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 2016  luglio 09 Sabato calendario

Quei fascicoli delle Br ritrovati nel Policlinico di Milano

La polvere, accumulata negli anni, velava completamente il rosso del fascicolo ritrovato il 27 aprile al Policlinico di Milano, padiglione Granelli. Dentro, altro segno del tempo, le vecchie cartelle della Sit Siemens, la fabbrica dove lavorava il perito Mario Moretti, uno dei futuri capi brigatisti. Quattro faldoni, circa trecento fogli, un’ottantina di documenti, alcuni in più copie.
GLI ORIGINALI
Chi ha visto le carte, racconta che alcuni fogli, soprattutto quelli delle rivendicazioni degli attentati, sono battuti a macchina. Con i caratteri molto simili a quelli dei comunicati del rapimento del presidente della Dc Aldo Moro a Roma. Ai tempi non esistevano le fotocopie, ma con la carta carbone si ricavavano le copie. Su questi originali, a penna, ci sono anche correzioni e annotazioni. Scritte da chi? La grafia, le impronte digitali, l’eventuale Dna sono ora oggetto di analisi da parte del Ros e del Nucleo informativo dei carabinieri. Nel fascicolo è presente la «Risoluzione della direzione strategica n. 2» delle Br, con la stella a cinque punte.
È fondamentale: dettava le regole della compartimentazione tra colonne e fronti, della clandestinità e dell’esecutivo.
LO STEMMA
Le Brigate Rosse s’impegnavano in «inchieste» (le chiamavano così): si trattava della compilazione delle schede con le abitudini, gli orari, le targhe delle auto, gli indirizzi, degli «obiettivi». Cioè delle persone da colpire. Per eseguire i pedinamenti senza essere notati a volte usavano piccoli trucchi.
Uno di questi era sistemare sulla fiancata della loro auto uno stemma che rimandava alle «polizie». E non è un caso, dunque, che proprio in mezzo ai documenti del covo del Policlinico sia spuntato un adesivo dell’Ipa, International Police Association.
L’AGGUATO DI GENOVA
Tra le rivendicazioni trovate nei faldoni, ha destato interesse degli investigatori quella del primo omicidio «selettivo». Non è originale, ma ciclostilata. Riguarda l’agguato del giudice Francesco Coco, a Genova, l’8 giugno del 1976, insieme con il brigadiere di polizia Giovanni Saponara e l’appuntato dei carabinieri Antioco Deiana.
Gli esecutori non sono mai stati individuati: l’omicidio viene considerato il «salto di qualità» del partito armato a guida di Mario Moretti.
Avvenuto sempre a Genova, ma un anno prima, e rivendicato dalle Br, è il sequestro dell’ingegner Vincenzo Casabona, capo del personale dell’Ansaldo.
Targato Roma il volantino della «gambizzazione» di Valerio Traversi, dirigente del ministero di Grazia e Giustizia, febbraio ‘77. Di questi due fatti, ci sono le rivendicazioni originali.
I RICORDI DI DE CAROLIS
Ieri abbiamo scritto che nei documenti riemersi nel sottotetto del Policlinico c’era la rivendicazione dell’azzoppamento del democristiano di destra Massimo De Carolis (Milano, 1975). De Carolis racconta: «In realtà, quello è stato il secondo episodio. Poco prima del voto del ’72, per me era pronto un covo, in via Boiardo. Mi ritengo salvato dal commissario Luigi Calabresi, che qualche giorno prima lo individuò. Dentro c’erano le foto dei miei due figli». Come mai? «Una brigatista con cui avevo lavorato, Anna Bianchi, aveva fatto il mio nome. Ma è nel ‘76, quando sono eletto deputato, che Walter Alasia, poco prima di essere ucciso, entra – è dunque la terza volta – nel mio ufficio di Porta Vercellina. Lega i presenti, ruba a uno la busta paga e se ne va. Mi senti- vo “abbandonato” e in costante pericolo, e non ero il solo».
Nel covo scoperto nel controsoffitto del padiglione del Policlinico è stato trovato un documento originale di De Carolis, il suo tesserino da giornalista pubblicista. Gli venne portato via quando venne sparato alle gambe e non era mai stato trovato: «Prima mi puntarono la pistola alla testa, pensavo fosse finita, invece...».
LE SIGLE A SORPRESA
Non solo Brigate Rosse. Tra le cartellette della Sit Siemens e quelle di un supermercato, sono spuntati documenti di altre organizzazioni: Proletari armati in lotta (nel ‘74 confluiranno nelle Br) e Nuclei Armati Proletari. Dei Nap ci sono le rivendicazioni del sequestro del magistrato Giuseppe Di Gennaro e del ferimento del consigliere regionale dc Filippo De Jorio, avvenuti a Roma nel 1975.
Tutti da capire, infine, i riferimenti a due brigatisti provenienti proprio dalla Sit Siemens: Umberto Farioli, arrestato in città nel 1978, e Paola Besuschio. Era la detenuta che lo Stato ipotizzò di rilasciare per ottenere a sua volta la liberazione di Aldo Moro. È un materiale «antico» che, però, può far sentire ancora la sua voce.