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 2015  gennaio 05 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA GRECIA BUTTA GIU’ LE BORSE


REPUBBLICA.IT
MILANO - Crollano Borse e petrolio, l’euro precipita e Piazza Affari stampa un calo del 5%. Sono molti gli elementi di tensione sui mercati internazionali a caratterizzare la ripresa degli scambi di inizio settimana.
L’incertezza in Grecia, dove è partita una campagna elettorale infiammata in vista delle elezioni del 25 gennaio prossimo, le aspettative per un’intervento della Bce con l’acquisto di titoli di Stato e il calo del greggio, che tocca i minimi dal 2009 sotto la soglia di 50 dollari, sono un mix che genera una corsa a vendere azioni. Piazza Affari recita il ruolo della più colpita tra le principali Borse europee, con un calo finale del 4,92%.
La moneta unica europea si deprezza sotto l’effetto combinato di due elementi: le possibili evoluzioni politiche ad Atene, con l’ascesa di Alexis Tsipras che potrebbe significare rimettere mano alla ristrutturazione del debito, e l’azione di Mario Draghi che potrebbe a breve stampare nuova moneta. La Commissione Ue prova a rintuzzare la criticità ellenica indicando, per bocca di un portavoce, che il trattato Ue dice che la partecipazione all’area euro "è irreversibile".
L’euro chiude a 1,1927 dollari dopo aver toccato un minimo da nove anni a 1,1880 dollari, e anche in questo caso pesa l’aspettativa che la Bce possa decidere l’acquisto di bond governativi. Piazza Affari, a Milano, amplia il ribasso con il procedere degli scambi. L’indice Ftse Mib avvia la giornata in calo di un punto percentuale, recupera la parità, quindi torna ad accentuare le perdite e chiude a -4,92% poco sopra 18mila punti con il tracollo del greggio e l’andamento in rosso di Wall Street. Tra i singoli titoli milanesi riescono a tenere Luxottica e il Monte dei Paschi, mentre perde di schianto (-8%) l’Eni. Il Cane a sei Zampe soffre il taglio del giudizio da parte di Citi: consiglio di "vendere" e target price sceso da 16,5 a 13 euro per le tensioni in Libia e il continuo calo delle quotazioni del greggio. Occhi anche su Fca, che a dicembre ha registrato una crescita delle vendite Usa del 20%. Lo spread tra Btp a 10 anni e analoghi Bund tedeschi risale sopra 130 punti base, con un rendimento all’1,85%.
Chiusura ampiamente negativa anche per gli altri indici europei: Londra perde il 2%, Parigi il 3,31% e Francoforte il 2,99%. Atene soffre particolarmente e cede in chiusura il 5,6%, ai minimi da novembre 2012. In termini di capitalizzazione, la giornata è costata 203 miliardi alle Borse europee nel loro complesso, 21 solo a Milano. Wall Street tratta in netto ribasso sul peso del crollo del greggio: alla chiusura degli indici europei, il Dow Jones perde l’1,5%, lo S&P500 lascia sul parterre l’1,3% e il Nasdaq lo 0,9%. L’indice Ism di New york si è attestato a dicembre a 70,8 punti da 62,4 punti in novembre. Il dato è migliore delle attese e il livello registrato per il mese è il più alto dall’ottobre del 2010.
La nuova pressione al ribasso sul petrolio ha fatto peggiorare sensibilmente, nel pomeriggio, gli scambi azionari: il greggio Wti, consegna a febbraio, è scivolato rapidamente ai nuovi minimi da inizio maggio 2009, passando momentaneamente sotto 50 dollari al barile (materie prime). Sorte simile per il petrolio del Mare del Nord, per la prima volta in cinque anni sotto l’asticella di 55 dollari al barile. Pesano gli eccessivi rifornimenti dei mercati, mentre la domanda è in calo; il greggio trascina giù anche il rublo russo, che scambia a quota 70 sull’euro. L’oro - bene rifugio per eccellenza - è invece in rialzo verso 1.200 dollari l’oncia.
