Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 27 Lunedì calendario

MAMME MINORENNI: CRESCONO CON I FIGLI RINUNCIANDO AL FUTURO

I figli non sono giocattoli – I bambini si fanno da grande” recitava uno degli slogan Aied (Associazione italiana educazione demografica) in giro sugli autobus di Genova, famoso per essere stato sovvenzionato dalla donazione di un cittadino generoso, non molto ascoltato, pare. È cronaca di questi giorni, infatti, un altro caso di madre bambina: dodici anni lei, diciassette lui.
Sarebbero ventimila in Italia le mamme minorenni, concentrate tra il Mezzogiorno, il Sud e con un recente picco in Lombardia, secondo i dati dell’Ospedale San Paolo, che racconta di una crescita regionale rispetto all’ultima rivelazione del 2010 del 30%. Dodici, quindici, al massimo diciassette anni, a quest’età si ferma la loro adolescenza. Un paradosso, nel paese delle mamme under 40, in cui le donne con meno di 25 anni sono solo il 10,7% nel 2014, mentre i figli di ultraquarantenni sono l’8,9%: ultimi dati Istat.
I casi, all’ordine del giorno nel Regno Unito, che detiene i tassi più elevati di gravidanze minorili e di aborti in Europa, dopo la Bulgaria, la Romania e la Slovacchia, infatti, pare siano sempre più diffusi tra le giovanissime italiane, e, a differenza di qualche anno fa – in cui a prevalere erano le nascite da minorenni straniere – a restare incinte e a decidere di portare avanti la gravidanza sono sempre più ragazze di cittadinanza italiana.
A scrivere di un vero e proprio allarme sociale era stato già l’ultimo rapporto Save the children sul 2014 sugli ultimi dati a disposizione. A preoccupare, infatti, più che il numero – circoscritto nel nostro paese – era stato l’incremento dei casi, che ora pare riguardi anche grandi città, come Milano ad esempio; e le condizioni di vita che aspettano le madri teen.
Le storie raccolte nello studio sono le più diverse e le condizioni le più disparate. Uno dei dati più forti riguarda sicuramente l’abbandono scolastico: il numero di mamme teen-ager che lascia la scuola infatti è del 50%. “Spesso abbandonano la scuola e non sentono più i vecchi compagni. A parole sembrano negare che la loro vita possa cambiare così radicalmente, in alcuni casi tentano di mantenere le relazioni precedenti, ma risulta difficile”, racconta un operatore sentito dalla Ong. A dargli ragione le storie raccolte tempo fa dal sito degli studenti Skuola.net: alunne-madri che – nonostante le buone intenzioni iniziali – dopo la nascita dei propri bambini hanno chiuso con gli studi rinunciando, almeno nell’immediato, al diploma e alla laurea.
“La maternità da adolescenti è una cosa che può succedere”, spiega Sergio Del Prete, responsabile contenuti Viacom Italia, parlando del programma di Mtv 16 anni incinta, arrivato in Italia da format Usa nel 2013, che proprio per questo ha deciso di “raccontare senza giudizi le cose così come avvengono nella vita di queste giovanissime.
È una scelta editoriale quella di non entrare nel merito della decisione – dice Del Prete – così come è una scelta ponderata quella di non fare casting per trovare le ragazze incinte che abbiano voglia di raccontare questa esperienza. Ci agganciamo ad associazioni sul territorio, sempre nel massimo rispetto delle protagoniste”.
Ma la mancanza di giudizio, di un punto di vista su una gravidanza in età adolescenziale “polarizza molto. Il programma a volte è attaccato anche per questo, perché si pensa che noi vogliamo normalizzare un fenomeno – dice il responsabile dei contenuti – quando a noi non interessa fare diversamente, non è il focus del format, noi non vogliamo entrare nelle questioni politiche, né sociologiche del paese, pur legando i nostri contenuti al supporto di Aispa (Associazione italiana sessuologia psicologia applicata), che sul sito del programma mette a disposizione materiali informativi per la contraccezione, il sesso ecc… Raccontiamo un pezzo di realtà. Dalle nostre storie non si possono trarre insegnamenti, né studi antropologici, o meglio, forse raccontando le cose senza filtri, potremmo dire che per chi guarda il programma potrebbe essere un deterrente.
Tra i tratti più nostrani delle storie ci sono famiglie d’origine molto presenti”, racconta. “Ma è anche vero che non portiamo in tv storie di degrado. Entriamo in sala parto, raccontando il climax della vita, sottolineando sempre l’amore che circonda questi bambini. Molto spesso – confessa – i legami tra i genitori adolescenti finiscono all’arrivo del bambino, quasi sempre per la famiglia è uno chock la notizia della gravidanza, in diversi casi le giovani madri abbandonano la scuola: ma sono tutte storie normali, è un pezzo di realtà e va raccontato così com’è”.
di Alessia Grossi, il Fatto Quotidiano 27/6/2016