Luca Fornovo, La Stampa 4/1/2015, 4 gennaio 2015
Bonomi volta pagina su Club Med, ora vuole il 20% di banca Carige L’imprenditore punta a una aggregazione tra l’istituto genovese e la Popolare di Milano Luca Fornovo «Una battaglia, quella dell’Opa su Club Med, che non è stata giocata ad armi pari»
Bonomi volta pagina su Club Med, ora vuole il 20% di banca Carige L’imprenditore punta a una aggregazione tra l’istituto genovese e la Popolare di Milano Luca Fornovo «Una battaglia, quella dell’Opa su Club Med, che non è stata giocata ad armi pari». Il giorno dopo aver deciso di lasciare ai cinesi di Fosun i villaggi vacanze del Club Med, l’imprenditore Andrea Bonomi non nasconde un po’ di rammarico ai bankers, che lo hanno seguito in quest’avventura e ai suoi soci. Amarezza, avrebbe confessato anche ai collaboratori più stretti, intanto per l’ostilità dei manager francesi, guidati da Henri Giscard d’Estaing, figlio del Presidente francese, che coinvolti in prima persona nell’Opa hanno remato contro più volte nel fornire dati per la valutazione del gruppo francese e con altre forme di ostruzionismo. Eppure i sindacati avevano dato appoggio al progetto della sua cordata, la Global Resorts. Ma il dispiacere più grande è che Club Med esca dal perimetro europeo. Il miliardario cinese Guo Guangchang, fondatore di Fosun, è convinto che la crescita del tour operator nei prossimi anni si debba ricercare nell’apertura di villaggi in Cina. Una grossa perdita per il turismo europeo, un settore a cui Bonomi è particolarmente legato, come dimostrano i suoi investimenti in PortAventura, il parco divertimenti della Catalogna (Spagna). L’imprenditore a capo della Investindustrial, comunque, non si è perso d’animo ed già tornato al lavoro su nuovi e vecchi dossier. Tra le sue priorità c’è quella di continuare a investire in Italia, un mercato dove di recente ha puntato con l’acquisizione del gruppo della chimica Polynt e dell’80% delle lampade Flos. Ma il suo vecchio pallino, dopo l’avventura in Bpm, restano soprattutto le banche. Una su tutte, la genovese Carige. Abbandonando la partita del Club Med, la Investindustrial si ritrova 550-600 milioni in più da investire in banche e altri settori. Bonomi punta a rilevare il 20% di Carige, che ai prezzi attuali di Borsa vale circa 115 milioni (la capitalizzazione è di 570 milioni) . Come investitore istituzionale potrebbe comprare il 7% della banca che la Fondazione Carige vuole vendere, mentre il resto potrebbe acquistarlo sul mercato, probabilmente prima dell’aumento di capitale che verrà varato verso giugno. Il 4 febbraio la Bce dovrebbe dare il via libera ai piani di rafforzamento del capitale delle banche europee, che hanno fallito gli stress test. L’aumento di Carige sarà almeno di 500 milioni ma potrebbe arrivare anche a 700 milioni se la Bce dovesse puntare i piedi. Ma l’ingresso in Carige sarebbe solo il primo tempo della nuova partita che Bonomi vuole giocare con le banche. Il secondo passo potrebbe essere il ritorno in Bpm per coronare un sogno che ha nel cassetto da tempo: fare un’aggregazione tra l’istituto genovese e la Popolare di Milano, diventando il socio forte della nuova realtà del credito. Un sogno al momento proibito (per lo statuto delle Popolari), ma che potrebbe diventare realtà se il governo riuscirà in primavera a varare la legge per trasformare le Popolari in Spa. Una riforma della governance che incontra da tempo fortissime resistenze. Come nel caso della Bpm, dove non solo Bonomi quando era socio, ma nemmeno la pressione di Bankitalia ha ottenuto grandi risultati.