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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

Chi è e chi si crede di essere Pablo Iglesias, lo sconfitto di queste elezioni spagnole

Pablo Iglesias non ce l’ha fatta. Il professore di scienze politiche col codino è il grande perdente del voto di ieri. «Non dimentichiamo, però, che in soli due anni ha agglomerato 1/5 dei voti spagnoli, governa nelle tre città più importanti del Paese (Madrid, Barcellona e Valencia) e ha introdotto temi impensabili sino alla sua comparsa, come il sì al referendum indipendentista per la Catalogna e il no all’austerità». L’avvocato difensore è Carlos Prieto del Campo, oggi direttore del Centro studi del Museo Regina Sofia. «Sono stato anche consigliere del presidente dell’Ecuador», l’«anti sistema» Rafael Correa, e «una sorta di padre ideologico di Iglesias». Il leader di Unidos Podemos lo ringrazia così nella sue tesi di master del 2008: «Al compagno Carlos, che mi ha insegnato tanto».
Politico nato.
«Pablo ha fatto solo e sempre politica» dice Carlos Prieto del Campo. «Non ha mai pensato ad altro, non ha altra vita». Il suo nome è il suo destino. «Pablo Iglesias – racconta l’antico maestro – era il sindacalista che il 2 maggio 1879 fondò il Partido socialista obrero español, il Psoe, che il nuovo Pablo Iglesias sta cercando di rifondare».
Radici ideologiche.
«Pablo nasce socialista, ma da ragazzo entra nei giovani comunisti. La sua maturazione però avviene come attivista no global in Italia – continua —. È studente Erasmus a Bologna e Padova e si avvicina alle tute bianche di Luca Casarin e al movimento contro il neo liberismo. Contesta l’Fmi ed è a Genova al G8 del 2001 quando la polizia assalta la scuola Diaz. Manifesta e riflette». La sua tesi è diventata un libro, «Disobedientes». Le tute bianche, scrive Iglesias «segnalarono una possibilità strategica» per la sinistra (che non voglia «accomodarsi nella marginalità, nel “sociale” o nel “solidale”») di fare politica «sullo scenario planetario senza essere un partito».
Personaggio mediatico.
«Pablo ha perfezionato la funzione politica dell’intervento nel salotto tv» dice Prieto del Campo. Si prepara con cura: sciorina dati, citazioni e riflessioni originali su qualsiasi tema venga invitato a trattare. Si controlla: ascolta gli interlocutori, li rispetta anche nel linguaggio del corpo, così che quando ne attacca le argomentazioni, risulta credibile e non pretestuoso. Buca il video: non è bello, ma è inconfondibile; non è simpatico, ma seducente. «La tv – scrive Iglesias – aiuta a costruire paradigmi, vale a dire strutture mentali associate a valori, con i quali pensiamo. Lo fa con un’intensità maggiore dei tradizionale luoghi di produzione ideologica: la famiglia, la scuola e la religione».
Stakanov della parola
«Due, tre volte la settimana Pablo registra programmi on line come la Tuerka o Fort Apache. Non gli servono solo per mantenere viva la sua immagine e fare propaganda, ma soprattutto per studiare i tempi, le battute, i concetti giusti che poi usa sulle televisioni maggiori o nei comizi. È una palestra, affila pensiero e parola come farebbe un professore nel suo studio, solo che lui lo fa in pubblico». Oltre alla tv online di casa ci sono le comparsate sulle reti maggiori, i libri, fino a poco tempo fa l’insegnamento, ora il lavoro come segretario del partito e l’attivismo come europarlamentare (322 interventi in assemblea in un anno e mezzo).
Passione cinema.
«Per Pablo politica e film sono uno la continuazione dell’altra». Ha scritto il libro «Macchiavelli davanti al grande schermo» in cui spiega come La Battaglia di Algeri, Lolita, Apocalypse Now o Dogville mostrino fenomeni sociali e politici reali. Il proseguimento ideale di quel volume è «Vincere o morire. Lezione politica nel Trono di spade», la serie tv. Con un colpo ad effetto ha regalato i dvd delle puntate a Felipe VI, scandalizzando la corte perché senza cravatta. Iglesias sa di avere poco tempo per arrivare al potere? «Sarà per la prossima volta» assicura Prieto del Campo.
Vita privata.
L’ultima fidanzata conosciuta era Tania Sanchez, ex militante di Izquierda Unida passata a Podemos. Nel marzo del 2015 annunciarono la rottura via Facebook. La politica prima di tutto. Pablo abita da solo a Vallecas, zona molto popolare e periferica di Madrid, nell’appartamento che era della nonna. Della signora sono rimasti i mobili e, sembrerebbe, anche le compere in frigorifero. Chi l’ha visto lo descrive desolante, con il vasetto di margarina fiorito di muffe. Moda e sport non lo accendono. È permaloso e cocciuto. Ha salutato un politico amico con un bacio sulla bocca. Forse per sbaglio. Gli avversari l’hanno criticato e lui ha inserito il gesto nel proprio personaggio. «Non ci vedo niente di male a baciare, maschi o femmine, sulla bocca». «Il domani è suo» assicura l’ex maestro.