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 2016  luglio 09 Sabato calendario

Sfogliando un libro contro Raúl Castro

Dietro ogni dittatore longevo si nasconde un fratello ossequioso. La figura del quasi novantenne Fidel Castro si può leggere in controluce analizzando il profilo del suo uomo-ombra, il fratello Raúl, oggi presidente di Cuba, personaggio a lui speculare e perciò complementare, a lungo garante della permanenza dell’altro al potere. Almeno questo si coglie sfogliando le densissime pagine di Raúl Castro. Il rivoluzionario conservatore (Greco e Greco, pp. 210, euro 12), saggio dell’ex diplomatico Domenico Vecchioni.
I due dioscuri della rivoluzione cubana rappresentano, sin da giovani, due poli opposti destinati a risultare, nella loro diversità, perfettamente compatibili. Se Fidel è brillante negli studi, dogmatico e impulsivo, Raúl appare più taciturno, pragmatico e moderato; se l’uno si affida a una costante esposizione mediatica che ne consacra il mito, l’altro agisce e tesse le trame dietro le quinte; se il primo propone un’immagine di fisicità dirompente, fatta di prestanza atletica e barba lunga, il secondo esibisce un corpo mingherlino e un volto imberbe con occhi a mandorla e baffetti accennati, che gli valgono il soprannome di «El chino» e accreditano l’idea che egli sia in realtà figlio di un cubano di origine cinese, e quindi solo fratellastro di Fidel. Sarà proprio questa differenza abissale a rendere Raúl il numero due ideale del regime, il seguace più fedele del fratello e poi il candidato giusto per la successione.
Ma lo stesso Raúl, fa notare Vecchioni, è un personaggio ambiguo: al suo interno si agitano due anime contradditorie, amalgama di vizi pubblici e private virtù. Nel suo ruolo di guerrigliero e uomo politico, il fratello minore di Fidel risulta un rivoluzionario spietato, marxista-leninista convinto e fautore di brutali esecuzioni degli oppositori, al punto da diventare noto come «Raúl il Terribile». Viceversa, nella sua figura di marito e padre, si presenta come un uomo mite, legato alle tradizioni familiari e perfino affettuoso, talmente sensibile da essere sospettato di omosessualità. Per comprendere questa dicotomia, Vecchioni suggerisce l’immagine di un padrino che, alla maniera mafiosa, difende in modo strenuo e morboso gli interessi della propria famiglia ed elimina qualunque altro clan potenzialmente rivale. La rivoluzione a uso domestico...
Questo metodo gli consentirà di tenere in pugno le sorti dello Stato cubano. Nominato sin da subito ministro della Difesa, Raúl avrà il compito di gestire l’intero apparato di sicurezza del Paese: sarà il responsabile delle FAR, il braccio armato della rivoluzione, coordinerà le relazioni con l’Urss stringendo accordi con Kruscev e provvedendo alla sovietizzazione di Cuba (e così favorendo il passaggio di potere dai barbudos ai burocrati), garantirà l’invio di soldati cubani nelle guerre in Angola e Somalia obbedendo alla logica dell’internazionalismo socialista e diventerà la guida suprema dello spionaggio e della repressione di presunti dissidenti, trasformandosi da fratello minore in Grande Fratello (risalgono verosimilmente alla sua regia le epurazioni o le scomparse misteriose di personaggi “scomodi” della rivoluzione, come Camilo Cienfuegos e Huber Matos).
Le sue azioni spicce ed efficaci vengono modificate solo quando, nel 2006, Raúl assurge al ruolo di numero uno, dopo il passaggio di consegne da parte del fratello. Allora il nuovo presidente di Cuba dovrà dare l’impressione di voler riformare il Paese, liberalizzando le attività economiche, favorendo la scarcerazione di alcuni detenuti politici e aprendo l’isola alle relazioni diplomatiche con Stati fino ad allora ostili (Usa in primis). Ma si tratta soltanto, sottolinea l’autore, di una strategia gattopardesca finalizzata a cambiare tutto per lasciare tutto com’è. Le velleità riformistiche cozzano infatti con la volontà di conservare e salvare la rivoluzione nei suoi capisaldi: l’ideologia marxista-leninista come principio ispiratore, il mantenimento del partito unico e del sindacato unico, l’impronta ancora fortemente collettivista in economia e la negazione dei diritti civili e politici, con conseguente repressione (sebbene più subdola) degli oppositori. Nessun vero traghettamento, dunque, verso i lidi della democrazia liberale e dell’economia di mercato, come ci raccontano le favole sulla nuova Cuba raulista.
La continuità con il vecchio regime è testimoniata anche dal sistema dinastico che Raúl sarebbe intenzionato a perpetuare. Nel 2018, anno in cui l’attuale presidente cubano ha annunciato che lascerà l’incarico, il potere potrebbe essere ereditato dal suo unico figlio maschio, Alejandro Castro, secondo uno schema di successione tipicamente monarchico. Come dire, crollato il comunismo, sopravvivrà il castrismo.