Leonardo Martinelli, Pagina99 9/7/2016, 9 luglio 2016
L’APP ANTI-SBRONZA CHE SPACCA LA FRANCIA
«Pellerin imbroglione». Qualcuno gli ha urlato dietro anche qualcosa di peggio. Lo scorso 22 giugno i tassisti che premevano alle porte del tribunale di Parigi erano così tanti che alla fine i giudici hanno rinviato l’udienza al prossimo dicembre. «Non mi sono accorto di tutto quel caos: dentro, la situazione era calma». Teddy Pellerin, 31 anni, ingegnere, capelli arruffati, una delle nuove star del mondo francese delle app, è di quelli che non si scompongono mai. Neanche quando, lo scorso 19 gennaio, si ritrovò in stato di fermo, con Mathieu Jacob, amico dai tempi dell’università: interrogati per un giorno intero, manette ai polsi. Roba da matti.
Ma perché ce l’hanno tanto con loro? Nel 2013 Teddy ritornò a Parigi, dopo aver vissuto due anni in Marocco. «Mi misi a cercare un lavoro. Intanto vivevo a casa di Mathieu». Due ex studenti modello, ma pure amanti della musica e della vita notturna. «A partire dal 2011 Parigi ha vissuto una vague berlinese: ora si organizzano sempre più serate in periferia, per avere spazi più grandi, alla ricerca di libertà». Ma «ritornare da quei posti di notte è impossibile».
L’alternativa è rappresentata dal taxi. Oppure da Uber (la versione Pop è ormai vietata in Francia, ma resta l’autonoleggio con autista). Teddy e Mathieu, invece, hanno pensato a un sistema meno caro e più simpatico per spostarsi a notte inoltrata. Heetch, la loro app, è diventata operativa nel settembre 2013. Attualmente in Francia assicura più di 50 mila tragitti ogni settimana, quasi tutti a Parigi. Come funziona? Un privato accompagna i giovani che vogliono andare a una serata in discoteca o altrove. Ma soprattutto le richieste sono tantissime per farsi venire a prendere, quando tutto finisce. «L’idea è che il conducente sia come una persona che si potrebbe incontrare in una festa», spiega Teddy, «c’è chi diventa pure amico».
Non è raro che il conducente simpatizzi con i passeggeri. E che questi l’invitino alla serata. Lui resta e poi li riaccompagna pure. «Capita molto con giovani musulmani, che non hanno problemi a restare lontani dall’alcool durante la festa». Perché quello è un altro vantaggio di Heetch: non dover rinunciare a bere, se uno deve guidare per tornare a casa.
Non stupisce che oggi in tanti siano entusiasti dell’idea di Teddy e Mathieu. Innanzitutto, i giovani più o meno squattrinati. C’e una tariffa consigliata dall’app, ma le persone coinvolte possono negoziare. E, ad esempio, un Parigi-Versailles, che in taxi costa 40 euro, con Heetch vale in genere la metà. Poi, adorano l’iniziativa i genitori che non devono più stare in pensiero la notte immaginando i figli a bordo di auto, guidate da amici ubriachi. L’“app anti-sbronza”, però, non piace proprio a tutti. Altrimenti Teddy e Mathieu non sarebbero finiti in tribunale, accusati di «esercizio illegale della professione del taxi». Tanto che è incerta la sopravvivenza della loro impresa. E rischiano addirittura due anni di carcere.
Sì, con loro c’e l’hanno i tassisti ma anche Uber. Per Teddy è un peccato che l’udienza sia stata rinviata. «Il nostro caso può servire a definire cosa possa essere considerato economia collaborativa e cosa no». Loro si collocano nella nuova frontiera del business dello sharing, «perché abbiamo imposto un limite massimo alle entrate possibili di un conducente, 6mila euro all’anno. E la media è di 1.850. L’obiettivo per queste persone è coprire almeno in parte le spese legate alla propria vettura. Sono spesso giovani di periferia, che quell’auto la usano per andare a lavorare: ne hanno bisogno. In media, invece, i passeggeri vengono da famiglie più ricche, ma si tratta sempre di studenti o di giovani al primo impiego. In un certo senso in quella macchina dialogano due mondi un po’ diversi ma simili. C’è un bel miscuglio sociale». Poi Heetch lavora solo di notte e il grosso lo fa soprattutto giovedì, venerdì e sabato, «quando l’offerta di taxi e Uber non è sufficiente. In ogni caso l’80% dei nostri clienti non li usa mai».
Dall’inizio dell’anno Heetch si è anche internazionalizzato. E stato lanciato a Varsavia, Stoccolma e, da fine maggio, a Milano. «Ci sono andato anch’io a cercare di convincere i giovani sulla Darsena», ricorda Teddy. «Gliel’ho spiegato in italiano». Sua madre è nata in Francia ma da due genitori lombardi.
«Lei parla soprattutto il bergamasco. Io, in realtà, l’italiano l’ho imparato al liceo». Teddy in Francia è un po’ Davide contro Golia: uno dei tanti giovani brillanti, all’origine di startup, alle prese con un Paese rigido e diffidente nei confronti delle novità. Viene da Grasse, nel Sud: provinciale per di più. «Ho avuto la malaugurata idea di dire che i miei genitori non hanno la maturità. E allora sono diventato il prototipo dell’outsider. Mi descrivono come uno di origini modeste. Ma io vengo da una famiglia normale, non mi è mai mancato nulla». Ci ride.
Prodotto di un cursus di istruzione al 100% pubblica, si è laureato a Supélec, una delle grandes écoles d’ingegneria nel suo Paese. L’ultimo anno l’ha fatto in un’università svedese e ha ottenuto una doppia laurea.
Ha lavorato in una startup nel campo dell’energia. E poi in un’altra, versione marocchina di Groupon. Amante del rischio? «Ma neanche troppo: vado per gradi». Non lo smonta niente e nessuno a Teddy. Né le urla dei tassisti isterici fuori dal tribunale. Né le manette ai polsi. È una nuova Francia. Inaspettata.