Tonia Mastrobuoni, Il Riformista 11/08/2009, 11 agosto 2009
MARCHIONNE ASPETTA IL CROLLO DELLA SPD
«Non sono un nemico dello Stato, sono un patriota fino al midollo». Le elezioni per il Bundestag si avvicinano e per qualcuno è tempo di tornare all’attacco e stringere in fretta, su Opel. Ieri il capo del fondo belga Rhj, Leonhard Fischer, ha ricordato in un’ intervista all’Handelsblatt di essere tedesco ma soprattutto di considerare la corsa contro Magna per accaparrarsi la controllata di Gm «ancora aperta». Un messaggio non tanto rivolto agli austro-canadesi - in crescenti difficoltà - quanto ad Angela Merkel e al convitato di pietra della partita, Sergio Marchionne.
L’ex banchiere della Dresdner Bank è perfettamente consapevole che la politica è il principale ostacolo al suo progetto e sta accelerando i tempi, evidentemente, per chiudere prima dell’appuntamento con le urne. Forte, anche, della preferenza accordatagli dalla casa madre di Opel, l’americana Gm. Per il colosso di Detroit l’opzione belga per la controllata di Ruesselsheim è preferibile perché lascerebbe aperta anche l’eventualità di un futuro "ritorno a casa", di un riacquisto, se e quando riuscirà a risollevarsi dalla dura ristrutturazione di questi mesi. Ma Fischer ha anche già buttato sul piatto un miglioramento dell’offerta per Opel sul versante delle garanzie chieste al governo tedesco.
Al quotidiano finanziario il numero uno del fondo belga che fa capo a Ripplewood ha fatto sapere di avere «davvero buone possibilità» di conquistare Opel e che pensa di riuscirci «in tempi ragionevolmente brevi». I concorrenti, uno ufficiale uno no, sono due. Il primo è l’acquirente scelto ufficialmente dal governo e da Gm, l’austro-canadese Magna. L’altro, per certi versi più insidioso, soprattutto in vista delle politiche, ma mai citato da Fischer nell’intervista, è Fiat. Sergio Marchionne si sta riposando in Canada, con la famiglia. A quanto si apprende segue attentamente gli sviluppi ma difficilmente migliorerà l’offerta, prima del 27 settembre, dell’appuntamento con le urne. Al Lingotto, contrariamente che al fondo belga, conviene aspettare il prevedibile bango di sangue dei socialdemocratici. Che potrebbe decisamente migliorare il clima, per Torino.
Tutta la vicenda si gioca ora sui tempi. Nell’intervista di ieri, Fischer ha reagito chiaramente al rimescolamento di carte che è scaturito negli ultimi giorni. In primo luogo dalla notizia dei conti in rosso di Magna, che ha messo a segno perdite nei primi sei mesi per 405 milioni di euro. In secondo luogo, deve averlo stimolato a ufficializzare una nuova discesa in campo l’indiscrezione, trapelata sul quotidiano Die Welt, di un rinnovato interesse di Marchionne.
Per Magna la partita potrebbe finire male, se dopo i bilanci traballanti, si avverasse lo scenario catastrofico previsto per il principale sponsor del concorrente russo-canadese, la Spd. Negli ultimi sondaggi il partito di Steinmeier è crollato al 20 per cento, il minimo storico, mentre sembra reggere attorno a percentuali quasi doppie la Cdu di Angela Merkel. I due partiti che negli anni Settanta dominavano la scena politica e incassavano due terzi dei voti, come ha scritto l’Economist questa settimana, sono in forte difficoltà e rischiano di conquistare in queste elezioni politiche 2009 appena un elettore su due.
Una debolezza della quale sembrano approfittare gli azionisti Opel che hanno fatto sapere la scorsa settimana di essere stanchi delle ingerenze della politica nella tormentata vicenda tedesca. Voci raccolte dalla Welt online tra membri della fiduciaria che controlla il 65 per cento di Opel, hanno denunciato pressioni immani da parte dei governi regionali e dell’esecutivo. Uno di essi, Dirk Pfeil, ha detto di avere l’impressione «che gli interessi politici stanno avendo la meglio su quelli economici», per il salvataggio della casa automobilistica di Ruesselsheim. Per Pfeil «bisognerebbe trovare il modo migliore per tutelare il contribuente tedesco e l’azienda e i lavoratori».
Nella pasticciata vicenda, la Cdu aveva mostrato di preferire inizialmente Fiat. Ma il fuoco sbarrato della Spd, dei sindacati e dei Land ha convinto la Merkel a scegliere Magna. L’ombra che si allunga dai conti disastrati del gruppo austro-canadese e la forte diffidenza nei confronti di un gruppo, come Rhj, senza alcuna solidità industriale, potrebbe far pendere l’ago della bilancia di nuovo a favore della Fiat, a settembre, dopo il voto. Sempre che non vinca il neo-pragmatismo che si sta diffondendo in Gm e nella fiduciaria di Opel, schierata a difesa degli interessi economici e finanziari. Tradotto, a difesa della belga Rhj.