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 2016  giugno 27 Lunedì calendario

Preso il boss Fazzalari, il più ricercato dopo Messina Denaro

L’ultima alba da latitante lo ha sorpreso con le manette strette ai polsi. Da ieri notte Ernesto Fazzalari non è più un fantasma, la sua fama di imprendibile è terminata in un casolare alle pendici dell’Aspromonte, poco distante dalla sua Taurianova. Ci sono voluti vent’anni per consegnarlo alla giustizia e fargli scontare la sentenza di fine pena mai. Condannato in via definitiva per due omicidi, due tentati omicidi e associazione mafiosa, Fazzalari era il secondo latitante più pericoloso d’Italia dopo Matteo Messina Denaro.
Il blitz
«Non ha avuto il tempo di mettere i piedi fuori dal letto», così gli inquirenti della Dda di Reggio Calabria sintetizzano la rapidità delle teste di cuoio dei Carabinieri per chiudere l’operazione. Dopo aver avuto certezza della presenza del boss nel casolare di Molochio, i carabinieri calata la notte hanno “cinturato” tutta la zona. A piedi gli uomini dei reparti speciali hanno percorso la strada sterrata che si addentrava nei boschi. Davanti alla casa hanno atteso il momento giusto per entrare in azione. In meno di un minuto hanno abbattuto il cancello, fatto saltare una porta blindata con micro cariche esplosive e immobilizzato il latitante e la compagna che gli dormiva accanto. Fazzalari non ha opposto resistenza nonostante tenesse a portata di mano una pistola con matricola abrasa e due caricatori. Barba curata, polo scura e jeans ha declinato le sue generalità ai carabinieri del Comando provinciale e agli uomini dello squadrone Cacciatori senza tradire alcuna emozione. «Operazione da manuale» ha commentato il comandante generale dei Carabinieri, il generale di corpo d’armata Tullio Del Sette. Nella perquisizione è stato trovato materiale che sarà valutato dagli inquirenti.
«U Lentu»
Lo chiamavano “U Lentu”, ancora giovanissimo si è conquistato un ruolo nella ’ndrangheta a colpi di Kalashinikov. «Sparava come un pazzo», hanno detto di lui i pentiti. Preciso e spietato è stato protagonista della sanguinosa faida tra le cosche Asciutto-Neri-Grimaldi e Fazzalari-Crea-Viola: 32 morti ammazzati, una mattanza fatta di gesti eclatanti quanto barbari. Per vendicare la morte di un boss ammazzato mentre era dal barbiere, il giorno seguente vennero ammazzate quattro persone. A una delle vittime, Giuseppe Grimaldi, fu mozzata la testa, poi lanciata in aria e usata come bersaglio. Ma la fame di vendetta portò il gruppo di fuoco nella casa a lutto dei Grimaldi. Si presentarono come carabinieri e iniziarono a sparare all’impazzata ferendo anche una 14enne. Lo stesso Fazzalari fu oggetto di più agguati ma riuscì sempre a sfuggire ai sicari anche grazie alla sua Lancia blindata. Il Far west Taurianova portò il governo ad approvare un decreto per lo scioglimento delle amministrazioni locali: il piccolo centro della Piana di Gioia Tauro fu il primo. L’operazione Taurus decapitò le cosche in lotta fermando la guerra, ma Fazzalari si rese latitante. Era il 1996. Nel 2004 i carabinieri sono a un passo dal prenderlo, ma quando fanno irruzione nel bunker sorvegliato da due pitbull trovano solo champagne e sigari cubani.
Le reazioni
Nonostante la lunga latitanza Enesto Fazzalari era un boss pienamente operativo, lo sottolineano il procuratore di Reggio Federico Cafiero de Raho e l’aggiunta Gaetano Paci. I due magistrati sottolineano come “U Lentu” in questi 20 anni di latitanza abbia potuto contare su fiancheggiatori e coperture. Un arresto importante sottolineato dal premier Renzi: «Continuiamo a combattere la criminalità ovunque, palmo a palmo, casolare per casolare. Sono orgoglioso delle donne e degli uomini che servono lo Stato e a nome di tutti gli italiani ho chiamato il comandante Del Sette e il procuratore capo di Reggio Calabria Cafiero de Raho per esprimere loro la nostra gratitudine più affettuosa. Grazie davvero dal profondo del cuore!». Per il ministro dell’Interno Angelo Alfano «la Squadra Stato ha messo a segno uno dei suoi gol più belli»..