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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

Se la Spagna teme la calma dell’Italia. L’intelligenza è dalla nostra parte ma il calcio puro è tutto dalla loro

C’ è una differenza fondamentale di comportamento tra noi e la Spagna che è alla base del nostro calcio opposto. L’Italia è abituata ad aspettare che la palla le ritorni, sa che quello è il destino, non s’innervosisce se gli avversari le girano intorno. Gli spagnoli o tengono loro il pallone o diventano ansiosi, non accettano di dipendere dagli altri. Quello che ci invidiano è la nostra calma, l’abitudine a essere attaccati. Possiamo giocare male, ma raramente andiamo nel panico. La Spagna gioca invece un calcio barocco, orizzontale, ha bisogno di sentirsi bella, cioè pericolosa. Sentono il nostro calcio come ironia, come provocazione, sorridere davanti a chi ti offende. C’è poi per loro un profondo disagio tattico. La Spagna attacca gli avversari nella loro metà campo, vuole recuperare subito il pallone perso. Ma con l’Italia del 3-5-2 troverà cinque avversari in linea, a volte sei. Questo li costringerà ad allargare il pressing anche a Jordi Alba, a Nolito, a Silva, cioè a tutte le fasce, non solo al centrocampo. Un disordine che non è previsto dalla loro mentalità. Così, più passerà il tempo e più avremo probabilità di vincere noi. Per batterli non c’è un’altra via, bisogna aspettarli, essere un po’ brutali e ripartire con contropiedi alti, che partano cioè non dalla nostra difesa, ma negli ultimi 40 metri. Recuperare palla in mezzo al campo e usare la velocità diversa di Giaccherini, Eder, Florenzi, Parolo in spazi brevi, che non consentano recuperi. È difficile, molto difficile. La Spagna è più forte di noi. Ma noi siamo scomodi, anzi peggio, fastidiosi. Il mio pronostico è che abbiamo una possibilità su quattro di vincere, il 25%. E un altro 25 di andare ai supplementari, zona a quel punto praticamente franca. Dovremo però giocare bene come ubbidienza tattica, organizzazione e insistenza. Il calcio puro è tutto dalla loro parte. Di qua restano le fasi operaie e l’intelligenza di saper fare quel che serve. Sarà una gara rivelatrice di tutti i limiti in campo. Quello che siamo stati fino a oggi non basterà. Ma sono questi i momenti in cui improvvisamente un giocatore normale diventa per sempre un grande giocatore. È la storia, bellezza. Può accadere anche a noi.