la Repubblica, 9 luglio 2016
La crociera tra i ghiacci del Polo che sta scomparendo
Era il Sacro Graal degli esploratori. Oggi è diventato una crociera. Il passaggio a Nord-ovest, in estate, è ormai quasi libero dai ghiacci, ed è la prima volta che accade da circa dieci milioni di anni, quando il Polo nord era un prato verde con temperature primaverili. Guardando al cambiamento climatico come a un’opportunità, la Crystal Serenity – una mega-nave da 250 metri, 13 ponti, 1.100 passeggeri e 700 membri dell’equipaggio – ha acceso i motori ad Anchorage, da dove partirà il 16 agosto con bussola a Nord e arrivo a New York 32 giorni dopo. La rotta che Roald Amundsen, tra 1903 e 1906, impiegò tre anni a completare, per la Crystal Serenity sarà questione di un mese. Incluse le soste per ammirare Inuit, slitte dei cani, balene, trichechi e, con un po’ di fortuna, anche gli orsi bianchi.
Per passare non lontano da dove il Titanic incontrò l’iceberg fatale si pagheranno dai 22 ai 120mila dollari. Ma fra le condizioni imposte dalla compagnia americana Crystal Cruises c’è anche l’acquisto di un’assicurazione individuale da 50mila dollari, caso mai fosse necessario farsi venire a riprendere in elicottero. Gli amanti dell’avventura, però, non si sono tirati indietro. L’edizione 2016 è andata esaurita in tre settimane ed è già fissato un bis per il 2017, esattamente dieci anni dopo il primo annuncio della Nasa: il Passaggio – osservarono i suoi satelliti nell’estate 2007 – è libero dai ghiacci. Da allora la traversata è stata completata circa 200 volte, un terzo delle quali negli ultimi due anni. Rompighiaccio, cargo, velisti in cerca di avventura. Ma mai una nave da crociera aveva osato affrontare gli iceberg che, conferma uno studio uscito l’anno scorso su Geophysical Research Letters, continuano popolare il dedalo di canali semi-liquidi color piombo. «Isole di ghiaccio larghe 100 metri e spesse 4 sono frequenti nella zona», hanno scritto i ricercatori dell’università di Toronto dopo una perlustrazione aerea. «I ghiacci si accumulano soprattutto sul lato ovest, quello di Beaufort», spiega Guido Vitale, climatologo del Cnr. «Una nave che affronta quella rotta non può contare su previsioni meteo e dei ghiacci affidabili. Le condizioni variano in continuazione». Né esistono mappe per segnalare gli scogli affioranti. Le guardie costiere di Usa e Canada stimano che solo il 10% di quelle aree sia tracciato sulle carte.
Sulla Crystal Serenity, però, sostengono di aver pensato a tutto. Una nave di scorta capace di rompere il ghiaccio, due elicotteri per cercare dall’alto le rotte migliori, guide artiche canadesi sempre presenti sul ponte, radar e sonar modernissimi, un corso con il simulatore per comandante e ufficiali e una squadra di sub a bordo: sono le misure di sicurezza allestite per l’avventura. Carburante povero di zolfo e un sistema di trattamento dei liquami sono le strategie per ridurre l’impatto ambientale di questa città di gran lunga più grande di tutti i villaggi presenti lungo il Passaggio. Greenpeace, in un’intervista al New York Times, fa sapere di non apprezzare l’iniziativa, pur non avendo ancora pensato a misure di protesta.
Nel 2010, in effetti, una piccola nave da crociera si spiaggiò lungo la rotta con 200 passeggeri a bordo. La guardia costiera canadese impiegò due giorni a raggiungerla. La compagnia assicurativa Allianz ha contato 71 incidenti nelle acque artiche l’anno scorso, il 30% in più rispetto al 2014. Sempre più pescherecci si addentrano nel Passaggio, senza attraversarlo tutto. E per gli sportivi, l’Artico è diventato la nuova frontiera dell’avventura. «Conosco diversi velisti che hanno completato quella rotta», spiega Matteo Miceli, velista, autore con Jean-Luc Giorda di L’oceano a mani nude. «Io stavo per affrontarla, ma un guasto alla barca mi ha fermato. Lì il mare non è impegnativo come a Capo Horn. C’è quasi sempre il sole e l’ambiente è incontaminato. Ma c’è banchisa. Se il ghiaccio non si apre, non si passa. Anche con le migliori tecnologie, in quel caso non c’è proprio niente da fare».