Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  agosto 11 Martedì calendario

PER LE OPERE AL SUD IMPEGNI AL 22%

Lo Stato ha impegnato dal 2002 a oggi nelle grandi opere del Mezzogiorno 14 miliardi rispetto a un costo iniziale del programma della legge obiettivo nel Sud di 30,4 miliardi. La cifra è contenuta nell’allegato al Dpef varato lo scorso luglio. Nei sette anni della legge obiettivo, quindi, sono state finanziate e appaltate con risorse effettive metà delle grandi opere previste nel Sud. Lo stesso Dpef e il recente studio della Camera dei deputati sull’attuazione della legge obiettivo ricordano però che il Cipe ha aggiornato il costo del programma della legge obiettivo, portando gli investimenti al Sud a 61.271 milioni. La quota impegnata si abbassa così al 22,8%. Se infine si assume il dato stimato dal rapporto della Camera di un costo effettivo delle opere localizzate al Sud di 119 miliardi, la quota impegnata scende all’11,7 per cento.
Numeri significativi in linea astratta. Anzitutto perché le somme impegnate non sono ancora spese. Impegnate vuol dire che ci sono progetti, appalti affidati e risorse accantonate: per spenderle, però, passano anni. Di 16 general contractor che hanno cominciato a lavorare al sud dal 2002 a oggi, solo uno ha finito i lavori: il macrolotto della Salerno- Reggio da Sicignano e Atena. Uno è al 77% (Catania- Siracusa), uno al 50% (Gioia Tauro-Scilla). Tre sono fra il 10 e il 25 per cento, tre sotto il 5, sei sono fermi a zero (compreso il Ponte sullo Stretto).
Un dato ufficiale delle somme effettivamente erogate con la legge obiettivo non esiste, ma certamente non supera il 5-6% del programma. Lo conferma la relazione Cipe sullo stato di attuazione della legge obiettivo dello scorso marzo: a fine 2008 i mutui effettivamente attivati ammontavano a soli 8.836 milioni in tutta Italia.
Il problema della realizzazione di poche strategiche opere nel Sud resta. Berlusconi promette ora nuovi commissari e procedure eccezionali per accelerare. La linea del governo è che la questione meridionale sia, per una quota prevalente, questione infrastrutturale. Alle regioni si rimprovera di aver polverizzato la spesa con programmi inadeguati. La nuova agenzia per il Sud dovrebbe fare da stimolo.
Lo Stato non sembra però nella posizione di dare lezioni proprio perché ha polverizzato per primo. Più interessante allora prendere un gruppo di pochissime opere che maggioranza e opposizione riconoscono come prioritarie e vedere a che punto siamo.
Al primo posto per condivisione l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, che il Dpef 2002 prometteva di chiudere entro il 2006. Oggi la data di ultimazione lavori è al 2013 e sarà ancora aggiornata. Notevoli passi avanti nel finanziamento: con l’ultima quota Fas copre quasi tutti i 9.665 milioni del costo. Le difficoltà sono tutte in fase esecutiva, anche per la pressione della criminalità organizzata. Sono stati sospesi i certificati antimafia a una sessantina di subappaltatori. I general contractor e le associazioni imprenditoriali chiedono liste di imprese vagliate da prefetture e procure per superare l’impasse.
Ancora nel mondo dei sogni un’altra opera che tutte le forze politiche dicono di volere: la modernizzazione della ferrovia a sud dell’alta velocità, sull’asse Salerno- Reggio Calabria-PalermoCatania. La progettazione Fs è allo stato iniziale e al momento non ci sono risorse impegnate. Il costo è faraonico: 11.324 milioni.
Terza priorità condivisa è la statale 106 Jonica. L’Anas ha attivato da tempo il lavoro di progettazione, ma rispetto ai 15.338 milioni di costo aggiornato (studio Camera), la cifra impegnata riportata dal Dpef è di soli 770 milioni, nonostante siano avviati appalti per quasi tre miliardi.
Ci sono poi due opere più controverse, per altro ferme ai blocchi di partenza. Il governo vuole il Ponte sullo Stretto, per cui il supercommissario Ciucci ora dovrà approvare contratti rivisti con i general contractor e un piano finanziario che parte dal finanziamento statale di 1,3 miliardi e deve arrivare a coprire 6,1 miliardi di costo. Al centro-sinistra piace invece la ferrovia veloce Napoli- Bari. Fu voluta da Massimo D’Alema premier.La progettazione procede a pezzi: il costo è di 3.377 milioni secondo il Dpef, superiore ai cinque miliardi secondo gli ultimi aggiornamenti Fs.