Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 04 Domenica calendario

Merkel non teme più la Grecia “Uscita dall’euro sostenibile” Lo “Spiegel”: per la Cancelliera e Schaueble la crisi sarebbe gestibile Ipotesi in caso di vittoria di Tsipras e lo stop ai pagamenti del debito Tonia Mastrobuoni Si narra che durante una delle fasi più acute della crisi, Wolfgang Schaeuble fosse stato tentato dall’idea di consentire alla Grecia di uscire dall’euro

Merkel non teme più la Grecia “Uscita dall’euro sostenibile” Lo “Spiegel”: per la Cancelliera e Schaueble la crisi sarebbe gestibile Ipotesi in caso di vittoria di Tsipras e lo stop ai pagamenti del debito Tonia Mastrobuoni Si narra che durante una delle fasi più acute della crisi, Wolfgang Schaeuble fosse stato tentato dall’idea di consentire alla Grecia di uscire dall’euro. Quella volta fu Angela Merkel a decidere che bisognava insistere, che andava salvata. Ma allora non esisteva uno scudo anti spread della Bce come l’Omt, né era ancora stata portata a termine l’Unione bancaria. Anche il fondo salva Stati europeo Esm era ancora incompleto. A distanza di anni, però, questi strumenti ci sono. Soprattutto, alcuni Paesi che allora ballavano sull’orlo del baratro come il Portogallo o l’Irlanda, sono più al sicuro. Il rischio contagio è più limitato. Così, all’avvio di una campagna elettorale ellenica che si annuncia senza esclusione di colpi, da Berlino sono emerse nuove, inquietanti indiscrezioni che rischiano di avvelenare ulteriormente il clima. Segnale molto forte Secondo fonti governative citate dal settimanale «Spiegel», la cancelliera e il ministro delle Finanze tedesco avrebbero cambiato idea e riterrebbero l’uscita di Atene, ora, «sostenibile». Neanche l’ostacolo formale - l’abbandono dall’euro non è prevista dai Trattati - costituirebbe più un problema: «Qualche giurista creativo risolverà questo nodo» ha chiarito un importante esperto di politiche monetarie citato dal settimanale. In sostanza, chiosa «Spiegel», il governo tedesco riterrebbe l’uscita della Grecia dalla moneta unica «quasi inevitabile, se il leader dell’opposizione Tsipras dovesse andare al governo, rinunciare al programma di aggiustamenti e rifiutarsi di restituire i debiti». Da Berlino, nessuna conferma né smentita, ma dal ministero delle Finanze è trapelato che la linea resta quella chiarita l’altroieri da Schaeuble, che aveva elogiato i «progressi» di Atene, ma aveva anche sottolineato che non c’è alternativa alle riforme e che «se la Grecia vuole prendere un’altra strada, diventa difficile». Qualsiasi governo uscirà dalle urne «dovrà rispettare gli accordi firmati dai predecessori». È chiaro che la Germania vuole mandare un segnale molto chiaro ai partiti in gara per il prossimo governo, ma soprattutto alla sinistra radicale di Syriza. Alla luce dei sacrifici fatti da altri Paesi come il Portogallo o l’Irlanda, ma anche a causa di una destra anti euro e cripto xenofoba che si è molto rafforzata negli ultimi mesi in Germania - si pensi ai risultati elettorali di Afd o al seguito crescente di cui godono gli anti islamisti di Pegida - Berlino ha già piantato un gigantesco paletto nella campagna elettorale - di nuovo - più pericolosa per i destini della moneta unica. Pressioni da destra È un avvertimento a non tirare la corda: secondo indiscrezioni attendibili, è molto difficile che la Germania possa accettare un taglio del debito, su cui stanno insistendo i vertici del partito di Tsipras. Se ci dovesse essere un dialogo non troppo inquinato dai ricatti, Berlino potrebbe accettare un ammorbidimento su altri fronti - reintroduzione del salario minimo o altre misure di rilancio, se finanziate con coperture credibili - ma è chiaro che non lo ammetterà mai prima delle urne. Ora si tratta di mostrare la faccia feroce per limitare gli spazi di manovra di Tsipras, ma anche della destra tedesca. Intanto il quadro ad Atene si è ufficialmente complicato con il ritorno sulla scena politica di George Papandreou. L’ex premier e leader del Pasok si presenta alle elezioni con un nuovo partito, i socialisti democratici, e secondo alcuni sondaggi potrebbe aspirare ad un 4-5%, sottraendo voti a Syriza e al Pasok, assottigliando il vantaggio che il partito di Tsipras vanta oggi nei confronti di Nea Demokratia, la formazione del premier uscente Samaras. Ora, per il leader di Syriza, l’incubo potrebbe essere una riedizione del 2012, quando l’impossibilità di formare un governo costrinse la Grecia a indire nuove elezioni dopo un mese di caotiche consultazioni. E in quel mese, Samaras balzò dal 18 al 29% dei voti, battendo Tsipras.