
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Gli Stati Uniti sono in piena crisi razziale. Ieri a Dallas un cecchino nero ha ucciso 5 poliziotti e ferito 12 persone. I poliziotti erano in servizio durante una veglia di protesta per l’assassinio di due neri in Louisiana e Minnesota, ammazzati da agenti bianchi mercoledì e giovedì. I video delle varie violenze, messi in rete, hanno moltiplicato la rabbia e l’odio. Obama, che è a Varsavia e aveva stigmatizzato l’uccisione dei due neri, ieri ha dovuto correggere le sue parole e lodare il duro lavoro dei poliziotti e parlare di attacco feroce e premeditato alle forze dell’ordine. In effetti, il cecchinaggio dei poliziotti non s’era ancora mai visto. E non ci sono implicazioni islamiche: è questione di bianchi e neri e della facilità con cui la polizia americana spara sulla gente di colore anche quando è inerme. Un gruppo che si chiama Black Power - e che fa pensare alle Pantere Nere, nate negli Anni 60 durante le lotte per i diritti civili - ha rivendicato la strage, ma per ora non sembra credibile.
• Cosa è successo? Dallas, nel Texas, è la città dove mezzo secolo fa venne ammazzato il presidente Kennedy, con un killer dalla mira infallibile appostato dietro una finestra. È successo qualcosa di analogo l’altra sera, quando da noi era notte fonda. Siccome c’è stato un nero ammazzato dalla polizia apparentemente senza motivo a Saint Paul, nei sobborghi di Minneapolis (Minnesota) e un altro nero freddato anche qui senza una ragione visibile a Baton Rouge (Louisiana), in tutti gli Stati Uniti ieri sono state organizzate veglie o manifestazioni di protesta. Durante la veglia di Dallas, alle nove di sera locali, qualche migliaio di persone ha sfilato per il centro della città, sorvegliate da cento poliziotti. Quando il corteo è arrivato dalle parti di City Hall si sono sentiti i colpi. In mezzo al fuggi fuggi generale, un testimone, che si chiama Michael Kevin Bautista, ha filmato un video di un paio di minuti in cui si sentono colpi d’arma da fuoco e le sirene spiegate di decine di macchine della polizia. Un altro testimone, che si chiama Ismael Dejesus, ha invece osservato la scena dalla finestra e raccontato alla Cnn: «Un tizio in tenuta da combattimento è sceso da un Suv Chevy. Aveva un fucile, chiaramente un AR-15 (usato anche nella strage di Orlando, ndr). Si è nascosto dietro un pilone, ha inserito un caricatore e ha iniziato a sparare. Sembrava tutto preparato. Sapeva dove posizionarsi. Aveva le munizioni a portata di mano, non erano piccoli caricatori ma ad alta capacità. Quando è arrivato un agente, l’uomo lo ha colpito con diversi colpi sparati a distanza ravvicinata».
• La strage è stata compiuta da un uomo solo?
Sì, a sparare sarebbe stato un solo cecchino, anche se fino a ieri sera c’era il sospetto di almeno un secondo sparatore. L’attentatore s’è asserragliato al secondo piano del garage del college El Centro. Ne è seguito l’assedio della polizia, durato tutta la notte. L’uomo ha detto ai negoziatori della polizia «di essere molto arrabbiato per il trattamento riservato agli afroamericani, di essere arrabbiato con i bianchi e che voleva uccidere dei bianchi, soprattutto poliziotti». Il killer ha raccontato di aver agito da solo e di non essere affiliato a nessun gruppo. Poiché non intendeva arrendersi, gli hanno spedito un robot armato con una bomba e l’hanno ucciso.
• Chi era?
Micah Xavier Johnson. Incensurato. Ha un passato da militare e non ha legami con gruppi terroristici. Viveva a Mesquite, sobborgo di Dallas.
• Ma ora era operativo?
Si era arruolato nell’esercito Usa nel 2009 e aveva prestato servizio fino all’aprile del 2015. Nel novembre del 2013 era stato mandato in missione anche in Afghanistan, dove aveva fatto il carpentiere, ed era rientrato negli Usa nel luglio del 2014. Per il ruolo svolto in Afghanistan, gli era stata data una medaglia al valore. Aveva una pagina su Facebook, ora inaccessibile, ma ricca di immagini inneggianti al Black Power.
• Reazioni politiche?
Ne riferiamo qui a fianco. Organizzazioni di neri hanno condannato la strage. Dallas, mentre scriviamo, è una città in stato d’assedio, non circolano né autobus né treni, lo spazio aereo cittadino è chiuso, chi si trova al centro non può uscirne e chi è fuori dal centro non può entrarvi.
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