutto il mondo con le loro malefatte?
Quattrocento milioni di euro la settimana. 22 miliardi l’anno. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/8/2009]
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