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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

“MEGLIO TRE FIGLI E LE FETTUCCINE CHE UNA VITA DA NAOMI CAMPBELL” – A un certo punto della sua vita, fine anni Ottanta inizio anni Novanta, Daniela Azzone poteva far parte del gruppo top delle Top model

“MEGLIO TRE FIGLI E LE FETTUCCINE CHE UNA VITA DA NAOMI CAMPBELL” – A un certo punto della sua vita, fine anni Ottanta inizio anni Novanta, Daniela Azzone poteva far parte del gruppo top delle Top model. Erano gli anni di Linda Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford, la storia delle sfilate, la storia iniziata in quel periodo sulle passerelle del mondo, e poi proseguita in libri, spot, film, copertine delle maggiori riviste. Soldi, viaggi, sogni realizzati e sogni infranti per chi voleva imitarle. Lei, appunto, c’era. Anzi avrebbe potuto esserci fino a quando “un viaggio ha cambiato la mia vita: ero alla finale mondiale del concorso ‘The Look of the Year’ a Los Angeles, quando ho deciso di scappare di notte dall’albergo, avevo nostalgia del mio fidanzato, ero gelosa, così senza conoscere l’inglese ho preso il primo aereo per New York, sosta di tre ore lì, e poi rotta verso casa, Roma”. Aveva appena 18 anni. Il trionfo dell’amore… Ma quale trionfo! Quando sono arrivata nella Capitale si è pure scocciato e mi ha mollata per tre mesi perché doveva andare a pescare. Nel frattempo mi chiamava l’agenzia di modelle per spiegarmi che avevo perso tutto, tutti i contatti e i contratti. Se ci ripensa oggi? Mi do della cretina. Sì, sono stata una cretina. Ma senza grandi rimpianti. Lei è stata una delle muse di Valentino. Verità o leggenda: è pignolo. Avevo un seno piccolissimo, ma pretendeva lo stesso delle fasce elastiche: le giacche dovevano cadermi diritte, era fissato, non potevo ingrassare di un grammo, le mie forme dovevano essere immutate e immutabili, e avevo solo diciotto anni, un’età nella quale ancora è possibile cambiare, ma per lui era inconcepibile. Uno strazio: la misuravano? In continuazione, e se cambiava qualcosa, la mattina era matematica la chiamata dalla sua segretaria: ‘sei tornata 90 di vita?’ Altrimenti non potevo tornare al lavoro… Viveva terrorizzata. Sì, eppure non mi sono mai creata problemi, ho sempre avuto la fortuna di non ingrassare, e poi non sopportavo le diete imposte, quando mi davano l’insalata mi sentivo morire, perché io potevo mangiare quantità enormi di cibo e senza ingrassare, visto anche il mio fisico: sono alta 1.83. Lo ammetta: un’angoscia. Si guadagnavano cifre assurde, neanche mi rendevo conto dei parametri. Valentino è celebre per i suoi calzini bianchi. Orribili! Già allora li trovavo una stonatura rispetto alla sua immagine, ma a lui piacevano e piacciono. Come ha impiegato i guadagni? Una tragedia, nessuno mi consigliava, mi piovevano addosso e li regalavo ad amici e parenti. O magari compravo una macchina. Va bene, ma di quali cifre parliamo? Alte ma non so quantificarle, milioni e milioni, ero una folle. Però uno dei periodi top in quanto a soldi è stato quello in Giappone: le ragazze che allora partivano, tornavano e acquistavano casa. Addirittura! Sì, il viaggio in oriente era per tutte noi una svolta economica. Pensi, arrivo in Giappone, mi vengono a prendere in aeroporto, mi portano a fare i casting, ma non mi entrava un vestito. Neanche uno! Si incazzano con la mia agenzia, l’agenzia mi chiama e mi accusa di aver mangiato. Io nego. Discussioni su discussioni, fino a quando dall’Italia mi telefonano e dicono: ‘Li vuoi i soldi? Allora devi restare per quindici giorni anche se non indossi. Fai quello che vuoi. Meglio chiusa in casa, ma non tornare’. Così ho fatto. Sempre chiusa? Sì, mi dedicavo al bucato per la mia amica, cucinavo. Insomma, in Giappone non si è divertita… Mi sembrava di vivere in un film comico dentro una casa dove tutto era minuscolo e basso, era una testata quotidiana, e inciampavo ovunque; il water era così basso che le ginocchia mi finivano in bocca. Molti racconti delle sue colleghe, e altrettanti film come “Il diavolo veste Prada”, parlano di un mondo, quella della moda, dove droga e ricatti sessuali non sono solo leggenda. Non uscivo molto, restavo in casa per aspettare la telefonata del mio fidanzato, in quelle poche feste alle quali andavo, il rito degli uomini era quasi sempre lo stesso: arrivavano, si sfilavano la fede, e la piazzavano in tasca. Però è vero, quelle storie non sono proprio leggenda, i rapporti sono differenti, sono molto più veloci e scontati, giocati sull’immediato. I suoi cosa dicevano… Soprattutto mio padre era disperato, volevano studiassi, mentre a me non interessava. Tutto era meglio dei libri. I suoi tre figli studiano? Devono. Per fortuna non hanno ripreso da me. Lei scrive di non sentirsi particolarmente bella. Chi mi conosce sa che è così, sono piena di complessi. Mi hanno sempre preso in giro per l’altezza, mi dicevano che ero un manico di scopa, una cavallona, da ragazzina cercavo di ingobbirmi per perdere centimetri. Ancora oggi non si ritiene bella… Nè bella, nè brutta, una complessata. Ma tutto viene dalla cultura famigliare. E il mio lavoro non è servito a nulla, anzi. E quando era in passerella? Era una prova con me stessa, soffrivo e mi vergognavo. Ho anche inciampato. In passerella? Avevo dei tacchi alti 25 centimetri, e presi una storta terribile, solo per miracolo non mi sono rotta il malleolo. Mi sono anche scorticata le ginocchia con lo stilista che urlava: “Non rompere, cambia abito, e torna in pista”. I suoi figli sono gelosi di lei? Non mi hanno mai detto nulla, solo mia figlia una volta ha confessato: “Non ti rendi conto di come le persone ti guardano per strada”. Si sente più bella adesso o allora? Posso evitare la risposta? Non lo so. Cambiamo domanda: si sente più a suo agio ora o allora? Ora, allora ero fisicamente troppo spigolosa. Le sono mai arrivate proposte o regali assurdi? Non molte, ero respingente, solo una volta dopo una sfilata all’Excelsior, Steven Segal mi mandò dei fiori e insieme un biglietto: “Ti aspetto in camera”. Ovvio, non sono andata, ero anche fidanzata. Sempre con quel ragazzo. Eh sì, ripeto: non vedevo altro. Da una parte è stato un bene, mi ha tenuto con i piedi per terra, lui era la mia priorità e non quel mondo lì. Era geloso? Non lo so, lo ero più io. Dopo anni tutto è finito, e il vero amore l’ho trovato dopo. (Squilla il suo cellulare. Risponde. “Sì… va bene. Sì, le ho fatte… va bene con il sugo? Perfetto, a dopo”. Mi scusi, era casa, mio marito, questa mattina ho steso le fettuccine a mano, sono la mia passione. Altro che passerelle…) di Alessandro Ferrucci, il Fatto Quotidiano 27/6/2016