
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Grossi titoli sui giornali di ieri per via di una norma che potrebbe tirare fuori Berlusconi dal guaio della sentenza Mediaset, derubricare l’evasione fiscale per cui è stato condannato in via definitiva a fatto puramente amministrativo e non più penale, quindi permettergli di ricandidarsi fin dalle prossime elezioni, magari già nel 2015.
• Beh, il Parlamento potrà sempre bocciare.
No, perché si tratta di un provvedimento che sta dentro un decreto attuativo e per diventar legge ha bisogno solo di un parere delle Commissioni Finanze di Camera e Senato. Parere non vincolante. Mi spiego ancora meglio: il Parlamento ha rilasciato al governo una delega per attuare la riforma fiscale. Con questa delega in mano, nei limiti di quanto il Parlamento ha stabilito, il governo può in un certo senso fare quello che vuole. È quello che è poi accaduto anche con il Jobs Act, contestato anche perché si è detto che la delega in quel caso è quasi in bianco. Questa è la nuova formula per far presto, che affianca o sostituisce il sistema dei decreti leggi. Io governo mi faccio delegare e poi procedo con i decreti attuativi della delega (per il Jobs Act, ad esempio, sono sei). Badi che la legge-delega non è un’invenzione di Renzi, hanno fatto ricorso a quello strumento – e massicciamente – anche i suoi predecessori. Il governo Monti ha passato i primi otto mesi a emanare i regolamenti di attuazione delle leggi varate dal governo Berlusconi. Più o meno la stessa cosa per il governo Letta con quelli di Monti. Renzi ha cominciato avendo alle spalle 470 regolamenti da emanare prima ancora di aver varato una sola legge scritta dal suo governo.
• E allora?
Allora ecco i titoloni dei giornali di ieri. Ai quali qualcuno ha suggerito di andarsi a leggere quelle cinque righe dell’articolo 19bis, inserite secondo il sottosegretario Enrico Zanetti all’ultimo momento, e che potrebbero rappresentare il salvacondotto per il Grande Condannato. Prima di esaminarle, diciamo subito che Renzi ieri mattina, letti i giornali, ha mostrato di cadere dalle nuvole e ha bloccato tutto. Il comunicato di Palazzo Chigi (che segue una dichiarazione del premier «non credo sia così ma se così fosse sono pronto a bloccare la legge e cambiarla») dice che Renzi «ha chiesto questa mattina agli uffici di non procedere - per il momento - alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015» (questo è il termine perché il decreto attuativo in questione sia efficace, altrimenti bisogna ricominciare daccapo). Mostra di cadere dalle nuvole pure Berlusconi: «Non ne sapevo niente. E’ possibile che tutte le volte che c’è un provvedimento importante sul fisco, che riguarda milioni di italiani, qualcuno si senta obbligato a mettere in mezzo me?».
• Spieghiamo questo marchingegno diabolico.
Ma niente. L’articolo 19 bis del decreto delegato in questione stabilisce che se la tua evasione è inferiore al 3% del tuo reddito imponibile, sei fuori dal penale. Paghi una multa, anche salata, e basta. Quindi, per chi si trova in queste condizioni, niente legge Severino anti-corruzione, cioè non si viene più interdetti per sei anni dai pubblici uffici. L’evasione di Berlusconi raggiunge a malapena il 2 per cento del suo reddito. Quindi, bingo: se la norma passasse e fosse applicabile all’uomo di Arcore, l’ex Cav sarebbe fuori e potrebbe aspirare di nuovo – e da subito - alla presidenza del Consiglio. Ma è applicabile? I suoi avvocati dicono di no, parecchi dello schieramento avverso dicono di sì. Le parti, naturalmente, si rovesceranno appena la norma entrasse in vigore.
• Che trucco c’è, sotto?
Mi sono messo a fare il maligno e, partendo da questo episodio, ne ho dedotto che il prossimo presidente della Repubblica sarà Prodi, forse eletto addirittura al primo colpo. Stia a sentire: Prodi a Renzi sta bene (gli stava bene anche l’altra volta), ma come superare la diffidenza di Berlusconi? Intanto il Professore va a Mosca a parlare con Putin, mediatore molto influente ad Arcore. Ed esce infatti qualche dichiarazione berlusconiana possibilista. Poi Renzi gli fa sentire il profumo di una specie di perdono, con questo articolo 19bis. Solo il profumo, però: i giornali sono avvertiti, si indignano, e Renzi mostra di cadere a sua volta dalle nuvole con tutta la scena di ieri. Il 19bis non è soppresso, però, ma sarà riesaminato in un certo consiglio dei ministri che si svolgerà dopo le elezioni per il Quirinale. Se Berlusconi farà il bravo, ci sarà un regalino dentro l’uovo di Pasqua… L’elezione di Prodi si direbbe garantita: la sinistra Pd – che ha sempre detto di volere Prodi - non può dire di no. E nemmeno Berlusconi. Scopa!
• È troppo machiavellico.
Ieri al Tg5 Renzi ha detto: «Tutte le volte che si parla di fisco è naturale intrecciarsi con uno dei tanti processi a Berusconi. Noi non facciamo norme né ad né contra personam. Se si pensa che poi ci sia chissà quale scambio, non c’è problema: rimandiamo tutto a dopo le votazioni per il Quirinale e la fine dei servizi sociali di Berlusconi a Cesano Boscone. I professionisti del retropensiero avranno modo di ricredersi». Meraviglioso.
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