Gianni Clerici, la Repubblica 11/8/2009, 11 agosto 2009
MAI NESSUNA COME LA PENNETTA EFFETTO DONNA ANCHE NEL TENNIS
Un successo storico, tanti calcoli per entrare nella Top 10
Mancava alle azzurre un torneo come Los Angeles, consacrato da Jack Kramer
Se arriva ai quarti di Cincinnati può trovare un posto tra le prime: Williams permettendo
Non intendo certo riferirmi alla piscina, se ribadisco una volta di più che affermazioni simili a quella di Flavia Pennetta nascono nella scia non solo della Pellegrini, ma di un modo di essere nuovo delle nostre ragazze, una sorta di «yes, we can» sportivo. Nel caso di Flavia, di chi manovra racchette, il miraggio non è certo l´oro, ma quel sofisticato club delle First Ten, che nel nostro gioco significa eccellenza.
E´, il Club delle Prime Dieci, un miraggio che ben tre delle nostre - Flavia stessa, e Francesca Schiavone, e Silvia Farina - hanno soltanto intravisto, respinte mentre già occhieggiavano da porte, se non spalancate, semiaperte. Questa volta, la mia amata Piccola Penna vi si avvicina, con una vittoria in un torneo che, se non è Slam, non sta molto lontano: quel torneo di Los Angeles che sempre fu, dopo New York, una capitale tennistica, su fondi in cemento tanto diversi dai lawn, dai prati d´antan della Costa Orientale. Torneo nato insieme alla Wills, Helen degli otto Wimbledon, donna terribilissima, capace di scacciare, un dì, un ladro a fucilate. O anche di un Jack Kramer che - da storico visionario - continuo a ritenere migliore di Federer e Nadal messi insieme.
Su simili durissimi court, Flavia ha vinto il suo torneo più importante, e anche il più importante che fosse mai toccato a un´italiana. C´erano, nel sorteggio californiano, cinque delle Prime Dieci, o forse sarebbe meglio dire sei delle prime undici, considerando la presenza della ex vincitrice del Roland Garros Ana Ivanovic, che oggi precede la Penna, dodicesima, di soli venticinque punti. Con il suo tennis insieme geometrico e creativo, Flavia si è permessa di lasciare non più di sette games a testa alla N.10 Nadia Petrova, e alla N.7 Vera Zvonareva. E´ stata poi la volta della rientrante Maria Sharapova, che sospetto valga qualcosa di più del N.61 che le assegna stupidamente quel robot del computer. Arrivata alla finale, Piccola Penna ha dimostrato di saper metabolizzare simili risultati, lasciando solo sette games all´australiana Stosur, una attaccante ipermuscolata che la nostra ha sforacchiato col suo passante bimane.
Torneo, si vede dai risultati, entusiasmante, e ipotesi futuribili a cura degli specialisti contabili, quali Spalluto e Marianantoni. Meno versato in aritmetica, mi limito a riferire che Flavia, nel prossimo torneo di Cincy, come gli americani vezzosamente definiscono Cincinnati, dovrebbe quantomeno raggiungere i quarti di finale, che assegnano duecento punti. Nei primi due turni la nostra eroina avrà un´avversaria non difficile quale la Morita, e un´altra pericolosetta quale la vincente di Szavay- Radwanska. Il terzo turno le dovrebbe assegnare addirittura Venus Williams, con la quale Flavia ha sin qui diviso i sei match disputati.
Questa difficile prospettiva si interseca però con la posizione della decima attuale, la Petrova, che ora la sopravanza, ma sarà costretta a incubi notturni per la necessità di difendere i duecentottanta punti del successo dello scorso anno nello stesso torneo. Simili ipotesi, certo non facili anche per il lettore aficionado, si complicano vieppiù in seguito a considerazioni che riguardano anche la Ivanovic, che sta ora dodici punticini davanti alla Pennetta: e alla interferenza della Bartoli, che attende il ritorno in competizione di mamma Kim Clijsters. Sia come sia, non è difficile ritenere quello della Pennetta il miglior torneo mai disputato da una delle nostre, dal giorno in cui Silvano Lazzarino, da me chiamata Minnie, raggiunge le semi del Roland Garros: era il 1954.