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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

Chi è John Bogle, l’uomo che inventò il primo fondo indicizzato

Che cosa può fare un risparmiatore quando i rendimenti dei titoli di Stato sono sotto il 2% e anche quelli azionari sono deludenti? «Accettare la realtà, non rischiare oltre quello che il mercato offre e stare attento all’unica cosa che può controllare: il costo dei suoi investimenti».
È l’invito di John Bogle, che ha appena festeggiato – dialogando per un’ora in streaming con il pubblico – i suoi 65 anni di carriera nell’industria del risparmio gestito e i 40 anni della sua «creatura», il primo fondo comune indicizzato, che ha rivoluzionato quell’industria in tutto il mondo.
SegretiBogle ha 87 anni e lo spirito di un trentenne, così continua a fare il presidente di un centro di ricerca sui mercati finanziari supportato da Vanguard, la società americana da lui fondata nel 1974 che oggi gestisce 3.400 miliardi di dollari in fondi comuni ed Etf e ha oltre 20 milioni di clienti in 170 Paesi.
Due i segreti del suo successo, ha spiegato Bogle: innanzitutto la struttura della società, l’unica ad essere posseduta interamente dai risparmiatori. Tutti i profitti aziendali quindi vengono ridati ai sottoscrittori dei suoi fondi attraverso riduzioni delle spese, che sono infatti bassissime: lo 0,18% in media su tutti i fondi. «Paghiamo bene i nostri gestori e i nostri dipendenti – ha chiarito Bogle —. Ma nessuno di noi diventa milionario, perché condividiamo i guadagni con i clienti, i cui interessi sono sempre al primo posto».
Il secondo pilastro della filosofia di Bogle e di Vanguard è l’indicizzazione degli investimenti: nel lungo termine le gestioni «attive» – che selezionano azioni e bond e scelgono il momento per entrare e uscire dalla Borsa – non possono battere un fondo che replica in modo «passivo» l’andamento della stessa Borsa. «Il Nobel per l’Economia Paul Samuelson in un articolo del 1974 aveva supplicato che qualche società di gestione creasse un fondo basato sull’indice S&P500 delle azioni americane, per confrontarlo con i risultati dei gestori attivi – ha ricordato Bogle —. È stata la scintilla che mi ha spinto a osare».
Ma il primo fondo indicizzato, il Vanguard 500 index fund, non fu un successo immediato. «I broker che accettarono di lavorare alla prima tornata di sottoscrizioni puntavano a 150 milioni di dollari, invece riuscirono a raccogliere solo 11,3 milioni: non si potevano nemmeno comprare tutte le 500 azioni del paniere S&P – ha raccontato Bogle —-. Allora mi proposero di abbandonare il progetto. No, risposi, partiamo da quello che abbiamo. Per la mia testardaggine quel fondo fu deriso come la follia di Bogle». Oggi ha un patrimonio di oltre 45 miliardi di dollari, con spese pari allo 0,16%: chi avesse investito 10 mila dollari 40 anni fa in quella «follia» oggi avrebbe quasi 600 mila dollari in tasca.
«È la magia del rendimento composto di lungo termine unita alla magia dei bassi costi – ha sottolineato Bogle —-. Con un fondo indicizzato il risparmiatore possiede un pezzo del mercato. Certo, quando la Borsa va male, va male anche il fondo. Ma nel lungo termine è la strategia migliore possibile». A chi si lamenta che oggi gli investimenti «normali» non rendono più abbastanza, Bogle ha ricordato un vecchio proverbio: «Più soldi sono stati persi cercando rendimenti migliori che non a causa di rapine. All’inizio della mia carriera le azioni rendevano circa il 12% l’anno, compresi i dividendi. Oggi da un portafoglio bilanciato di azioni e obbligazioni ci si può aspettare forse il 4-5% l’anno per il prossimo decennio. Bisogna prenderne atto e non rischiare oltre. Non credo nell’alternativa delle materie prime, dell’oro, dei fondi immobiliari e degli strumenti sofisticati come i fondi con tripla leva finanziaria». L’unica eccezione che Bogle ha concesso riguarda proprio l’oro: «Se siete molto ricchi, e molto preoccupati per un prossimo forte rialzo dell’inflazione, potete investire fino al 5% in oro – ha detto -. Suggerisco comunque di dividere i vostri soldi in due portafogli: quello”serio”, investito solo in fondi indicizzati e quello”divertente”, che potete perdere: quest’ultimo può essere investito anche in oro».
RelazioniAi fan che gli hanno chiesto che cosa pensa del guru degli investimenti Warren Buffett, Bogle ha risposto che fra i due c’è da 20 anni un’ottima relazione. «Buffett raccomanda ai risparmiatori i fondi Vanguard – ha detto Bogle – e ha in corso una fantastica sfida da 1 milione di dollari, che vincerà: all’inizio del 2008, nel pieno della crisi finanziaria, ha scommesso che il Vanguard 500 index fund admiral shares, indicizzato alla Borsa americana, avrebbe fatto meglio di un fondo di hedge fund creato dalla società di gestione Protégé partners, nell’arco temporale di dieci anni». Mancano ancora due anni alla verifica (quando il milione di dollari sarà devoluto in beneficenza), ma il risultato sembra scontato: finora il fondo Vanguard ha guadagnato oltre il 65% contro un magro 22% degli hedge fund. La più grande soddisfazione in 65 anni di carriera? I complimenti del Nobel Samuelson a un convegno di analisti finanziari: «Metto l’invenzione di Bogle insieme a quella della ruota, dell’alfabeto, della stampa di Gutenberg, del vino e formaggio: un fondo che non ha mai reso Bogle ricco, ma ha alzato i rendimenti di lungo termine dei clienti».