VARIE 9/7/2016, 9 luglio 2016
APPUNTI PER GAZZETTA - CASI DI RAZZISMO REPUBBLICA.IT HOUSTON - Un uomo di colore è stato ucciso da agenti di Polizia a Houston, in Texas, dopo che questo - secondo la versione della Polizia - aveva agitato una pistola puntandola anche contro i poliziotti
APPUNTI PER GAZZETTA - CASI DI RAZZISMO REPUBBLICA.IT HOUSTON - Un uomo di colore è stato ucciso da agenti di Polizia a Houston, in Texas, dopo che questo - secondo la versione della Polizia - aveva agitato una pistola puntandola anche contro i poliziotti. Lo riferiscono le autorità locali in quello che è il terzo caso di persone di colore uccise dalle forze di polizia in una settimana. E’ accaduto nella notte nella parte sud di Houston dove gli agenti hanno notato l’uomo armato in strada che, alla loro richiesta di mettere giù la pistola ha risposto prima agitandola in aria e poi contro i poliziotti. Gli agenti hanno a quel punto aperto il fuoco, esplodendo diversi colpi e uccidendo l’uomo. La vittima si chiamava Alva Braziel. I due agenti sono due veterani della Polizia di Houston, con 10 e 13 anni di esperienza. E’ già stata aperta un’indagine. La polizia ha anche riferito che i due agenti indossavano delle "body camera" che riprendono le immagini delle loro azioni, quindi dovrebbe essere possibile verificare se Braziel abbia o meno puntato la pistola contro di loro. La morte dell’uomo arriva in giorni caldissimi per la tensione razziale negli Usa, con i due uomini di colore uccisi in Louisiana e in Minnesota e con la morte di 5 agenti della polizia di Dallas uccisi da un cecchino. Ancora stanotte, in molte città americane erano in corso proteste contro la polizia violenta. E non tutti i numerosi cortei si sono conclusi pacificamente: a Rochester, nello stato di New York, la polizia ha arrestato per disordini 74 persone, tra cui due reporter afroamericani, a cui poi il sindaco e la polizia hanno presentato le proprie scuse. Altri tre arresti a Phoenix, dove la polizia ha usato spray urticanti e sparato pallottole non letali per impedire che un raduno del movimento Black Lives Matter bloccasse un’autostrada. REPUBBLICA.IT La strage di Dallas scuote gli Stati Uniti, dilaniati ancora una volta da pericolose tensioni razziali, e Barack Obama rientra in anticipo dal viaggio in Europa, dove si trova per il vertice Nato: il presidente tornerà un giorno prima del previsto, tagliando la tappa di Siviglia, e all’inizio della settimana sarà nella città texana in cui Micah Xavier Johnson, un ex militare 25enne afroamericano, ha freddato con un fucile AR-15 cinque poliziotti. E ne ha feriti altri sette prima di essere a sua volta ucciso. Dallas, Obama: "Atto feroce, terribile e calcolato" Condividi Sul fronte delle indagini, pare assodato che Johnson abbia agito da solo, con l’intento di colpire quanti più agenti bianchi possibile, per vendicare gli afroamericani uccisi dalle forze dell’ordine proprio durante una marcia di protesta contro la violenza della polizia. "Sembra che ci sia stato un solo killer, senza legami di nessun genere a organizzazioni terroristiche internazionali", ha dichiarato il segretario alla Sicurezza nazionale Jeh Johnson. Il sindaco di Dallas, Mike Rawlings, ha confermato la fine dell’emergenza. "Riteniamo che ora la città sia sicura, il sospetto è morto". Il governatore del Texas Greg Abbott ha puntualizzato che tuttavia è importante accertarsi del fatto che non ci fossero dei complici di Johnson. Il movente sarebbe quindi da ricercare unicamente nell’odio verso i bianchi, testimoniato anche da post lasciati sui social in cui Johnson manifestava la propria adesione all’ideologia del Black Power. Gli altri fermi. Un uomo è stato arrestato con "un’accusa relativa ad armi da fuoco, ma non collegata all’attacco" e diverse persone sono state fermate per essere interrogate e sono state poi rilasciate. Il sindaco Mike Rawlings ha spiegato che inizialmente si era pensato a più cecchini perché