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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

Più soldi, un lavoro migliore, meno tasse, città più sicure, il ritorno dell’impero. Per tutti i desideri c’è stata una parola magica: Brexit

«Non ho mai desiderato tanto avere poteri magici come oggi», ha confessato J.K. Rowling, la creatrice della saga di Harry Potter, quando venerdì mattina ha visto la vittoria di Brexit.
Non solo una frase consegnata a Twitter per dar voce al senso di impotenza davanti ad un evento che la Rowling avrebbe voluto cancellare con un colpo di bacchetta magica, ma anche l’idea che ci vorrebbe un incantesimo per dissolverne un altro uguale contrario. Perché visto da Londra, annusato nei pub, ascoltato in metropolitana, letto sulle facce incredule dei cittadini il fenomeno Brexit ha la potenza e la risonanza di un grande gesto magico.
Non è un caso se di Londra si dice che, assieme a Torino e San Francisco costituisca una triade esoterica legata alle forze dell’occulto. La capitale inglese irradia poteri magici dai tempi dei druidi passando per il mondo shakespeariano fino alle arti esoteriche di Aleister Crowley, il più celebre mago moderno, e del suo culto di Thelema.
Brexit dunque non è stato solo un brutto neologismo, una crasi infelice per un destino di abbandono. Con il tempo si è trasformato in un «charm»: un incantesimo sussurrato ma potentissimo consegnato nelle mani di 33 milioni di cittadini, che per una esigua ma sufficiente maggioranza hanno deciso si farne uso, ognuno a modo suo.
Non c’è discorso pubblico che tenga, non c’è minaccia economica, geopolitica o umanitaria che spieghi quanto è successo il giorno del referendum. Basta invece una semplice parola magica: Brexit. Ognuno dei 16.141.241 votanti per il Leave ha unito il suo proprio piccolo o grande desiderio al più favoloso evento magico della storia del Regno Unito.
È stato come quando si vede una stella cadente – e qui le stelle che cadevano erano le 12 stelle dorate della bandiera europea – e si può desiderare qualsiasi cosa: più soldi (soprattutto), un lavoro migliore, meno tasse, un concorrente da eliminare, una casa più grande, una città più sicura, un tassista che parli inglese, la caccia alla volpe, il ritorno dell’impero, un posto a sedere nel treno dei pendolari, la Manica sempre in tempesta.
Per un popolo che crede nella magia, dire o solo pensare le sei lettere della parola Brexit è stato come congiurare una formula negromantica corale a cui gli scontenti, gli spaventati, i delusi, gli insoddisfatti, o magari solo gli annoiati, hanno fatto ricorso come tanti Peter Pan, per ritrovare l’isola che non c’è più ma che c’era una volta. Per tornare bambini.
Nel mondo di Harry Potter sarebbe bastato evocare l’expecto patronum, il più potente tra gli incantesimi difensivi, l’unico a proteggere chi lo usa dalla minaccia dei «dementor», quella creatura oscura che si nutre della felicità degli uomini, succhia la loro energia e li lascia confusi e depressi. Esattamente come qualsiasi inglese vede l’Europa.
Nel centro di Londra, al 111 di Cannon Street, si conserva da secoli la «London stone», si dice sia portata qui da un bisnipote di Enea. Ora è protetta da una piccola gabbia dentro un negozio di cancelleria. Per i londinesi è l’omphalos, l’ombelico, una pietra magica che tiene in equilibrio una vasta rete di correnti esoteriche e telluriche, le «ley lines». Finché resta lì niente di male può capitare alla città e al paese. Ne era già convinto il mago di fiducia della regina Elisabetta I, John Dee di cui parla anche Umberto Eco nel Pendolo di Foucault e che H.P. Lovecraft considera l’autore del Necromicon. Dopo Brexit la pietra è ancora lì. Così come attorno alla Torre di Londra continuano a volare i corvi neri considerati spiriti protettori della città. Segni che nulla di male accadrà al Regno di Sua Maestà.
Nel resto del mondo si teme la tempesta scatenata dalla decisione britannica di lasciare l’Europa, ma di qua dalla Manica la tempesta non fa così paura. Da Shakespeare in poi è la metafora dell’illuminazione e della crescita, contro la paralisi e la resa del resto del mondo. Ed è ancora un mago, Prospero a ricordarlo, e oggi potrebbe essere Nigel Farage a parlare così: «Tutto procede a norma de’ miei desideri, questi miei nemici son tutti preda della lor pazzia, tutti quanti in totale mio potere, il mio disegno sta venendo a capo; gl’incantesimi vanno tutti a segno».