
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’approdo della Ezadeen a Corigliano Calabro ci permette di tornare sull’argomento degli immigrati che arrivano da noi via mare…
• Ci sono morti?
No, niente morti. Questa Ezadeen, nave arrugginita e senza comandante, non più presente sui registri, bandiera della Sierra Leone, un’ottantina di metri di lunghezza, un vero e proprio vascello fantasma, è stata lanciata dal porto turco di Mersin verso le coste italiane. “Lanciata” è la parola giusta: gli scafisti, quando la prua punta verso le coste italiane, inseriscono il pilota automatico, programmano una velocità di dieci nodi e, se possono, scappano su un gommone messo a disposizione dai loro compari, oppure si confondono con la folla dei profughi. Possono lanciare un SOS – se stanno a bordo – oppure fidare che la nostra marina li vedrà e correrà a salvarli. Nel caso non intervenisse nessuno, la mega bagnarola andrebbe a fratumarsi sugli scogli di Leuca. La Ezadeen trasportava 360 persone, cioè 232 uomini, 54 donne, 74 minori. Per quello che importava agli scafisti potevano anche andare a schiantarsi. L’ammiraglio Giovanni Pettorino ha parlato di «tentativo di omicidio plurimo».
• È la prima volta che succede? Finora non avevamo mai sentito parlare di un caso simile.
No, prima della Ezadeen, c’è stato il caso della Blue Sky M, 81 metri per 3.400 tonnellate, intercettata al largo di Corfù e portata a Gallipoli l’ultimo dell’anno. Portava 793 siriani e afgani. I quattro scafisti erano rimasti a bordo e, salvo prova contraria, sono stati individuati e arrestati. Conoscendo le maglie larghe del nostro sistema, non credo che la cosa li spaventi. Quel viaggio, a 5-7.000 euro per ogni passeggero, ha fruttato una somma che si aggira intorno ai cinque milioni di dollari. Anche detraendo il costo della nave – sui 250 mila dollari – resta un guadagno enorme. La Ezadeen dovrebbe aver fruttato un paio di milioni. Prima di queste due c’è stata la Merkur 1, 75 metri di lunghezza e 2.500 tonnellate di stazza, rimorchiata da una motovedetta a Pozzallo il 20 dicembre scorso con 800 profughi a bordo. Questo traffico di nuovo tipo è cominciato il 28 settembre: un mercantile senza codice che ha attraccato a Crotone con 340 clandestini. Da allora ad oggi, le navi fantasma risultano quindici, ognuna delle quali aveva a bordo una media di 500 migranti. 7.500 arrivi, un fatturato di 45 milioni lordi in quattro mesi.
• S’è capito qualcosa sugli organizzatori di questo business?
La testa sta in Turchia. Mettono persino le inserzioni sui giornali, fanno marketing, viaggio gratis per il figlio se s’imbarcano tutti e due i genitori. Partenza sempre da Mersin. È il risultato dell’esodo siriano dalla doppia guerra in corso in quei luoghi. I siriani scappati sono ancora in buone condizioni economiche, possono permettersi un biglietto di andata da cinque-settemila euro. L’obiettivo vero, poi, è soprattutto la Svezia, che ha un’accoglienza molto generosa. Il loro ministro dell’Educazione, appena insediato, è una donna arrivata dalla Bosnia grazie a una di queste carrette. Per avere un’idea del flusso provocato da quei conflitti basterà dire che nel solo week-end della battaglia di Kobane sono arrivati in Turchia 150 mila profughi siriani.
• Questa strategia degli scafisti si basa sull’assunto che comunque, a un certo momento, le autorità militari italiane interverranno e risolveranno il problema.
Sì. Con il vecchio programma Mare Nostrum (costo di 9 milioni al mese) ci spingevamo fino sotto le coste libiche e in pratica la traversata la facevamo noi. Adesso, col nuovo programma europeo Triton, che di milioni al mese ne costa due (la metà la mettiamo comunque noi), aspettiamo i barconi a trenta miglia dalle nostre coste. Ma cambia poco o niente: i barconi sparati alla cieca verso l’Italia vengono comunque intercettati e il loro carico doloroso messo in salvo. Sembra che non ci siano vie d’uscita e l’Onu ci ha anche riservato una reprimenda.
• Sì?
Ieri ci hanno ringraziato per l’operazione Corigliano, ma alla vigilia di Natale hanno previsto che il passaggio da Mare Nostrum a Triton «provocherà un aumento significativo dei morti in mare. I naufragi accadranno proprio dove pattugliava Mare Nostrum e non pattuglierà più Triton: in alto mare, al largo delle coste libiche». Gli inglesi si sono rifiutati di partecipare a Triton. Cameron ha spiegato che comunque il soccorso in mare è «un fattore di attrazione, che incoraggerebbe più migranti a tentare la pericolosa traversata».
(leggi)