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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Brexit deve aver smosso qualcosa, perché in Spagna gli elettori hanno tolto consenso ai partiti cosiddetti nuovi, e hanno restituito una manciata di seggi alle formazioni tradizionali, cioè, per capirci, la Dc e i socialisti, che qui si chiamano Partito Popolare e Psoe.

Forse sarebbe utile inquadrare la situazione.
Stiamo parlando di elezioni politiche, quelle che si sono svolte ieri e che servono a mandare i deputati in Parlamento e a formare il governo. S’era già votato a dicembre, ma nessuno allora aveva avuto la maggioranza. Nei sei mesi successivi di trattative nessuno aveva poi voluto far squadra con nessuno e si era quindi arrivati a maggio senza governo. Non restava che votare di nuovo, sperando in un risultato un minimo diverso da quello di sei mesi fa, un risultato che consentisse di mettere in piedi un qualche gabinetto. La Spagna è in crisi, e venerdì la Borsa di Madrid è precipitata come quella italiana. La speculazione, se deve colpire qualcuno - vendendo per esempio i titoli delle banche -, prende di mira noi e loro.  

Che cosa sono questi quattro partiti?
La formazione più forte è il Partito popolare, cioè i democristiani. Li guida Mariano Rajoy, presidente del Consiglio dal 2011, quando riuscì finalmente a sconfiggere il socialista Zapatero. Al 51,1% dello spoglio aveva raccolto il 31,4% dei consensi, cioè quasi +3% sul risultato di dicembre, e 134 seggi (+10). Secondi i socialisti del Psoe, il cui capo giovane e bello, Pedro Sánchez, finora non ha ottenuto granché e infatti alla vigilia aveva promesso che di fronte a un altro risultato deludente si sarebbe fatto da parte. Però ha preso il 23,9, quasi due punti in più su dicembre, e 93 seggi. Forse resterà. L’interesse generale era tuttavia concentrato su Podemos, la formazione nata dal movimento degli Indignados, guidata dal fascinoso e tenebroso Pablo Iglesias. Iglesias, assai abile, s’è presentato alle elezioni di ieri in alleanza con i comunisti di Unidad Popular, gente rossa sul serio, marxista-leninista, operaia e quant’altro. Puntava a sorpassare i socialisti e il colpo non gli è riuscito. A dicembre Podemos e i vari partiti locali che gli si erano affiancati presero 69 seggi e il 21% dei voti. Alleati con Unidad Popular, che a dicembre aveva ottenuto due seggi, sono rimasti praticamente fermi: ieri hanno raccolto il 21,4% e 70 seggi (-1). Infine quelli di Ciudadanos, indignati di destra, sconfitti ieri abbastanza seccamente: dal quasi 14% di dicembre all’11,8 di ieri, con una perdita secca di 11 seggi (adesso sono 29).  

Quindi?
Quindi, il calcolo è presto fatto. Il Parlamento di Madrid consta di 350 seggi. Per raggiungere la maggioranza, di seggi ce ne vogliono 176. Un governo di sinistra non è possibile, perché Psoe e Unidos Podemos mettono insieme 163 seggi. Un governo di destra nemmeno, perché i seggi guadagnati dai democristiani sono stati persi da quelli di Ciudadanos, e il totale è alla fine di appena 162. È invece sempre possibile, in teoria, il governo di Grande Coalizione tra democristiani e socialisti, che hanno molti più voti e seggi di dicembre. Se si mettessero insieme, arriverebbero a 226 seggi. Ci si sta comodi. Per gli spagnoli il concetto di Grande Coalizione è però duro da mandar giù: da quando ci sono le elezioni hanno governato o gli uni o gli altri. A quel tempo non c’erano però né Podemos né Ciudadanos. Sono i due nuovi ad aver alterato il quadro in modo da rendere impossibili maggioranze coerenti. L’accordo tra democristiani e socialisti, già tentato negli ultimi sei mesi, s’è infranto contro questa richiesta del Psoe: vi lasciamo la presidenza del Consiglio, ma non vogliamo Mariano Rajoy alla guida del Paese. Rajoy non se n’è dato per inteso. Potrebbe esserci lo stesso problema adesso.  

Qual è di questi quattro il partito anti-Europa?
Non c’è. Anche Podemos dice: l’Europa va cambiata, ma restandoci dentro. Naturalmente Psoe e Podemos sono contrari alla politica del rigore, vogliono che il Paese sviluppi indebitandosi, con quel che segue. Iglesias, il capo di Podemos, è catalano, ma contrario alla secessione chiesta a gran voce dai suoi conterranei. Insomma, l’eventuale deflagrazione europea, partita da Londra, non continuerà per Madrid.  

Se non si mettono d’accordo neanche stavolta?
Sembra certo che un governo si faccia, magari con una figura terza, un Monti spagnolo. Costui dovrebbe riformare la legge elettorale in modo da garantire, al prossimo giro, un governo eletto dagli spagnoli. Vuoi vedere che adotteranno qualcosa di simile all’Italicum? Sarebbe una scelta di suprema ironia: ancora pochi anni fa il loro sistema elettorale andava per la maggiore da noi. (leggi)

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