Andrea Montanari, MilanoFinanza 9/7/2016, 9 luglio 2016
RCS, SFIDA A 1 EURO. E OLTRE
E pensare che lo scorso 7 aprile, il giorno prima che Urbano Cairo lanciasse il suo primo guanto di sfida il titolo Rcs Mediagroup era sui fondali di borsa a 0,408 euro. Adesso che ha più che raddoppiato il suo valore, salendo a 0,852 euro, può addirittura puntare a raggiungere il traguardo della cifra che non vede da tempo. È tutto merito della guerra che da settimane stanno combattendo la Cairo Communication e la cordata composta dal fondo Investindustrial di Andrea Bonomi, Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai. Contendenti che non arretrano di un centimetro e che sono disposti a fare di tutto pur di mettere mano sul Corriere della Sera e gli altri asset del gruppo editoriale di via Rizzoli. Così, nella serata di venerdì 8, ossia nell’ultimo giorno disponibile per effettuare il rilancio decisivo (al buio, in busta chiusa consegnata in Consob), prima della conclusione delle due offerte, fissata per venerdì 15 luglio, i due contendenti hanno sparigliato le carte. Come veri giocatori di poker hanno aspettano fino all’ultimo (le 22,30 circa) per fare conoscere al mercato, e alla controparte, le proprie mosse. E hanno entrambi giocato il jolly.
La cordata Bonomi&C, finora in vantaggio con l’opa cash a 0,80 euro (aveva ottenuto l’ok dal cda di Rcs perché il prezzo offerto con l’ultimo rialzo rientrava nella forchetta di prezzo, 0.80-1,13 euro, indicata dal perito indipendente, Roberto Tasca, nominata dal board), ha deciso di sparigliare le carte e arrivare a offire 1 euro tondo, in contanti ovviamente. L’esborso massimo dell’opa adesso ammonta a 403,94 milioni. D’altronde le disponibilità economiche non ne mancano al pool di investitori che ha già in mano il 22,6% di Rcs e che punta a conquistare il 66,7% del capitale, anche se l’opa sarà valida anche se arriverà a conquistare il 30%. E con questo rilancio intendono fare breccia nel cuore di quegli azionisti e investitori istituzionali che vogliono monetizzare e incassare una cifra certa dopo anni di magra, conti in rosso (Rcs ha cumulato negli ultimi cinque esercizi una perdita complessiva di 1,3 miliardi) e soprattutto zero dividendi.
Dal canto suo, Urbano Cairo (socio al 4,72% di Rcs) che si è messo in gioco per primo e prova a dare vita a un polo multimediale in un settore che, gioco-forza, sarà obbligato a concentrarsi (processo già in atto con l’aggregazione tra la Itedi della Fca degli Agnelli e il Gruppo L’Espresso della famiglia De Benedetti). Così, dopo un rilancio tattico dell’ops, da concambio alzato nelle score settimane da 0,16 a 0,17 titoli del suo gruppo a fronte di una azione Rcs , stavolta ha fatto il colpo grosso. Non solo ha leggermente incrementato il concambio in azioni, portandolo a 0,18, per una valutazione implicita di Rcs agli attuali corsi azioniari della Cairo Communication (4,38 euro), di 0,778 euro (soglia ancora non congrua dal cda di via Rizzoli). Ma ha messo sul piatto anche il denaro. Quello che il mercato di fatti chiedeva sin dall’inizio. L’offerta ora prevede anche un corrispettivo in denaro di 0,25 euro per azione. Che porta così a una proposta complessiva quantificabile in 1,04 euro per azione. Soglia superiore a quella della cordata avversaria. Con questa nuova proposta cambieranno anche i pesi azionari dello stesso imprenditore piemontese nel gruppo che ha creato e che vuole fondere con Rcs. Le nuove soglie di partecipazione oscilano da un minimo del 35,76% in caso di adesione totale (100%) alla sua offerta, a un massimo del 55,39% in caso di adesione fino al 35%, la soglia minima di successo dell’ops. Sempre che nelle prossime sedute di borsa il titolo Cairo Communication non modifichi sensibilmente, anche per ragione esogene, la propria quotazione che, ovviamente, impatta sul concambio. Ma va detto che in termini soprattutto di fusione la cordata Bonomi&C si è già detta contraria all’operazione perché non apporterà le proprie azioni all’offerta del gruppo di Cairo.
L’editore dal canto suo, che nelle casse del gruppo ha 108 milioni, mentre nella holding U.T. Communication ha disponibilità quantificabili in 55-60 milioni (oltre alle disponibilità personali) sosterrà un esborso complessivo per il pagamento del corrispettivo in denaro (a fronte dell’emissione di quasi 94 milioni di nuove azioni) di olter 130 milioni. In questo modo, nonostante il sostegno finanziario di Intesa Sanpaolo (4,17% di Rcs), impegnerà la gran parte delle proprie liquidità totali che poi, si dice in ambienti finanziari, non potrà avere a disposizione per la ristrutturazione e il rilancio di Rcs. E c’è chi fa notare che la parte in cash, 0,25 euro, vada in qualche modo a incidere sulla parte di offerta carta-contro-carta. Ma ora solo il mercato potrà dire chi ha fatto chi si è giocato meglio le proprie carte. Saranno i cinque giorni più lunghi della storia recente del gruppo di via Rizzoli e via Solferino.