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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

Sul reddito di cittadinanza

Può darsi io non l’abbia capita, ma la proposta di «reddito di cittadinanza» reiterata fino alla nausea dal Movimento 5 Stelle mi sembra quanto di più immorale si possa concepire: pagare i cittadini, addirittura l’intera popolazione, senza che svolgano alcun lavoro? A parte che dal punto di vista economico si arriverebbe rapidamente alla bancarotta dello Stato, che fondamento etico avrebbe una società in cui si guadagna senza lavorare? 
Lei che ne pensa? Negli altri Paesi europei qual è la reale situazione riguardo questa questione?
Lucio Peres 

Caro Peres,
Alla domanda con cui lei conclude la sua lettera rispondo che l’Ubi (Unconditional basic income, incondizionato reddito di base) non esiste in alcun Paese europeo e che gli elettori svizzeri, qualche settimana fa, ne hanno respinto la proposta con il 77% dei no contro il 23% dei sì. Ma l’idea continua a circolare ed è stata discussa durante un incontro di esperti di mercato del lavoro organizzato dalla Commissione di Bruxelles nello scorso aprile. Secondo alcuni studiosi, la voglia dell’Ubi è provocata da fenomeni frequentemente denunciati negli scorsi anni: il precariato e la drammatica crescita del divario fra ricchezza e povertà registrata in tutte le economie industriali avanzate.
Lord Robert Skidelsky, professore emerito di politica economica e autore di una monumentale biografia (tre volumi) di John Maynard Keynes, ritiene che all’origine del rinnovato interesse per il salario di base vi sia l’uso dei robot per un numero sempre maggiore di attività manuali. Esistono previsioni che danno per possibile l’automazione, nell’arco di vent’anni, di una percentuale dei mestieri oscillante fra il 25 e il 30 per cento. Ma vi sono anche correnti di pensiero per cui il lavoro è sempre una costrizione che offende la dignità umana. Se l’automazione aumenterà il reddito delle imprese e la ricchezza nazionale, perché non dovremmo utilizzare i nuovi mezzi per assicurare a tutti un salario di base? A chi sostiene che l’Ubi, comunque, non sarebbe finanziabile, Skidelsky risponde che molto dipende da quali e quanti servizi sociali, ora assicurati dallo Stato, verrebbero eliminati. L’introduzione dell’Ubi, infatti, dovrebbe essere accompagnata da una revisione dell’intero Stato sociale, dalle pensioni ai sussidi di disoccupazione, dai crediti di imposta al sistema sanitario nazionale.
Resta naturalmente, caro Peres, il problema etico. Il lavoro non è soltanto costrizione. È anche formazione della propria personalità, impegno morale, creazione. Prima del referendum svizzero è apparso sui muri di alcune città un manifesto su cui era scritto: «Se lo Stato si occupasse del vostro reddito, che cosa fareste?». Secondo gli oppositori dell’Ubi, la risposta generale sarebbe «Niente».