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 2009  agosto 11 Martedì calendario

ORA IL VIP VA A CURARSI IN UGANDA

Persino Angelina Jolie ha partorito in Africa. In Namibia, per l’esattezza, e nemmeno nella capitale, ma nella clinica di una cittadina che non conta più di 35mila abitanti. Questo dettaglio doveva averlo bene in testa l’amministratore delegato di African Medical Investment plc, quando a marzo ha attrezzato il Boutique hospital di Dar es Salaam, in Tanzania, con una sala per il parto in acqua. Angelina non ne avrebbe potuto usufruire, perché il suo travaglio è finito in un cesareo. Ma altre donne americane, europee, o dell’upper class africana potrebbero essere interessate.
African Medical è una società quotata all’Alternative Investment market della Borsa di Londra. piccola, ma molto aggressiva.
La sua prima operazione è stata quella di acquisire la VIP Healthcare, che opera in Sudafrica e in Zimbabwe e che già nel nome dice tutto: fornire cure ospedaliere ai privati che se lo possono permettere economicamente. Meglio se turisti. Da qui, al cosiddetto turismo medico, il passo è breve.
Il Boutique hospital di Dar es Salaam è riuscito ad assicurare profitti alla capogruppo già dopo quattro mesi dal taglio del nastro. Per questo African Medical già pensa di investire altrove. In Mozambico, dove ha già individuato una proprietà vista mare nel distretto di Polana, a Maputo. Ma anche nella provincia congolese del Katanga, ad Algeri, ad Alessandria d’Egitto e a Lusaka, nello Zambia.L’obiettivo è quello di dieci nuove cliniche nei prossimi tre anni.
Dopo essere decollato in India, in Thailandia e nell’Est Europa - tanto per citare alcune tra le mete più gettonate- il business del turismo medico sta contagiando anche l’Africa. Un continente che è tutto meno che all’avanguardia in fatto di strutture ospedaliere. Una terra dove le cure sanitarie per tutti sono un miraggio e, quando ci sono, vengono prestate in condizioni estreme. Eppure, ironia della sorte, sono molti gli stati africani che preferiscono attrarre chi viaggia in cerca di cure a prezzo scontato, prima ancora che pianificare una riforma sanitaria diffusa. Gli americani di Omma Heal-tcare, think thank specializzato nella realizzazione di ospedali all’avanguardia,hanno appena siglato un’intesa con il governo dello stato del Cross River, in Nigeria, per costruire a Calabar un ospedale che abbia standard qua-litativi tra i più elevati al mondo. Destinatari saranno gli operatori stranieri del petrolio che vivono e lavorano in loco, ma anchee dichiaratamente - i cosiddetti viaggiatori della salute. Che possono anche essere gli africani stessi: si stima, ad esempio, che ogni anno 18mila nigeriani ricchi si rechino all’estero in cerca di cure di qualità. In Kenya questa fetta di domanda non intercettata è il 5% della popolazione.
L’Uganda Investment Authority, il braccio operativo del governo di Kampala per l’attrazione degli investimenti, è in prima fila. A tutti i potenziali partner ricorda un dato: un bypass negli Usa costa 150mila dollari, in Asia 14mila, mentre i medici ugandesi lo fanno per soli 7mila. Sul piatto Kampala mette anche un esercito di dottori che hanno studiato all’estero e che parlano perfettamente inglese. Alcuni, ricorda il sito web dell’agenzia, anche con una discreta esperienza in tema di fecondazione in vitro,strizzando così l’occhio a uno dei più noti motivi di fuga da certi paesi europei in cerca di assistenza sanitaria. Quello delle coppie che non riescono ad avere figli. Il cocktail che si cerca di offrire, insomma, è un misto di interventi altrove troppo costosi, o addirittura non ammessi, conditi con strutture d’alto livello,camere vip,e possibilità di escursioni in scampoli di paradisi mozzafiato. L’Uganda, del resto, vanta alcune tra le cascate più belle del continente.