Giuliano Balestreri, Il Sole-24 Ore 11/8/2009;, 11 agosto 2009
L’EOLICO RALLENTA IL PASSO - Sì
all’eolico, ma non nel giardino di casa. La sindrome
nimby ( not in my backyard, non nel mio cortile, appunto) vince anche sul fronte dell’energia rinnovabile. E poco importa che l’Italia, in termini di potenza installata, a fine 2008 fosse terza in Europa, alle spalle di Germania e Spagna: le regioni i parchi eolici non li amano.
Dal rapporto Gse (Gestore servizi elettrici) emerge che a dicembre dello scorso anno in Italia c’erano 242 impianti operativi per una potenza complessiva di 3.538 Mw. Numeri che hanno permesso all’Italia di restare sul podio dei principali produttori in Europa con una quota del 5,5% della potenza installata nell’Ue a 15(63.850 Mw) e del 3% a livello mondiale (121mila Mw).
La tendenza però si inverte se viene presa in considerazione solo l’evoluzione degli ultimi 12 mesi. Mentre Germania e Spagna hanno continuato a investire in modo massiccio (1.665 Mw e 1.609 Mw la capacità installata), l’Italia ha installato solo 822 Mw, contro i 950 Mw della Francia e gli 836 Mw della Gran Bretagna che adesso minacciano il sorpasso. Senza considerare che secondo gli esperti la produzione di energia eolica della Gran Bretagna è già superiore in virtù delle ore di utilizzazione.
«In Italia c’è ancora un problema di connessione alla rete – dicono da Gse ”, anche se ci risulta che Terna abbia in programma robusti investimenti. Di certo però bisogna fare di più ». Che le reti sianouno dei principali problemi infrastrutturali del paese non è una novità, «ma oggi non è assolutamente questo il problema dell’energia eolica»replica Joseph Gostner, vice presidente e amministratore delegato Fri-El Green Power.
«Il vero nodo della questione – continua l’imprenditore – è l’atteggiamento delle regioni nei confronti dell’eolico. Dalla Sardegna alla Sicilia hanno bloccato tutti i progetti di sviluppo di parchi». Eppure nell’ultimo anno sono stati costruiti 8 nuovi impianti in Sicilia e 3 in Sardegna. «Ma si tratta di progetti iniziati anni fa, adesso è tutto fermo – prosegue Gostner ”.I tempi di costruzione sono di circa 3 anni e prima c’è un iter burocratico lunghissimo».
Per una questione di morfologia del territorio e soprattutto di vento, i principali parchi eolici sono localizzati al sud, in particolare tra Puglia e Calabria, che sia in termini di numero che di capacità installata pesano per il 43% del totale nazionale. Tra le regioni dell’Italia centrale la palma d’oro spetta all’Abruzzo che detiene il 6,6% di impianti e una capacità del 4,4 per cento. Decisamente staccate le regioni settentrionali: la Liguria, con 2,9% di impianti, esprime una potenza solo dello 0,3 per cento. Più complicata la situazione in Sicilia e Sardegna: assieme hanno il 26,4% degli impianti nazionali e il 35,3% della capacità installata, ma i progetti di sviluppo si sono praticamente fermati. Se in Sicilia nessuno ama davvero le pale, in Sardegna l’ex governatore Renato Soru ha invece bloccato ogni progetto. «L’incertezza – interviene Stefano Salvadeo, partner dello studio Bernoni – preoccupa gli investitori e mette in dubbio lo sviluppo del settore anche se le potenzialità di crescita ci sono».
Il tema delle difficoltà burocratiche non lascia indifferente l’amministratore delegato di Alerion, Giulio Antonello, che dice: «Rispetto agli altri paesi europei i tempi per ottenere le autorizzazioni necessarie sono troppo lunghi. C’è poi la questione legata ai certificati verdi. Il governo ha messo in atto misure correttive, ma l’incertezza sul prezzo dell’energia verde è ancora troppa».
Insomma sulfuturodell’eolico italiano non mancano i punti interrogativi. «Bisogna semplificare le procedure – incalza Salvadeo ”, oggi sono troppi gli enti in grado di opporsi alla realizzazione di un impianto». Come a dire che il federalismo energetico rischia di aumentare i problemi: «Il tema della competenza regionale – dice Antonello – è delicato: le diverse procedure complicano la vita a tutti».