L’agenda macroeconomica europea si è concentrata sui dati dell’inflazione tedesca: i prezzi rallentano a dicembre a +0,1% annuale contro il +0,6% di novembre e restano piatti sul mese precedente. Il dato è ai minimi dall’ottobre 2009 e sotto le attese degli analisti, che la indicavano a +0,2%. Ulteriori elementi che spingono a un intervento di Draghi, che ha recentemente speso parole importanti sul rischio di deflazione. Sempre in Germania, intanto, l’Istituto di Statistica Destatis ha mandato in archivio un anno record, il 2014, per l’occupazione: sono stati impiegati una media di 42.598 milioni di persone, 372.000 in più (+0,9%) rispetto all’anno precedente. Il numero dei disoccupati è diminuito di 77.000 persone (-3,5%) a 2,105 milioni per un tasso di disoccupazione al 4,7%. Cifre positive anche in Spagna, dove l’anno si è chiuso con circa 250mila disoccupati in meno anche se al livello "allarmante" di 4,45 milioni.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha terminato in perdita (-0,24%) gli scambi della prima seduta del 2015, scontando nel finale la risalita dello yen con le incertezze sulla crisi politica in Grecia. L’indice Nikkei ha portato a tre le sedute negative di fila cedendo 42,06 punti, a 17.408,71. L’economia nipponica registra però la crescita della vendita di auto, nel 2014, dello 0,8% rispetto all’anno precedente. Le vendite delle mini hanno invece segnato un balzo del 7,6%. Solida crescita per l’attività manifatturiera: l’indice Pmi è risultato stabile a quota 52, lo stesso livello di novembre, segnalando una continua crescita delle condizioni operative del settore. Sopra quota 50 punti, l’indice segnala espanasione economica.
In controtendenza nel panorama asiatico Shanghai (+3,5%), che continua a correre, trainato dai titoli energetici. A questo punto - se si guarda all’ultimo semestre - il rally della Piazza della Cina continentale supera i sessanta punti percentuali e la proietta ai massimi da cinque anni.

DAGOSPIA
1 - BORSA: MILANO CHIUDE IN VIOLENTO CALO, -4,9%
PIAZZA AFFARI BORSA MILANO PIAZZA AFFARI BORSA MILANO
(ANSA) - Seduta di fortissimo ribasso per la Borsa di Milano: l’indice Ftse Mib ha chiuso in calo del 4,92% a 18.188 punti sui minimi di giornata con Eni in perdita di oltre l’8% e forti scivoloni tra le banche (Unicredit -6,6%, Intesa -5,9%).
2 - BORSA: TEMPESTA SU BORSE EUROPEE
(ANSA) - Cedono ulteriormente le Borse europee in un clima di forte nervosismo, con Milano che perde il 4%, Madrid (-3,1%) e Parigi (-3%) le peggiori insieme ad Atene (-5%). Londra cerca di contenere la perdite con un calo inferiore al 2%. In Piazza Affari Eni e Unicredit sospese in asta di volatilità.
ENI LOGO ENI LOGO
3 - BORSA ATENE: IN CHIUSURA PERDE QUASI 6%, AUMENTA TENSIONE IN VISTA ELEZIONI
Radiocor - Si aggravano le perdite alla Borsa di Atene, dove in chiusura l’indice di riferimento cede il 5,70%. In un contesto di vendite che colpiscono l’intera Europa, sullo sfondo della nuova flessione del petrolio e dell’andamento in calo di Wall Street (Dj-1,3%), la Borsa greca risente in prima battuta della crescente tensione per l’approssimarsi delle elezioni politiche anticipate, fissate per il 25 gennaio.
LA BORSA DI ATENE LA BORSA DI ATENE
Dopo avere aperto in leggero calo, l’indice ha via via aumentato le perdite che si sono ampliate nel pomeriggio dopo l’apertura della Borsa Usa. Le elezioni anticipate sono state indette lo scorso 29 dicembre, dopo che il Parlamento greco non e’ riuscito ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica. I sondaggi continuano a dare in vantaggio Syriza, il partito della sinistra radicale anti-austerita’ guidato da Alexis Tsipras. Secondo una rilevazione pubblicata dal quotidiano domeni cale Elefteros Tipos, Syriza e’ in testa alle preferenze di voto con il 30,4% contro il 27,3% di Nea Demokratia del premier Antonis Samaras.
PETROLIO PETROLIO
4 - FISCO: EQUITALIA, IN 2014 RISCOSSI 7,4 MLD (+4%)
(ANSA) - Migliora nel 2014 il consuntivo delle riscossioni di Equitalia. Lo scorso anno, comunica la società, sono ammontate a 7,4 miliardi di euro, con un aumento del 4% rispetto al 2013.
5 - PETROLIO: SCENDE SOTTO 50 DLR A NEW YORK. PRIMA VOLTA DA 2009
RUBLI RUBLI
(ANSA) Petrolio: scende sotto 50 dlr a New York. Prima volta da 2009
6 - CAMBI: RUSSIA, RUBLO CEDE 6% SUL DOLLARO, SFIORA QUOTA 60
(ANSA) - Tornano le turbolenze sul rublo in questo inizio del 2015 dopo la tempesta che lo ha colpito a fine dello scorso anno. Di pari passo con il ribasso del petrolio la moneta russa cede oltre il 6% sfiorando quota 60 (59,4).

