Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  giugno 27 Lunedì calendario

L’Italia di Conte è l’esaltazione della normalità. Ma oggi non basta essere normali

Sul latte versato non si piange, d’accordo, ma su Candreva che passa da risanato a indisponibile qualche lamento si può fare. Perché era uno dei pochi apriscatole in maglia azzurra, perché con Conte aveva sempre giocato e perché era il più temuto dagli spagnoli, uno dei pochissimi in grado d’inventare qualcosa. Poi basta con i lamenti, il ct dice che tutti sono titolari e noi facciamo finta di crederci. A destra giocherà Florenzi, a sinistra Darmian o De Sciglio.
L’ultima Spagna non è un’invincibile armata: la Croazia ne ha sottolineato i limiti difensivi, da De Gea a Sergio Ramos, Fabregas ha vissuto tempi migliori, la baracca si regge sull’abilità tattica di Busquets, sul fosforo di Iniesta e sui guizzi di Morata e Silva, altro tipino difficile da marcare. Ovvio che Conte non consideri per don Andrés una marcatura ad personam: sarebbe come mandare al macello il suo marcatore, o farlo rientrare anzitempo negli spogliatoi per somma di cartellini. Quello che chiede ai suoi è la copertura delle linee di passaggio: è un lavoraccio ma, fatto perbene, può dare i suoi frutti. I nostri sono più freschi: Del Bosque ha insistito sugli stessi uomini, Conte non ha perso l’occasione di far rifiatare quasi tutta la squadra con gli irlandesi.
Più che delle condizioni della Spagna, dovremmo pensare alle nostre, e non è facile un giudizio dopo tre partite così contrastanti. Buona, a sprazzi esaltante la prima col Belgio, e utilissima per il morale oltre che per la classifica. Bruttina, ma utile, quella con la Svezia. Decisamente brutta l’ultima, pur giocata dalle riserve. Nulla da rimproverare a loro, ha dichiarato Conte. Vederlo urlare per 90’ abbondanti con gli occhi bui dev’essere stata un’illusione ottica. O forse è così che manifesta la sua soddisfazione, vai a sapere.
Fatto sta che attorno all’Italia s’è venuta creando una marea di consensi, di aspettative, di speranze. Non ha torto Chiellini quando dice che non sono tutti fenomeni né tutti brocchi. È una squadra normale, l’Italia, in un torneo che di squadre normali ne sta mostrando a iosa, e qualcuna fa pure una strada insperata. Come il Galles, un Chievo con Bale in più.
L’Italia è una squadra normale che sa di esserlo e può riuscire a trasformare ogni tanto questa normalità in grandezza. Per far fuori la Spagna non basta la normalità, ma attenzione: il pronostico e il peso psicologico oggi accompagnano la Spagna. È la nostra bestia nera, se ci batte fa semplicemente il suo dovere, ma se l’Italia batte la Spagna firma un’impresa. E se perde non ci saranno pubblici processi: le attenuanti sono già state esposte prima che iniziasse il torneo: la difficoltà di reclutamento, gli infortuni, cui s’è aggiunto il tabellone.
Le attenuanti restano in piedi. Però abbiamo un’ottima difesa con regista incorporato e due uomini che possono mettere in difficoltà la Spagna con inserimenti veloci (Eder e Giaccherini). Forse tre: aggiungo Parolo, se azzecca un tiro dei suoi da fuori area.