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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

Al cimitero di Prima Porta sono state aperte e saccheggiate le tombe dei rom

Due colpi solo nell’ultima settimana. Chissà quanti altri nei mesi scorsi. Di notte – è questo il sospetto – anche se non si esclude che i «lavori» siano cominciati di giorno, nel tardo pomeriggio, quando il cimitero si avvia alla chiusura. E proprio per questo motivo giovedì scorso i carabinieri hanno blindato per ore i cancelli di Prima Porta per impedire ai ladri di uscire dal complesso. Ma i razziatori di tombe si sono volatilizzati lo stesso. Sono loro gli autori di una serie di furti nei loculi e nelle sepolture a terra soprattutto in quelle dove riposano i defunti di famiglie rom. Persone scomparse anni fa vicino alle quali, nelle bare, come vuole la tradizione nomade, i loro cari hanno appoggiato oggetti di valore, compresi gioielli, e anche somme di denaro in contanti. I carabinieri della compagnia Cassia hanno avviato un’indagine dopo la razzia scoperta a metà giugno nella tomba di un rom di origine slava, per anni residente a Roma, morto nel 1998. Sono stati i familiari, giunti alla quarta generazione e italiani a tutti gli effetti, a rivolgersi ai militari dell’Arma dopo essersi accorti che il loculo era stato violato. I ladri avevano smurato la lapide e aperto anche la bara: un’offesa molto grave per chiunque, ma particolarmente sentita dalla comunità rom. Dopo aver portato via tutto – anelli, bracciali e soldi – i razziatori avevano cercato di cancellare le tracce del passaggio. Stessa scena a metà della settimana scorsa con un altro nomade, questa volta deceduto nel 1992. Le indagini non appaiono semplici. Soprattutto perché non è chiaro quante siano le tombe prese di mira dai ladri, piuttosto abili nel risigillare le sepolture. E sempre per questo motivo non si sa neanche quando siano state svaligiate. Trovare impronte digitali è altresì complicato, visto che all’apertura delle bare si sprigionano polveri sottili di vario genere che finiscono per coprire qualsiasi traccia. L’ipotesi è che la banda colpisca dopo essere andata a caccia di tombe sulle quali compaiono cognomi slavi, visto che non c’è a Prima Porta un settore dedicato ai defunti rom, sebbene molti riposino nel riquadro musulmano.
È questa l’ultima frontiera del furto nei cimiteri romani, dopo i numerosi episodi – sia a Prima Porta, al Verano ma anche al Laurentino (a Trigoria) – con le razzie di qualsiasi oggetto in rame e ferro (croci, lumini, lampade, perfino le lettere con i nomi delle famiglie e dei defunti), ma anche di ricordi lasciati dai parenti (in passato sono stati scoperti ladri senza cuore specializzati nel portar via i giocattoli dei bambini) e di fiori, rivenduti fuori dai camposanti. A Prima Porta ci sono cartelli lasciati dai parenti dei defunti che avvertono i visitatori affinché non lascino valori sulle tombe. Ma ci sono messaggi anche per i ladri, qualcuno con la minaccia di conseguenze, altri di insulti, altri ancora con la preghiera di non rubare. Ma i furti continuano, adesso direttamente nelle bare.