nel corteo c’erano "20 manifestanti armati che, sentiti i primi spari, hanno iniziato a correre" traendo in errore la polizia (in Texas da quest’anno è legale portare armi in pubblico). Ma tra le autorità c’è anche chi ancora, come il governatore del Texas Greg Abbott, adombra l’ipotesi di un piano ordito da più soggetti e cerca possibili complici dell’ex militare, nella cui abitazione è stato trovato un vero e proprio arsenale. Continuano le proteste. La tragedia di Dallas non ha fermato il movimento "Black Lives Matter" ("Le vite dei neri contano"). Migliaia di persone sono scese in piazza nelle maggiori città Usa per dire basta alla violenza della polizia contro gli afroamericani. Una manifestazione si è svolta anche a Londra. A Rochester, nello stato di New York, la polizia ha arrestato per disordini 74 persone, tra cui due reporter afroamericani, a cui poi il sindaco e la polizia hanno presentato le proprie scuse. "Abbiamo nel cuore anche Dallas", si leggeva in uno degli striscioni a New York. Altri tre arresti a Phoenix, dove la polizia ha usato spray urticanti e sparato pallottole non letali per impedire che un raduno del movimento Black Lives Matter bloccasse un’autostrada. Ad Atlanta la tensione è alta, così come lo è a Baton Rouge, in Luisiana, dove qualche giorno fa un afroamericano era stato ucciso da agenti e dove le forze dell’ordine si sono schierate in assetto da combattimento. In piazza anche Baltimora. A Los Angeles i rapper Snoop Dogg e The Game hanno guidato un corteo fino alla centrale della polizia, dove si è tenuto un incontro con il sindaco e il capo della polizia per chiedere più sforzi per migliorare i rapporti fra le minoranze e gli agenti. A Omaha, Nebraska, 300 manifestanti hanno invaso il centro della città: le attese erano per un maggior numero di persone, ma l’attacco a Dallas ha fatto desistere molti dallo scendere in piazza A Pittsburgh, Pennsylvania, il capo della polizia è sceso in piazza con i manifestanti, in una marcia contro le "crescenti disuguaglianze e la tossica atmosfera d’odio". A Washington manifestazioni si sono svolte davanti al Dipartimento di Giustizia e alla Casa Bianca, fra candele e canti. IL ROBOT-BOMBA 306 L’ESPLOSIONE che ha ucciso Micah Johnson, il sospetto cecchino asserragliato nell’edificio di Dallas, teatro della sparatoria contro i poliziotti, è avvenuta per mano di un robot. A confermarlo è stato David Brown, capo della polizia, illustrando i dettagli dell’operazione in conferenza stampa. Dopo avere tentato di negoziare con l’uomo per diverse ore senza successo, ha spiegato Brown, ’’per neutralizzare la minaccia, è stato utilizzato un piccolo robot controllato in remoto e dotato di una testata esplosiva. Tutte le altre opzioni, considerato la situazione di stallo che si era venuta a creare, avrebbero esposto pericolosamente gli agenti polizia sul posto". Proprio quella deflagrazione, nel garage multipiano El Centro, è costata la vita a Johnson, il 25enne riservista incensurato ritenuto uno dei killer implicati nell’uccisione di cinque poliziotti. Un impiego mai accaduto prima, secondo l’esperto di robotica della New America Foundation Pete Singer, autore del libro "Wired for War" (2009). Robot imbottiti di esplosivo (MARCbot) sarebbero invece stati usati dalle truppe Usa in Iraq. Equipaggiati con un braccio su cui era montata una telecamera, i robot permettevano di ispezionare case e auto senza mettere in pericolo i soldati americani e, in caso di necessità, potevano essere fatti esplodere con un segnale telecomandato. Opzione diventata realtà anche a Dallas, in uno scontro a fuoco lontano dalle linee di guerra eppure altrettanto pericoloso per la Swat che ha inviato per la prima volta il robot armato ad affrontare il nemico sul suolo americano. Fino ad oggi, piccoli robot e droni erano stati impiegati per funzioni legate alla sorveglianza, ad esempio nel 2013 per la ricerca dell’attentatore della maratona di Boston (tre morti e 240 feriti il bilancio dell’attacco), ma mai con obiettivi ’’letali’’, come accaduto invece questa volta, durante la marcia di protesta degli afroamericani contro la polizia. Dallas, cecchini colpiscono gli agenti: la sparatoria e i poliziotti a terra Condividi La difficile scelta dei reparti speciali, certo, fa pensare a scene tratte da un film, ma il ’’robot bomba’’ inviato contro il giovane che minacciava di far esplodere bombe in città poco ha a che fare con Terminator, la macchina creata dall’uomo per uccidere in modo indiscriminato nata dall’immaginario cinematografico. La novità apre però nuovi scenari. Lo sostiene Seth Stoughton, docente di diritto all’Università del South Carolina ed ex agente di polizia: ’’Non avevo mai visto prima un dispositivo controllato in remoto utilizzato come meccanismo di consegna di forza letale", dichiara in un’intervista a The Atlantic. E suggerisce che si tratta di un possibile precedente che farà riflettere sulle tecnologie in dotazione alla polizia, non senza polemiche sull’uso etico della macchine da parte delle forze dell’ordine. GRAMELLINI Massimo Gramellini Impossibile scollarsi dagli occhi quel giovane del Minnesota freddato sulla sua auto da un poliziotto per un fraintendimento banale, e agonizzante in una pozza di sangue mentre dal sedile accanto la fidanzata riprende la scena col telefonino. Ha fatto benissimo, naturalmente, ma è incredibile che lo abbia fatto. E in quel modo. Con una lucidità che lascia ammirati e anche un po’ sgomenti. Riguardate il filmato che sta incendiando l’America nera. La donna vede il suo compagno riverso sullo schienale e un poliziotto che gli punta ancora addosso la pistola attraverso il finestrino aperto. Chiunque altro invocherebbe aiuto, abbraccerebbe il moribondo, riempirebbe di insulti il tizio in divisa, se la farebbe sotto. Invece Lavish Reynolds mette il telefono in modalità selfie e documenta l’omicidio in diretta su Facebook, rivolgendosi all’agente con calma apparentemente glaciale e chiamandolo sempre sir, signore. Come se fosse una reporter addestrata a filmare scene di guerra e non una normalissima ragazza a passeggio con il fidanzato. Come se per trasmettere un’emozione agli altri avesse rinunciato a viverla lei. Come se in quel momento fosse più connessa col mondo che con i suoi sentimenti. Tra qualche tempo ce ne renderemo conto meglio, ma si è trattato di qualcosa di rivoluzionario. Qualcosa di intimamente legato allo stato d’animo dei neri d’America, che ormai escono di casa con lo spirito vigile di chi va in trincea, però anche alla trasformazione avvenuta in noi umani da quando ai quattro arti ereditati dagli avi abbiamo aggiunto la protesi del telefonino. la stampa Se il presidente Barack Obama da Varsavia si dice inorridito per la morte dei cinque agenti a Dallas, uno dei sindacati che rappresenta gli agenti, nel giorno più duro per il corpo, se la prende proprio con la Casa Bianca, colpevole di troppa indulgenza verso i movimenti di protesta. «È una guerra contro i poliziotti» e l’amministrazione Obama con il «suo rifiuto di condannare movimenti come Black Lives Matter» è da considerarsi responsabile del «clima che ha reso possibile Dallas». Quando ancora non si conoscono a fondo i particolari dell’agguato, un durissimo attacco viene lanciato contro il presidente democratico da William Johnson, direttore esecutive della National Association of Police Organizations, associazione che tutela gli interessi dei dipartimenti di polizia e dei suoi agenti. In un’intervista televisiva di ieri mattina su Foxnews Johnson ha dichiarato: «Credo che l’atteggiamento dell’amministrazione Obama di acquiescenza nei confronti di criminali violenti, il rifiuto di condannare movimenti come Black Lives Matter - prosegue Johnson - tutto questo sforzo nel voler incolpare i poliziotti americani per i problemi di questo Paese, credo che abbia portato al clima che ha reso possibile Dallas».