REPUBBLICA.IT
ATENE - Le elezioni parlamentari in Grecia si avvicinano e, con i sondaggi che danno la sinistra radicale di Syriza sempre in testa, cresce il timore di una possibile uscita di Atene dalla moneta unica. Per bloccare ogni speculazione in merito oggi è intervenuta la Commissione europea che, tramite un portavoce, ha ribadito che, in base ai trattati Ue, la partecipazione di un Paese all’area euro è "irreversibile". "L’euro c’è per restare e ha dato prova di resistenza" ha aggiunto la portavoce.
Il riferimento della Commissione Ue è all’articolo 140, paragrafo 3, del Trattato dell’Unione europea: per uscire dall’euro sarebbe prima necessaria una modifica del trattato, la cui procedura prevede l’unanimità dei paesi, l’approvazione del Parlamento e le successive ratifiche, dove previsto, da parte dei parlamenti nazionali. La rassicurazione della Ue non ha tranquillizzato i mercati: la borsa di Atene è crollata perdendo il 5,6% e trascinando al ribasso i principali listini europei.
Da Bruxelles arriva dunque un deciso stop alle voci alimentate nei giorni scorsi dal settimanel tedesco Der Spiegel secondo cui il governo tedesco sarebbe pronto a considerare la prospettiva di una "Grexit". Ieri era stato un portavoce di Angela Merkel a smentire le indiscrezioni circa un cambiamento della posizione del governo tedesco su una possibile uscita di Atene dall’euro. Concetto ribadito anche oggi dal governo di Berlino: "Il governo tedesco e i suoi partner lavorano per rafforzare l’eurozona nel suo insieme e per tutti i suoi membri, Grecia inclusa" ha detto Steffen Seibert, portavoce dell’esecutivo di Angela Merkel, aggiungendo: "Per fare questo bisogna andare avanti sulla strada seguita finora e sulle riforme". Seibert ha ricordato i progressi fatti dall’eurozona negli ultimi anni: "Un’unione bancaria, un fondo di salvataggio e la possibilità di ammorbidire l’effetto contagio". L’ipotesi di una "Grexit" è respinta anche dagli alleati di governo della Spd. E oggi anche il presidente francese Francois Hollande ha chiesto alla Grecia di rispettare i suoi impegni con la Troika. "I Greci - ha affermato Hollande alla radio - sono liberi di decidere il proprio destino. Tuttavia, ci sono certi impegni che sono stati presi e che vanno ovviamente rispettati".
"L’uscita della Grecia dall’euro non fa più paura" ha detto uno dei saggi economici tedeschi, Lars Feld, al quotidiano economico Handelsbaltt, sostenendo che l’euro resisterebbe e gli effetti sull’economia sarebbero "limitati" ma l’Italia rischierebbe un "contagio politico" . "I toni eurocritici potrebbero diventare di nuovo più forti", spiega. Ma a sconsigliare l’uscita della Grecia dall’euro ci sono anche ragioni economiche: secondo il gruppo dei liberali europei (Alde) la "Grexit" costerebbe miliardi di euro ai contribuenti europei.
Syriza in testa nei sondaggi. I sondaggi continuano a dare in testa Syriza, il partito della sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras. Secondo una rilevazione condotta dalla società Rass e pubblicata sul quotidiano domenicale Elefteros Tipos, Syriza si conferma in testa con il 30,4% contro il 27,3% di Nea Dimokratia del premier Antonis Samaras. Al terzo posto si trova il Partito Comunista di Grecia (Kke) con il 4,8%. Seguono To Potami ("Il Fiume", la nuova formazione politica di centro-sinistra fondato dal giornalista televisivo Stauros Theodorakis) con il 4,7%, il partito filo-nazista Chrysi Avghì (Alba Dorata) con il 3,8% e il Pasok (Partito Socialista) con il 3,5%.
Il sondaggio tuttavia ha messo in evidenza che la maggioranza dei greci, il 74,2% degli intervistati, preferirebbe comunque restare nell’euro. Alla domanda su chi sarebbe il miglior primo ministro al momento per la Grecia, il 41% ha risposto Samaras, contro il 33,4% che ha scelto Tsipras. La partita dunque è tutta da giocare ed è molto probabile che il partito di Tsipras, se anche dovesse avere più consensi degli altri, sarà costretto ad allearsi con formazioni che ritengono essenziale la permanenza nella zona euro. Le elezioni sono state convocate per il 25 gennaio dopo che è fallita anche la terza votazione in Parlamento per la scelta del presidente della Repubblica. Resta da capire anche quanti voti potrà prendere il nuovo partito dell’ex primo ministro Giorgos Papandreou che nei giorni scorsi ha lasciato il Pasok per fondare una nuova formazione politica, "Movimento per il cambiamento".