ItaliaOggi, 9 luglio 2016
Immacolata Chaouqui ora è una scheggia impazzita
La fine del processo Vatileaks 2 ha lasciato molti perplessi, Oltretevere. La decisione (10 mesi e pena sospesa dalla pierre Francesca Immacolata Chaouqui, 18 mesi a Lucio Angel Vallejo Balda, il monsignore targato Opus Dei, assolti gli altri imputati) presa dal Tribunale vaticano guidato da Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguineto, ha spiazzato eminenze e monsignori.
Perché le scuole di pensiero erano due: o il processo si sarebbe chiuso con un intervento nemmeno tanto a sorpresa di Papa Francesco; oppure ci sarebbero state delle condanne esemplari. Niente di tutto questo: con il difetto di giurisdizione i giudici vaticani hanno estromesso Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi dal processo, lanciando un pesante rimprovero all’accusa. Un rimprovero che è riassumibile in questo modo: Nuzzi e Fittipaldi non avrebbero mai e poi mai dovuto essere processati. E per giunta viene posta una pietra miliare nella giurisprudenza (e non solo in quella) vaticana: Dalla Torre ha affermato che la libertà di espressione e di stampa sono riconosciute e tutelate dal diritto divino. Cioè da quella parte del diritto canonico fissa, eterna e immutabile che l’uomo non può toccare.
Era appena il 1864 (ieri, nella storia della Chiesa), quando Pio IX nel Sillabo condannava, definendolo con Gregorio XVI «delirio», questo principio: «(...) i cittadini hanno diritto ad una totale libertà che non deve essere ristretta da nessuna autorità ecclesiastica o civile, in forza della quale possano palesemente e pubblicamente manifestare e dichiarare i loro concetti, quali che siano, sia con la parola, sia con la stampa, sia in altra maniera».
Acqua passata. In compenso la nota con cui il 7 luglio il portavoce della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha difeso il processo, ha sollevato non poche perplessità Oltretevere. Si osserva che la credibilità della Sala Stampa rischierebbe di uscire ridimensionata da quanto avvenuto innanzi al Tribunale vaticano, e che lo stesso ruolo di padre Lombardi potrebbe non essere più fisso e intoccabile come è stato sino ad oggi.
Vedremo. Nel frattempo non ha mancato di suscitare dibattiti l’elenco dell’arsenale di documenti in possesso di Chaouqui, che attraverso la sua pagina Facebook ha fatto sapere di avere, nella sua cassaforte, accanto al letto in cui dorme, tutto questo materiale: l’archivio di Cosea, integrale, il rapporto sulla sicurezza dello stato (avete capito bene: il rapporto sulla sicurezza del Vaticano, roba cioè da servizi segreti: come se l’è procurato?), i report dei conti laici dello Ior, l’analisi degli appalti del governatorato, lettere e documenti, dossier sulle nunziature. Persino i dossier sulle nunziature, cioè sulle ambasciate del Papa nel mondo: dove si elaborano per esempio i dossier sui candidati all’episcopato che vanno poi sulla scrivania del Papa. Se si aggiunge anche la gestione mediatica della gravidanza di Chaouqui, il risultato è netto: ha vinto lei.
Chi non vince ma nemmeno perde, uscendo indenne dalla vicenda, è la Segreteria di Stato del cardinale Pietro Parolin. Ma la fine del processo ha anche aperto un nuovo scenario, quello dei “cenacoli”. Stanno infatti nascendo, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, dei gruppi più o meno spontanei frutto del sommovimento tellurico rappresentato dalla vicenda. Si sono affacciati sulla scena nei momenti di difficoltà degli ultimi Papati (la malattia di Giovanni Paolo II, lo scandalo pedofilia del 2010 al tempo di Benedetto XVI) e sono gruppi molto forti e molto critici nei confronti di questo Papato. Un esempio: si parla di un cenacolo vicino al cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi (il giurista di fiducia del Papa, per capirci), che avrebbe condotto una forte critica contro il cardinale australiano George Pell, «ministro delle finanze» vaticane. Il processo è un assist per il mondo dei cenacoli, che si sono anche evoluti: se un tempo ci si riuniva per affinità geografica (c’erano piacentini, piemontesi, genovesi e così via), oggi ci si associa per affinità ideologica. Ci sono dentro cardinali e vescovi, oltre alla «truppa» dei monsignori di Curia: piccoli gruppi mobili ed agguerriti che domani, nel futuro della Chiesa e di questo Papato, peseranno ancora di più. Sono questi, dunque, alcuni dei frutti lasciati in eredità da Vatileaks.