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 2009  agosto 11 Martedì calendario

IL GOVERNO USA E I VOLI SULL’HUDSON: «POCHI CONTROLLI SUGLI AEREI PRIVATI»


NEW YORK – Stordita dalla tragedia che l’ha colpita – era arrivata a New York il 4 agosto per festeggiare le nozze d’argen­to con Michele e Filippo, il mari­to e il figlio morti nell’elicotte­ro caduto nell’Hudson – ma anche molto composta nel suo dolore, la signora Silvia Riga­monti ha completato ieri le pro­cedure di legge ed è ripartita in serata per l’Italia. Oggi raggiun­gerà l’altro figlio che non aveva seguito la famiglia nel viaggio americano. Nessuna dichiara­zione polemica, nessuna invetti­va. Solo, al telefono con l’amba­sciatore a Washington, Giovan­ni Castellaneta, una flebile invo­cazione: «Vorrei che lei scopris­se come è potuto accadere».

Nemmeno gli altri parenti e amici delle cinque vittime italia­ne, rimasti nel Paramount, l’ele­gante albergo a due passi da Ti­mes Square che ospita la comiti­va, hanno voluto alimentare po­lemiche. Solo poche parole di dolore e di rabbia strappate dai cronisti al ferreo cordone crea­to dagli agenti municipali, men­tre il viceconsole Maurizio An­tonini, il responsabile della «task force» costituita dalla Far­nesina, difendeva la «privacy» delle famiglie e organizzava il loro rientro in Italia. Un altro vi­ceconsole, Marco Alberti, cerca­va intanto, con la polizia e l’uffi­cio del «coroner», di semplifica­re e velocizzare gli adempimen­ti legali.

Ma a New York la tragedia ha ugualmente suscitato indi­gnazione, oltre che emozione, perché da tempo erano stati sol­levati dubbi sulla sicurezza dei voli privati lungo la trafficatissi­ma «autostrada» del fiume Hud­son. Del resto Manhattan è un formicaio sorvolato ogni anno da qualcosa come due milioni di velivoli, tra jet di linea, traffi­co dei voli privati ed elicotteri che effettuano voli turistici e servizi di navetta verso gli aero­porti e le località balneari di Long Island.

Un problema che nella conge­stionata metropoli affacciata sull’Atlantico è particolarmen­te acuto, ma che è grave in tutti gli Stati Uniti. Un mese fa era stato addirittura l’ispettore ge­nerale del Ministero dei Tra­sporti di Washington ad accusa­re la Federal Aviation Admini­stration (FAA), l’agenzia federa­le per il controllo del traffico ae­reo, di fare assai poco per garan­tire la sicurezza dei voli «on de­mand »: quelli dei privati e quel­li fatti con piccoli elicotteri ed aerei che vengono affittati di volta in volta per turismo o viaggi d’affari.

Ieri la FAA ha sospeso i voli privati sull’Hudson, ma è una misura momentanea, per age­volare il lavoro delle squadre di recupero, non un cambiamen­to di rotta: infatti la «no fly zo­ne », che all’inizio si applicava in un raggio di tre miglia dal luogo dell’incidente, già ieri se­ra è stata ridotta ad appena un miglio dal luogo della tragedia ed è limitata a chi viaggia a una quota inferiore ai trecento me­tri. Ieri è stato recuperato gran parte dell’elicottero, mentre i sonar hanno individuato, poco più a nord, anche i resti del Pi­per inabissatosi con a bordo il pilota e due passeggeri. Sono stati ripescati i corpi di 7 delle 9 vittime.

Completate le operazioni di recupero, scemata l’emozione, tutto tornerà come prima per­ché in America la regola del mondo dello spettacolo – «the show must go on» – vale an­che per il trasporto aereo, consi­derato un’attività vitale per il tessuto economico del Paese. Anche se non ci saranno divieti draconiani, però, stavolta la questione della sicurezza dovrà essere affrontata su basi nuove perché la FAA, che sotto la pre­sidenza Bush ha perso risorse economiche, prestigio e perso­nale qualificato, non riesce più a garantire standard qualitativi adeguati. Mentre nell’area dei voli di linea questo deteriora­mento non ha prodotto grossi danni – a parte un turboelica con 50 passeggeri a bordo cadu­to sei mesi fa a Buffalo, le com­pagnie aeree Usa non registra­no incidenti significativi da di­versi anni – nel settore dei vo­li privati la situazione è andata rapidamente degenerando. inevitabile che l’aviazione gene­rale – basata su velivoli piccoli e poco sofisticati – sia meno si­cura di quella commerciale, ma nel biennio 2007-2008, a fronte di zero incidenti e zero vittime nei voli di linea, nell’area di quelli «on demand» si sono re­gistrati ben 33 incidenti con 109 morti. Dal 2002 il «Safety Board» del ministero dei Tra­sporti ha trasmesso alla FAA ben 16 raccomandazioni per mi­gliorare gli standard di sicurez­za: l’agenzia federale non ne ha fin qui adottata nemmeno una. La FAA si difende spiegando che sta creando un suo sistema informatizzato per il monitorag­gio continuo dei voli privati. Ma ci vorranno altri 4 anni per averlo funzionante. Nel frattem­po restano in vigore norme po­co efficaci, alcune delle quali ri­salgono addirittura al 1978: ma da allora gli aerei privati si so­no moltiplicati, sono divenuti molto più veloci ed è emersa una minaccia terroristica che prima non esisteva.